Carissima suora in Cristo dolce Ges. Io Catarina, serva e
schiava dei servi di Ges Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue
suo; con desiderio di vedervi fondata in vera e perfetta pazienza,
considerando me, che l'anima non pu piacere a Dio n stare nella sua
Grazia senza la virt della pazienza.
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Perch, ipso facto che ella impaziente, privata di Dio per
Grazia (perch limpazienza procede dall'amor proprio di s medesimo),
vestita della propria volont sensitiva; e l'amor proprio e la
propria sensualit non Dio. Adunque vedete, che l'anima, che
impaziente, privata di Dio.
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Impossibile , dice Cristo, che l'uomo possa servire a due
signori; perch s'egli serve all'uno, egli sar in contento
all'altro, perch sono contrari.
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Il mondo e Dio non hanno conformit insieme, e per sono tanto
contrari i servi del mondo ai servi di Dio. Colui che serve al
mondo, non si diletta d'altro, se non d'amare con la propria
sensualit e disordinato amore, delizie, ricchezze, stati, onore, e
signoria; le quali cose passano tutte come il vento, per che non
hanno in loro alcuna fermezza n stabilit.
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Appetisce la creatura con amore disordinato la lunga vita, e
ella breve; la sanit, e spesse volte ci conviene essere infermi. E
tanto la poca fermezza loro in ogni diletto e consolazione del
mondo, che di bisogno , ch'elle siano tolte a noi, o che noi siamo
tolti a loro.
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Onde alcuna volta permette Dio, che elle siano tolte a noi; e
questo quando noi perdiamo la sostanza temporale, o eziandio la
vita corporale di coloro che noi amiamo: o viene caso che noi
lasciamo loro, e questo quando Dio ci chiama di questa vita,
morendo corporalmente.
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Dico dunque, che per il disordinato amore che i servi del mondo
hanno posto a loro medesimi, col quale amore disordinato amano ogni
creatura e figliuoli e marito e fratelli e padre e madre, e tutti i
diletti del mondo; perdendoli, sostengono intollerabili pene, e
sono impazienti e incomportabili a loro medesimi.
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E non da meravigliarsene; per che tanto si perdono con dolore,
quanto l'affetto dell'anima le possiede con amore.
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Onde in questa vita gustano l'arra dell'inferno; in tanto che
se essi non si provvedono in riconoscere le colpe loro, e con vera
pazienza portare, considerando che Dio l'ha permesso per nostro
bene; giungono all'eterna dannazione.
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O quanto stolto, carissime suore e figliuole, colui che si d ad
amare questo miserabile signore del mondo, il quale non ha in s
alcuna fede; anco, pieno d'inganno: e ingannato rimane colui che se
ne fida!
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Egli mostra bello, ed egli sozzo; egli ci vuole mostrare che
egli sia fermo e stabile, ed egli si muta. Bene lo vediamo
manifestamente; per che oggi siamo ricchi, e domane poveri; oggi
signori, e domane vassalli; oggi vivi, e domane morti. Sicch
vediamo dunque, che non fermo.
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Questo parve che volesse dire quel glorioso di Paolo dicendo:
Abbiti cura a coloro che presumono di fidarsi di loro e del mondo;
per che quando tu credi bene stare, e tu vieni meno. E cos la
verit.
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Dobbiamo dunque levarci dall'amore e confidenza che abbiamo al
mondo, poich ci d tanto male di colpa e di pena da qualunque lato
noi ci voltiamo. Elle danno, dico, molestia e scandalo le cose del
mondo a chi le possiede fuori di Dio.
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In Dio dobbiamo amare ci che noi amiamo, e a gloria e lode del
nome suo.
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E non vorrei per, che voi credeste che Dio non volesse che noi
amassimo; per ch'egli vuole che noi amiamo, perch tutte le cose che
sono fatte da lui, sono degne d'essere amate; perch Dio, che somma
Bont, ha fatte tutte le cose buone, e non pu fare altro che
bene.
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Ma solo il non amarle con ordine secondo Dio, e con vera umilt,
riconoscendole da lui, quello che le fa cattive, ed male di colpa.
Questa colpa dunque, che una nostra disordinata volont, con la
quale noi amiamo, non degna d'essere amata; anco, degna d'odio e di
pena, perch non in Dio.
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Molto discordante veramente, questo misero signore del mondo,
da Dio. Dio vuole virt, e il mondo vizio; in Dio tutta pazienza, e
il mondo impaziente.
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In Cristo crocifisso, tutta clemenza ed fermo e stabile, che
mai non si muove, e le sue promesse non fallano mai, perch egli
vita e indi abbiamo la vita. Egli verit, per che egli mantiene la
promessa, ogni bene remunera, e ogni colpa punisce.
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Egli luce che ci d lume; egli nostra speranza, nostro
provveditore e nostra fortezza; e a chi si confida in lui, egli non
manca mai; perch tanto quanto l'anima si confida nel suo Creatore,
tanto provveduta.
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Egli toglie la debolezza, e fortifica il cuore del tribolato,
che con vera umilt e confidenza chiede laiuto suo, pur che noi
volgiamo l'occhio dell'intelletto con vero lume alla sua
inestimabile carit.
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Il qual lume acquisteremo nell'obietto del sangue di Cristo
crocifisso; perch senza il lume non potremo vedere quanto
miserabile cosa amare il mondo, n quanto bene e utilit amare e
temere Dio: perch, non vedendo, non si potrebbe amare chi degno
d'amore, n dispregiare il vizio e il peccato, che degno
d'odio.
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Ora a questo, dunque, dolce Signore, voglio che con vera
pazienza voi serviate. Voi avete provato quanto penosa la
servitudine del mondo, e con quanta pena vien tosto meno.
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Dunque accostatevi a Cristo crocifisso, e lui, cominciate a
servire con tutto il cuore e con tutta l'anima; e con vera pazienza
porterete la santa disciplina che egli v'ha posta non per odio, ma
per amore ch'egli ebbe alla salute dell'anima sua, alla quale ebbe
tanta misericordia, permettendo che morisse nel servizio della
santa Chiesa:
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che, essendo morto in altro modo, per i molti viluppi e
tenerezze del mondo e affanno degli amici e parenti (i quali spesse
volte sono impedimento della nostra salute) avrebbe avuto molto che
fare. Volendo dunque Dio, che l'amava di singolare amore,
provvedere alla salute sua, permise di condurlo a quel punto, il
quale fu dolce all'anima sua.
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E voi dovete esser amatrice pi dell'anima che del corpo; per
che il corpo mortale, ed cosa finita, e l'anima immortale e
infinita. Sicch dunque vedete che la somma Provvidenza ha
provveduto alla sua salute: e a voi ha provveduto di farvi portare
delle fatiche, per avere di che remunerarvi in vita eterna.
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Gi abbiamo detto che ogni bene remunerato, e ogni colpa punita,
cio ogni pena e tribolazione, che con pazienza si porta; e ogni
impazienza, mormorazione, e odio che abbiamo contro Dio e il
prossimo nostro e a noi medesimi; e anco ha voluto il dolce e buon
Ges, che conosciate che cosa il mondo, e quanto miserabile cosa a
farsi Dio dei figliuoli, o del marito, o dello stato, o d'alcuna
altra cosa.
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E se voi mi diceste: la fatica s grande, che io non la posso
portare; io vi rispondo, carissima suora, che la fatica piccola, e
si pu portare. Dico ch' piccola, per la piccolezza e brevit del
tempo; per che tanto grande la fatica quanto il tempo. Che, passati
che noi siamo di questa vita, sono finite le nostre fatiche.
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Il tempo nostro quanto ? Dicono i Santi, che egli quanto una
punta dago; che per altezza n per lunghezza non cavelle. E cos la
vita del corpo nostro: per che subito vien meno quando piace alla
divina Bont di trarci di questa vita.
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Dico ancora, che si pu portare; perch nessuno che le possa
togliere da s per alcuna impazienza. Onde assai dica: Io non posso
n voglio portare: che gli conviene pur portare. E il suo non volere
gli aggiunge fatica sopra fatica, con la sua propria volont; nella
quale volont sta ogni pena. Perch tanto grande la fatica, quanto la
volont la fa grande. Onde, toglimi la volont, ed tolta la
fatica.
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E con che si toglie questa volont? Con la memoria del sangue di
Cristo crocifisso.
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Questo sangue di tanto diletto che ogni amaritudine nella
memoria di questo sangue diventa dolce, e ogni gran peso diventa
leggiero: per che nel sangue di Cristo troviamo l'amore ineffabile
con che siamo amati da lui: perch per amore ci ha data la vita e ci
ha reso la Grazia, la quale noi per il peccato perdemmo.
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Nel sangue troviamo la larghezza della sua misericordia; e ine
si vede che Dio non vuole altro che il nostro bene. O sangue dolce,
che inebri l'anima! Egli quel sangue che d pazienza; egli ci veste
il vestimento nuziale col quale ci conviene entrare a vita
eterna.
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Questo il vestimento della carit, senza la quale saremmo
cacciati del convito di vita eterna. Veramente, carissima suora,
che nella memoria di questo sangue acquistiamo ogni diletto, e ogni
refrigerio in ogni nostra fatica e avversit.
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E per vi dissi che con la memoria del sangue di Cristo si
toglieva la volont sensitiva, la quale ci d impazienza; e ci veste
la detta memoria del sangue, della volont di Dio, dove l'anima
porta con tanta pazienza che in nessunaltra cosa che le avvenga si
pu turbare; ma si duole pi quando si sentisse dolore delle fatiche,
e ribellare alla volont di Dio, che non fa delle proprie
fatiche.
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E cos dovete far voi, e dolervi del sentimento vostro, che si
duole. E per questo modo mortificherete il vizio dell'ira e della
impazienza, e verrete a perfetta virt.
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E se voi considerate voi medesima, quante sono le pene che
Cristo ha portate con noi, e con quanto amore ve l'ha concesse,
solo perch siate santificata in lui; e quanto la fatica piccola per
la brevit del tempo, come detto ; e come ogni nostra fatica sar
remunerata; e quanto Dio buono, e che la sua bont non pu volere
altro che tutto a nostro bene;
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dico che ogni cosa, avendo questa santa considerazione, vi far
portare leggermente, e ogni tribolazione; con vero conoscimento dei
nostri difetti, che meritiamo ogni fatica; e della bont di Dio in
noi, dove noi troviamo tanta misericordia: perch per le nostre
colpe meriteremmo pena infinita; ed egli ci punisce con queste pene
finite e insieme si sconta il peccato e meritiamo vita eterna per
la grazia sua, chi serve lui portando con vera pazienza.
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Il quale di tanta benignit, che il servire a lui non essere
servo, ma regnare. E tutti li fa re, e signori liberi; per che li
ha tratti della servitudine del dimonio, e del perverso tiranno del
mondo, e della oscura sua servitudine.
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Ors dunque, carissime figliuole, poi che tanto amaro il servire
e amare di disordinato amore il mondo, le creature, e noi medesimi;
ed tanto dolce a servire e temere il dolce nostro Salvatore, signor
nostro naturale, che ci ha amati prima che noi fossimo, per la sua
infinita carit; non dunque da perdere pi il tempo.
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Ma con vero lume e viva fede, confidandoci che egli ci sovverr
a ogni nostro bisogno, lo serviamo con tutto il cuore e con tutto
l'affetto e con tutte le forze nostre, e con reale pazienza, la
quale piena di dolcezza.
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Questa virt sempre donna, sempre vince, e non mai vinta; perch
non si lascia signoreggiare n possedere dall'ira. Onde chi l'ha,
non vede morte eterna; ma in questa vita gusta l'arra di vita
eterna.
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E senz'essa stiamo nella morte, privati del bene della terra, e
del bene del cielo. E per dissi, vedendo tanto pericolo, e sentendo
che, per il caso occorso a voi, n'avevate bisogno acciocch non
perdeste il frutto delle vostre fatiche, dissi, e dico, che io
desideravo di vedervi fondata in vera e perfetta pazienza.
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E cos dovete fare, acciocch, quando sarete richiesta dalla
prima dolce Verit nell'ultimo punto della morte, possiate dire:
Signor mio, io ho corso, e consumata questa vita con fede e
speranza ch'io ebbi in te, portando con pazienza le fatiche che per
mio bene mi concedesti.
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Ora ti domando per grazia, per i meriti del sangue tuo, che tu
mi doni te, il quale sei vita senza morte, luce senza tenebre,
saziet senza alcun fastidio, e fame dilettevole senza alcuna pena;
pieno d'ogni bene in tanto che la lingua non lo pu dire; n il cuore
pensare, n l'occhio vedere quanto bene quello che tu hai
apparecchiato a me e agli altri, che sostengono volontariamente
ogni fatica per tuo amore.
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Io vi prometto, carissima suora, che facendo cos, Dio vi
rimetter ancora nella casa vostra temporale; e nell'ultimo
tornerete nella patria vostra Jerusalem, visione di pace: siccome
fece a Job, che, provato ch'ebbe la sua pazienza
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(avendo perduto ci che egli aveva, morti i figliuoli, e perduto
l'avere e toltogli la sanit, in tanto che le sue carni menavano
vermi, la moglie gli era rimasta per il suo stimolo, che sempre lo
tribolava; e in tutte queste cose Job non si lagna, ma dice: Dio me
le diede; e Dio me l'ha tolte; in ogni cosa sia glorificato il nome
suo);
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vedendo Dio tanta pazienza in Job, gli restitu d'ogni cosa il
doppio pi che non aveva, dandogli qui la sua Grazia, e nel fine la
vita eterna. Or cos fate voi.
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E non vi lasciate ingannare alla passione sensitiva, n al mondo
n al dimonio n a detto d'alcuna creatura. E guardatevi dall'odio
del cuore verso il prossimo vostro, perch la peggiore lebbra che
sia.
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L'odio fa nell'anima come colui che vuole uccidere il nemico
suo; il quale, volgendo la punta del coltello verso di lui, uccide
prima se medesimo, che egli uccida lui. Cos fa l'odio: perch prima
morta l'anima dal coltello dell'odio, che egli uccida lui.
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Spero nella bont di Dio che lo farete. E anco acci meglio lo
possiate fare, usate di confessarvi spesso, e di ritrovarvi
volentieri coi servi di Dio. E dilettatevi dell'orazione, dove
l'anima conosce meglio s e Dio.
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Bagnatevi nel sangue di Cristo crocifisso.
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Altro non dico. Permanete nella santa e dolce dilezione di
Dio.