Adam Tizzano Parte 2

8/13/2019 Adam Tizzano Parte 2

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PARTE SECONDA – LA TUTELA DEI DIRITTI

CAP. 1 – LA TUTELA GIUDIZIARIA NELL’AMBITO DELL’UNIONE.

CONSIDERAZIONI GENERALI

1. PREMESSA

LE FORME DI TUTELA APPRESTATE A LIVELLO COMUNITARIO SONO AMPIE E MOLTEPLICI E POSSONO

RITENERSI IDONEE A SODDISFARE LE ESIGENZE DI UN ORDINAMENTO IMPRONTATO AL PRINCIPIO DI

LEGALITÀ.

VA DEL RESTO RICORDATO CHE A SEGUITO DELL’ENTRATA IN VIGORE DEL TRATTATO DI MAASTRICHT

E DEL SUCCESSIVO TRATTATO DI AMSTERDAM, QUEL PRINCIPIO È STATO FORMALIZZATO IN UN TESTO

DI TRATTATO ED ADDIRITTURA FIGURA TRA I PRINCIPI FONDAMENTALI DELL’UNIONE EUROPEA; COSÌ

COME SONO AFFERMATI I PRINCIPI DI DEMOCRAZIA E DEL RISPETTO DEI DIRITTI FONDAMENTALI.

SIGNIFICATIVA INFINE È STATA ANCHE LA PROCLAMAZIONE DELLA CARTA DEI DIRITTI

FONDAMENTALI DELL’UNIONE EUROPEA.

NEL COMPLESSO LA SITUAZIONE NON PUÒ ANCORA DIRSI APPAGANTE. TALUNE LIMITAZIONI

PERSISTONO INFATTI TUTTORA A QUESTO RIGUARDO, AD ES. QUANTO ATTIENE AL RISPETTO DEI

PRINCIPI DI TRASPARENZA, DELLA TUTELA DEI DIRITTI DELLA DIFESA NELLE PROCEDURE

AMMINISTRATIVE.

DA QUESTO PUNTO DI VISTA, INSOMMA, LA COMUNITÀ NON RAZZOLA TANTO BENE QUANTO PREDICA.

È ANCHE VERO CHE ALCUNE UTILI INNOVAZIONI, ERANO STATE APPORTATE DAL TRATTATO

COSTITUZIONALE E SONO ORA RIPRESE DAL TRATTATO DI RIFORMA.

2. CENNI ALLA TUTELA NON GIUDIZIARIA. IL MEDIATORE EUROPEO.

DAL PUNTO DI VISTA DELL’ORDINAMENTO GIURIDICO COMUNITARIO, GLI STRUMENTI DI TUTELA NON

SI ESAURISCONO NELLE VIE GIUDIZIARIE; VE NE SONO INFATTI ALCUNI AZIONABILI IN ALTRO MODO.

VA SEGNALATA LA POSSIBILITÀ OFFERTA AI CITTADINI DI RIVOLGERE PETIZIONI AL PARLAMENTO

EUROPEO E, ANCHE DI PROVOCARE L’ISTITUZIONE DI UNA COMMISSIONE PARLAMENTARE

D’INCHIESTA. TALE POSSIBILITÀ, CONTEMPLATA DALL’ART 226 TFUE, AI SENSI DEL QUALE LA

COMMISSIONE D’INCHIESTA PUÒ ENTRO CERTI LIMITI ESAMINARE LE DENUNCE DI INFRAZIONE O DI

CATTIVA AMMINISTRAZIONE NELL’APPLICAZIONE DEL DIRITTO COMUNITARIO DA PARTE DELLE

ISTITUZIONI COMUNITARIE E DEGLI STATI MEMBRI.







PUÒ INOLTRE ESSERE UTILIZZATO IL RICORSO AL MEDIATORE ISTITUITO AI SENSI DELL’ART 195 CE A

SEGUITO DELLE APPOSITE INNOVAZIONI INTRODOTTE DAL TRATTATO DI MAASTRICHT. ANCHE TALE

ORGANO È COMPETENTE AD ESAMINARE DENUNCE DEL TIPO INDICATO, MA SOLO SE INDIRIZZATE NEI

CONFRONTI DELLE ISTITUZIONI COMUNITARIE.

IN PARTICOLARE, IL MEDIATORE, RICEVE LE DENUNCE PROVENIENTI DA QUALUNQUE SOGGETTO E

RIGUARDANTI CASI DI CATTIVA AMMINISTRAZIONE NON SOLO DELLE ISTITUZIONI MA DI QUALSIASI

ORGANO COMUNITARIO, E PURCHÈ ESSE NON RIGUARDINO CASI CHE FORMINO O ABBIANO FORMATO

OGGETTO DI PROCEDURE GIUDIZIARIE. SI TRATTA DI UN ORGANO LE CUI FUNZIONI MIRANO

ESSENZIALMENTE AD ACCERTARE CASI DI CATTIVA AMMINISTRAZIONE COMUNITARIA E AD

ASSICURARE ALL’INDIVIDUO UNA QUALCHE FORMA DI TUTELA.

PER QUANTO IL RUOLO DEL MEDIATORE SI SIA ACCRESCIUTO NELLA PRASSI E LE ISTITUZIONI TENDANO

A RISPONDERE POSITIVAMENTE AI SUOI RILIEVI, QUELLO CHE EGLI ASSICURA RESTA PUR SEMPRE UNA

TUTELA ATTENUATA. OVE ACCERTI UN CASO DI CATTIVA AMMINISTRAZIONE IL MEDIATORE PUÒ SOLO

CHIEDERE A QUEST’ULTIMA DI DARE UN PARERE SULLA DENUNCIA ENTRO TRE MESI.

SUCCESSIVAMENTE EGLI PUÒ INVIARE AL PARLAMENTO E ALL’ISTITUZIONE UNA RELAZIONE

CORREDATA DI RACCOMANDAZIONI.IL MEDIATORE PUÒ ORA CONTARE SU UN PUNTO DI RIFERIMENTO OGGETTIVO NEL C.D. CODICE

EUROPEO DI BUONA CONDOTTA AMMINISTRATIVA APPLICABILE A TUTTE LE AMMINISTRAZIONI E A

TUTTI I FUNZIONARI E AGENTI DELLE COMUNITÀ EUROPEE.

TRA GLI STRUMENTI NON GIURISDIZIONALI, PUÒ ESSERE UTILE SEGNALARE ANCHE LA POSSIBILITÀ DI

INDIRIZZARE UN RECLAMO ALLA COMMISSIONE EUROPEA PER DENUNCIARE LE VIOLAZIONI DEL

DIRITTO COMUNITARIO COMMESSE DA AUTORITÀ NAZIONALI.

3. LA TUTELA GIUDIZIARIA. L’ISTITUZIONE DI UN ORGANO GIUDIZIARIO AD

HOC. LA CORTE DI GIUSTIZIA. IN GENERALE

PIÙ EFFICACI SONO GLI STRUMENTI DI CARATTERE GIURISDIZIONALE, CHE FANNO LEVA SOPRATTUTTO

SULL’APPARATO GIUDIZIARIO DI CUI LA COMUNITÀ SI È DOTATA.

FIN DALLE ORIGINI LA COMUNITÀ PUÒ CONTARE SU UN AUTONOMO APPARATO IN GRADO DI

ASSICURARE L’ESERCIZIO DELLA FUNZIONE GIURISDIZIONALE NELL’AMBITO DELLO SPECIFICO

ORDINAMENTO E DI FARLO NELLE FORME E CON LA PIENEZZA DEI POTERI TIPICI DI TALE FUNZIONE NEI







CONFRONTI TANTO DELLE STESSE ISTITUZIONI E DEGLI STATI MEMBRI, QUANTO DEI SINGOLI

CITTADINI.

LA CREAZIONE DELLE CORTE DI GIUSTIZIA, DELLA CECA PRIMA, DELLE COMUNITÀ EUROPEE POI,

RAPPRESENTA UNO DEI PIÙ ORIGINALI E FELICI RISULTATI RAGGIUNTI DAI REDATTORI DEI TRATTATI

EUROPEI E CHE POCHE ALTRE ISTITUZIONI SI SONO IMPOSTE IN EGUAL MISURA ALL ’ATTENZIONE

GENERALE ED HANNO RIVELATO UN’ALTRETTANTO FORTUNATA VITALITÀ.

PER LA PRIMA VOLTA, IN UN ENTE INTERNAZIONALE, È STATO ASSICURATO L’ESERCIZIO DELLA

FUNZIONE GIURISDIZIONALE DA PARTE DI UN ORGANO AD HOC , CHE AFFERMA, LA PROPRIA

GIURISDIZIONE OBBLIGATORIA SULLE QUESTIONI RILEVANTI PER LA VITA DELL’ENTE MEDESIMO E CHE

PRESENTA TUTTO LE CARATTERISTICHE DI STRUTTURA E DI FUNZIONAMENTO DI UN VERO PROPRIO

ORGANO GIURISDIZIONALE.

GLI STESSI TRATTATI, STABILENDO CHE LA CORTE DI GIUSTIZIA ASSICURA IL RISPETTO DL DIRITTO

NELL’INTERPRETAZIONE E NELL’APPLICAZIONE DELLE LORO NORME RISPETTIVE, RIVELANO COME A

TALE ISTITUZIONE SI SIA INTESO ASSEGNARE UN COMPITO CHE ATTIENE MANIFESTAMENTE ALLE

FINALITÀ DELLA FUNZIONE GIURISDIZIONALE, CONSISTENTI NEL MANTENIMENTO E NELL’ATTUAZIONE

DELL’ORDINAMENTO GIURIDICO: UNA FUNZIONE IN CUI L’ORGANO ESPLICA LA PROPRIA AZIONE A

GARANZIA DEL SISTEMA GIURIDICO IN CUI OPERA, ATTRAVERSO IL CONTROLLO

SULL’INTERPRETAZIONE E SULL’APPLICAZIONE DELLE NORME DI TALE SISTEMA.

SONO PRESENTI IN AMBITO COMUNITARIO TUTTE LE CONDIZIONI VOLTE A RENDERE NECESSARIA UNA

SIMILE FUNZIONE E LA PRESENZA DI UN ORGANO DEPUTATO AD ESERCITARLA.

TUTTO CIÒ SPIEGA PERCHÉ NELLE COMUNITÀ EUROPEE SI SIA POTUTO E VOLUTO INSERIRE UN ORGANO

GIURISDIZIONALE; PERCHÉ ,ANZI, L’EDIFICIO COMUNITARIO SAREBBE ADDIRITTURA INCONCEPIBILE

SENZA L’ESISTENZA DELLA CORTE.OCCORREVA UN TRIBUNALE AD HOC CHE OPERASSE ESCLUSIVAMENTE PER LE COMUNITÀ ,

ASSICURANDO L’UNICITÀ DELLA FUNZIONE ALL’INTERNO DI ESSE. E CIÒ È STATO REALIZZATO

ATTRIBUENDO ALLA CORTE UN AMBITO D’AZIONE MOLTO AMPIO, CUI CORRISPONDE UNA

LIMITAZIONE, DELLA GIURISDIZIONE DEI TRIBUNALI INTERNAZIONALI E INTERNI SU MATERIE AD ESSI

TRADIZIONALMENTE RISERVATE.

CON RIFERIMENTO ALL’ATTIVITÀ DELLE COMUNITÀ EUROPEE INFATTI, LA FUNZIONE GIURISDIZIONALE

È MONOPOLIO ESCLUSIVO DELLA CORTE.







4. SEGUE. IL RUOLO DA ESSA SVOLTO. IL RAFFORZAMENTO DEL SISTEMA E

DELLE SUE GARANZIE

NEL CORSO DI QUESTI 50 ANNI, LA CORTE HA SVOLTO NELLO SVILUPPO DEL PROCESSO

D’INTEGRAZIONE EUROPEA UN RUOLO FONDAMENTALE. SI PUÒ DIRE CHE NESSUN’ALTRA ISTITUZIONE

COMUNITARIA ABBIA SVOLTO UN’AZIONE COSI DETERMINANTE NEL CONNOTARE LE CARATTERISTICHE

DEL SISTEMA GIURIDICO COMUNITARIO, NELL’IMPRIMERE ALL’EVOLUZIONE DI TAL SISTEMA E

NELL’INDIRIZZARLA IN MODO UNIVOCO IN DIREZIONE DEL PROCESSO D’INTEGRAZIONE.

SI PUÒ DIRE CHE IL RUOLO DELLA CORTE NON PUÒ ESSERE CONSIDERATO COME GIURISDIZIONALE , MA

HA AVUTO PER CERTI VERSI ADDIRITTURA CARATTERE STRUTTURALE, PERCHÉ HA INFLUITO SULLO

STESSO MODO DI ESSERE DELL’ORDINAMENTO COMUNITARIO..

IL SUO CONTRIBUTO SI È ESPRESSO CON RIGUARDO ALLA STESSA RICOSTRUZIONE DEL SISTEMA

GIURIDICO COMUNITARIO COME UN ORDINAMENTO GIURIDICO OMOGENEO E COMPIUTO, DATO CHE È

STATA APPUNTO LA CORTE A DARE AD ESSO ORGANICITÀ, COERENZA E SISTEMATICITÀ, RISPETTO

ALTRI ORGANI GIURIDICI.

IL SUO LAVORO SULLE DISPOSIZIONI DEI TRATTATI, HA VALORIZZATO TALI DISPOSIZIONI IN UN

QUADRO DI INSIEME CHE HA PERMESSO ALLA STESSA CORTE DI QUALIFICARE IL TRATTATO COME LA

CARTA COSTITUZIONALE DI UNA COMUNITÀ DI DIRITTO, NELLA QUALE TROVANO POSTO I PRINCIPI

FONDAMENTALI, QUALE QUELLO DI LIBERTÀ, DEMOCRAZIA, LEGALITÀ.

LA CORTE HA DATO SOSTANZA IMPONENDO A ISTITUZIONI E STATI MEMBRI L’OSSERVANZA DELLE

REGOLE COMUNI, MA ANCHE PRECISANDO E RAFFORZANDO LA PORTATA DI QUESTE ULTIME IN

FUNZIONE DELLE FINALITÀ DEL PROCESSO.

LO HA FATTO, AD ESEMPIO TRA L’UNIONE E GLI STATI MEMBRI CHE SALVAGUARDANO LA CORTE E LE

COMPETENZE INTERNE ALL’UNIONE, E CIOÈ IL RISPETTO DEGLI EQUILIBRI INTERISTITUZIONALI, CHE HAPERMESSO A CIASCUNA ISTITUZIONE DI FAR SALVE LE PROPRIE PREROGATIVE E DI RECUPERARE RUOLO

E RESPONSABILITÀ AD ESSE CONFERITE DAI TRATTATI.

BASTI PENSARE AI NOTISSIMI PRINCIPI DEL PRIMATO E DELL’EFFICACIA DIRETTA DEL DIRITTO

COMUNITARIO, CON TUTTE LE IMPLICAZIONI CHE TALI PRINCIPI COMPORTANO.

E INFINE, CON RIGUARDO ALLA TUTELA DELLE SITUAZIONI GIURIDICHE INDIVIDUALI FONDATE SUL

DIRITTO COMUNITARIO, ED IN PARTICOLARE ALLA TUTELA DEI DIRITTI DEI CITTADINI COMUNITARI.







5. SEGUE: LO SVILUPPO DEL DIRITTO DELL’UNIONE E LA SUA INTEGRAZIONE

CON GLI ORDINAMENTI NAZIONALI

LE ESPRESSIONI DEL RUOLO SVOLTO DALLA CORTE NON ESAURISCONO TUTTE LE IMPLICAZIONI CHE

L’AZIONE DEI GIUDICE COMUNITARIO, HA PRODOTTO SULLA CONFIGURAZIONE COMPLESSIVA DEL

SISTEMA IN CUI ESSO OPERA.

CHI VOLGA OGGI LO SGUARDO AI DIRITTI DEGLI STATI MEMBRI NON PUÒ NON RESTARE COLPITO

DALL’IMPATTO CHE IL DIRITTO COMUNITARIO HA ESERCITATO SUGLI STESSI; ESSI HANNO INFLUITO SU

ASPETTI ESSENZIALI DELLA LEGISLAZIONE DEGLI STATI MEMBRI DELL’UNIONE EUROPEA,

INVESTENDONE PRINCIPI FONDAMENTALI FINO A METTERE IN DISCUSSIONE SOLUZIONI E SITUAZIONI

CHE APPARIVANO, PER NECESSITÀ, PER CONVINZIONE , IMMODIFICABILI.

IMPORTANTI DISCIPLINE SONO COS’ CADUTE SOTTO L’IMPRESA DEL DIRITTO COMUNITARIO; COSÌ

COME PRINCIPI MATERIALI E INTERPRETATIVI HANNO MODIFICATO,INTEGRATO O SI SONO

SOVRAPPOSTI ALLA PRECEDENTE NORMATIVA NAZIONALE.

ORA TALE DIRITTO INCIDE PROFONDAMENTE NEI CONFRONTI DEI SISTEMI GIURIDICI NAZIONALE: E

CIOÈ DI AUTORITÀ CHE DISPONGONO DEGLI APPROPRIATI STRUMENTI PER CONTROLLARNE ED IMPORNE

IL RISPETTO.MA SOPRATTUTTO SI AVVALE DI MECCANISMI RISERVATI AD UN’ISTITUZIONE COME LA CORTE DI

GIUSTIZIA, LA CUI AZIONE ESPLICA NON SOLO SULLA COMPATTEZZA E LA COERENZA DEL CORPO

NORMATIVO MA ANCHE SULLA CAPACITÀ DI RESISTENZA RISPETTO AI SISTEMI NAZIONALI.

GRAZIE ALLA CORTE IL PROCESSO DI EUROPEIZZAZIONE DEI DIRITTI NAZIONALI NON SI SVILUPPA SOLO

ATTRAVERSO L’INCIDENZA DIRETTA DELLA NORMATIVA COMUNITARIA, MA ANCHE A QUELLA SORTA

DI CREAZIONE E DIFFUSIONE SPONTANEA DI PRINCIPI, METODI E PRASSI LEGALI CHE SI REALIZZA NEL

CONTESTO COMUNITARIO, METTENDO A CONFRONTO ED OBBLIGANDO ALLA CONVIVENZA E ALLARICERCA DELLA MASSIMA COMPATIBILITÀ RECIPROCA I VARI DIRITTI NAZIONALI.

TALE PROCESSO SI È TRADOTTO NELL’AFFERMAZIONE DI PRINCIPI COMUNI.

GRAZIE ALLA POSIZIONE SINGOLARE CHE I TRATTATI LE HANNO CONFERITO,LA CORTE HA POTUTO SIN

DALL’INIZIO ESERCITARE UN RUOLO DETERMINANTE SOTTO IL PROFILO CHE QUI INTERESSA , UN RUOLO

CHE PER GIUNTA È STATO IN CONCRETO SVOLTO SENZA ESITAZIONI E TALVOLTA PERFINO CON UNA

CERTA AUDACIA, MA LA CUI UTILITÀ NON È MAI STATA REALMENTE REVOCATA IN DUBBIO.







6. CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

NULLA DI IMPORTANTE







CAP. 2 – L’ORGANIZZAZIONE DELLA GIUSTIZIA DELL’UNIONE

1. ORIGINI E SVILUPPI

LA STORIA DELLA CORTE DI GIUSTIZIA È LEGATA AL PROCESSO DI INTEGRAZIONE EUROPEA . LA PRIMA

PREVISIONE DI UN ORGANO GIURISDIZIONALE RISALE AL TRATTATO ISTITUTIVO DELLA CECA. TALE

TRATTATO DEDICAVA L’INTERO CAPO IV ALLA CORTE DI GIUSTIZIA.

I TRATTATI DI ROMA SEGNARONO POI PER LA CORTE UNA TAPPA FONDAMENTALE; SI RIBADIVA LA

FUNZIONE ESSENZIALE DELL’ISTITUZIONE NELL’AMBITO DEL SISTEMA COMUNITARIO, DALL’ALTRO LE

SI ATTRIBUIVANO NUOVE COMPETENZE E SE NE PRECISAVANO ALTRE.

CON UN’APPOSITA CONVENZIONE RELATIVA A TALUNE ISTITUZIONI COMUNI ALLE COMUNITÀ

EUROPEE, SI ISTITUÌ UNA CORTE DI GIUSTIZIA UNICA, COMPOSTA E DESIGNATA CONFORMEMENTE ALLE

PERTINENTI NORME DEL TRATTATO CEE E DEL TRATTATO EURATOM, LA QUALE AVREBBE

ESERCITATO LE COMPETENZE ATTRIBUITE ALLE CORTI PREVISTE DA TALI TRATTATI ED AVREBBE

SOSTITUITO LA CORTE DI GIUSTIZIA DELLA CECA ESERCITANDONE LE RELATIVE COMPETENZE. SI

ARMONIZZAVANO ANCHE LE DISPOSIZIONI DEI TRE STATUTI DELLA CORTE ALLEGATI AI TRATTATI

ESISTENTI, CHE SONO RIMASTI DISTINTI FRA LORO FINO AL TRATTATO DI NIZZA.FIN DALL’INIZIO LA CORTE CECA È STATA RIMPIAZZATA DA UN’UNICA CORTE PER LE TRE COMUNITÀ,

REGOLATA DA UNA SERIE UNIFORME DI NORME SULL’ORGANIZZAZIONE E SULLA PROCEDURA; ESSA

NON SI ESTENDE ALLE COMPETENZE ATTRIBUITE ALL’ORGANO DAI SINGOLI TRATTATI, LE QUALI

RESTANO DIVERSE TRA LORO. NE DERIVA CHE L’ATTIVITÀ CHE LA CORTE UNICA SVOLGE, È

IMPUTABILE DI VOLTA IN VOLTA ALL’UNA O ALL’ALTRA COMUNITÀ, SECONDO CHE LA CORTE ABBIA

AGITO COME ORGANO DELL’UNA O DELL’ALTRA.

COSÌ SI È EVITATO DI APPESANTIRE LA STRUTTURA ISTITUZIONALE COMUNITARIA CON LA CREAZIONEDI TRE CORTI DI GIUSTIZIA, SI È EVITATO CHE IL COMPITO DI INTERPRETARE TRATTATI CHE

COSTITUIVANO UN COMPLESSO DI NORME CON FINALITÀ COMUNI.

ENTRATA IN FUNZIONE IL 7 OTTOBRE 1958, LA NUOVA CORTE DI GIUSTIZIA INIZIAVA LA PROPRIA

ATTIVITÀ A PARTIRE DALLA PUBBLICAZIONE DEL REGOLAMENTO DI PROCEDURA, E L’HA PROSEGUITA

A LUNGO TEMPO SENZA VARIAZIONI.

NEL 1989 TUTTAVIA LA CORTE È STATA AFFIANCATA DA UN NUOVO ORGANO , IL TRIBUNALE DI PRIMO

GRADO, CON COMPETENZA A GIUDICARE IN PRIMO GRADO UN NUMERO DI CASI ASSAI LIMITATO, MA

POI COL TEMPO AMPLIATO.







INOLTRE IL CONSIGLIO È STATO AUTORIZZATO AD AFFIANCARE AL TPI(TRIBUNALE DI PRIMO GRADO)

ORGANI GIURISDIZIONALI DI PRIMO GRADO COMPETENTI A CONOSCERE DI MATERIE SPECIFICHE.

2. GLI ORGANI: LA CORTE DI GIUSTIZIA

LE NORME RELATIVE ALLA COMPOSIZIONE, AL FUNZIONAMENTO E ALLE COMPETENZE DELLA STESSA

SI RIVENGONO, OLTRE CHE NEI TRATTATI ISTITUTIVI, NEL PROTOCOLLO SULLO STATUTO E NEL

REGOLAMENTO DI PROCEDURA STABILITO DALLA STESSA CORTE, MA DEVE ESSERE APPROVATO DAL

CONSIGLIO.

ATTUALMENTE LA CORTE È COMPOSTA DA UN GIUDICE PER OGNI STATO MEMBRO , ASSISTITI NELLO

SVOLGIMENTO DELLE LORO FUNZIONI DA 8 AVVOCATI GENERALI.

COMPITO DI QUEST’ULTIMI È DI PRESENTARE PUBBLICAMENTE CONCLUSIONI MOTIVATE SULLE CAUSE

CHE RICHIEDONO IL LORO INTERVENTO.

IN PRECEDENZA LE LORO CONCLUSIONI ERANO RICHIESTE IN TUTTI I PROCEDIMENTI; CON LA NUOVA

FORMULAZIONE INVECE VIENE ORA PREVISTO CHE OVE RITENGA CHE LA CAUSA NON SOLLEVI NUOVE

QUESTIONI DI DIRITTO, LA CORTE PUÒ DECIDERE CHE LA CAUSA SIA GIUDICATA SENZA CONCLUSIONI.

GLI

AG( AVVOCATI GENERALI

) ASSISTONO LA CORTE CON CONSULTAZIONI

, AUDIZIONI E PARERI IN

QUASI TUTTI I PASSAGGI DELLA PROCEDURA. ESSI RAPPRESENTANO UN ISTITUTO ASSAI PECULIARE

DEL SISTEMA GIURISDIZIONALE COMUNITARIO, ASSIMILABILE AL PROCURATORE GENERALE PRESSO LA

CORTE DI CASSAZIONE. LE LORO CONCLUSIONI NON COSTITUISCONO PARERI DI UN’AUTORITÀ

ESTRANEA ALLA CORTE DESTINATI AI GIUDICI O ALLE PARTI, MA L’OPINIONE DI UN MEMBRO

DELL’ISTITUZIONE. PER QUESTO MOTIVO ANCHE SE NON PARTECIPANO ALLA FASE DELIBERATIVA

DELLA SENTENZA, GLI AG CONCORRONO UGUALMENTE AL PROCESSO DI ELABORAZIONE DELLA

STESSA.

I GIUDICI E GLI AVVOCATI GENERALI SONO NOMINATI PER SEI ANNI DAI GOVERNI DEGLI STATI MEMBRI ,

TRA PERSONALITÀ CHE OFFRANO TUTTE LE GARANZIE DI INDIPENDENZA E CHE RIUNISCANO LE

CONDIZIONI RICHIESTE PER L’ESERCIZIO DELLE PIÙ ALTE FUNZIONI GIURISDIZIONALI.

L’INDIPENDENZA E LA CONTINUITÀ NELL’ESERCIZIO DELLE LORO FUNZIONI È ASSICURATA DA UNA

PRECISA DISCIPLINA CONTENUTA SIA NELLO STATUTO CHE NEL REGOLAMENTO DI PROCEDURA E

RIGUARDANTE L’IMMUNITÀ, LE INCOMPATIBILITÀ, L’INAMOVIBILITÀ, OLTRE CHE IL DOVERE DI

ASTENSIONE IN ALCUNI CASI DEI SUDDETTI MEMBRI. MA DI RECENTE LA CORTE SI È DOTATA DI UN

CODICE DI CONDOTTA.







IL PRESIDENTE DELLA CORTE È ELETTO FRA E DAI SOLI GIUDICI, DIRIGE LE ATTIVITÀ E GLI UFFICI

DELL’ISTITUZIONE, PRESIEDE LE UDIENZE E LE DELIBERAZIONI IN CAMERA DI CONSIGLIO,

DISTRIBUISCE LE CAUSE TRA I GIUDICI. SPETTA A LUI DECIDERE CIRCA L’ADOZIONE DELLE MISURE

PROVVISORIE E DI URGENZA PREVISTE DAL TRATTATO.

LA CORTE È ASSISTITA DA UN CANCELLIERE, DA ESSA NOMINATO, IL QUALE CURA LA GESTIONE

AMMINISTRATIVA E FINANZIARIA DELLA CORTE.

LA CORTE SI RIUNISCE NORMALMENTE IN SEZIONI E PUÒ ANCHE DECIDERE DI RIUNIRSI IN GRANDE

SEZIONE; È INVECE TENUTA A FARLO QUANDO LO RICHIEDONO UNO STATO MEMBRO O UN’ISTITUZIONE

DELLA COMUNITÀ CHE È PARTE IN CAUSA. SI RIUNISCE INVECE IN SEDUTA PLENARIA NEI CASI INDICATI

DALLO STESSO E OGNIQUALVOLTA REPUTI CHE UN GIUDIZIO PENDENTE DAVANTI AD ESSA RIVESTA

UN’IMPORTANZA ECCEZIONALE.

LA CORTE DELIBERA IN CAMERA DI CONSIGLIO SULLA BASE DEI VOTI ESPRESSI DALLA MAGGIORANZA

DEI GIUDICI.

3. SEGUE: IL TRIBUNALE

LA CORTE NON SVOLGE DA SOLA LA MISSIONE CHE LE È CONFERITA DAI TRATTATI

.

È IN PRIMO LUOGO

AFFIANCATA DAL TRIBUNALE DI PRIMO GRADO.

ISTITUITO NELL’INTENTO DI ASSICURARE ANCHE NELL’AMBITO DEL SISTEMA COMUNITARIO IL

PRINCIPIO DEL DOPPIO GRADO DI GIURISDIZIONE, IL TPI FU AUTORIZZATO INIZIALMENTE A GIUDICARE

IN PRIMO GRADO LE CONTROVERSIE D’IMPIEGO ED I RICORSI IN TEMA DI CONCORRENZA. IN BREVE

TEMPO, ESSO HA VISTO ALLARGARE DI MOLTO L’AMBITO DELLE PROPRIE COMPETENZE CHE SONO

STATE ANZITUTTO ESTESE A TUTTI I RICORSI INTRODOTTI DA PERSONE FISICHE O GIURIDICHE E POI A

TUTTI I RICORSI, QUALE CHE SIA QUINDI LA NATURA DEL RICORRENTE, AD ECCEZIONE DI QUELLI

ATTRIBUITI A UNA CAMERA GIURISDIZIONALE E DI QUELLI CHE LO STATUTO RISERVA ALLA CORTE DI

GIUSTIZIA.

INOLTRE LA COMPETENZA DEL TRIBUNALE DI PRIMO GRADO PUÒ ESSERE ESTESA PER MATERIE

SPECIFICHE ANCHE AI PROCEDIMENTI IN VIA PREGIUDIZIALE, FERMA RESTANDO LA POSSIBILITÀ DI

SOTTOPORRE AL RIESAME DELLA CORTE LE RELATIVE DECISIONI AL FINE DI GARANTIRE L’UNITÀ E LA

COERENZA DEL DIRITTO COMUNITARIO.

IL TRIBUNALE SI CARATTERIZZA ANZITUTTO PER ESSERE COMPOSTO DI SOLI GIUDICI, LA NOMINA DI

AVVOCATI GENERALI ESSENDO SOLO EVENTUALE E DECISA VOLTA PER VOLTA PER SINGOLE CAUSE, MA







EFFETTUATA SOLO AL’INIZIO IN QUALCHE RARA E DA MOLTO TEMPO NON RIPETUTA OCCASIONE ,

NONCHÉ PER AVERE UNA COMPOSIZIONE VARIABILE, NEL SENSO CHE IL NUMERO DEI GIUDICI È FISSATO

NON GIÀ NEL TRATTATO, MA NELLO STATUTO E QUINDI È PIÙ FACILMENTE MODIFICABILE. L’ULTIMA

FORMULAZIONE DEL TRATTATO HA PERÒ IMPOSTO UN NUMERO MINIMO DI ALMENO UN GIUDICE PER

STATO MEMBRO.

PER IL RESTO, LO STATUTO E IL REGIME DEI MEMBRI DEL TPI È QUASI IDENTICO A QUELLO DEI MEMBRI

DELLA CORTE; ANCHE IL TPI SI ORGANIZZA IN SEZIONI CHE ESSO STESSO CREA NEL PROPRIO SENO ;

DEVONO PERÒ ESSERE DECISI DALLA GRANDE SEZIONE O IN SEDUTA PLENARIA.

RECENTEMENTE POI IL CONSIGLIO HA AUTORIZZATO IL TRIBUNALE A STATUIRE NELLA PERSONA DI UN

GIUDICE UNICO, ED HA MODIFICATO DI CONSEGUENZA IL REGOLAMENTO DI PROCEDURA.

4. SEGUE: I TRIBUNALI SPECIALIZZATI. IL TRIBUNALE DELLA FUNZIONE

PUBBLICA

CON L’ART 225, IL TRATTATO DI NIZZA HA AUTORIZZATO IL CONSIGLIO AD ISTITUIRE DELLE CAMERE

GIURISDIZIONALI INCARICATE DI CONOSCERE IN PRIMO GRADO DI TALUNE CATEGORIE DI RICORSI IN

MATERIE SPECIFICATE

, FISSANDO LE REGOLE RELATIVE ALLA LORO COMPOSIZIONE E PRECISANDO LA

PORTATA DELLE LORO COMPETENZE. IL TRATTATO DI LISBONA HA CONFERMATO TALE DISCIPLINA

ANCHE SE HA RIDENOMINATO LE CAMERE GIURISDIZIONALI COME TRIBUNALI SPECIALIZZATI.

I TRIBUNALI SPECIALIZZATI SONO COMPOSTI DA MEMBRI, NOMINATI DAL CONSIGLIO SCELTI TRA

PERSONE CHE OFFRANO TUTTE LE GARANZIE DI INDIPENDENZA E POSSIEDANO LA CAPACITÀ PER

L’ESERCIZIO DI FUNZIONI GIURISDIZIONALI. I LORO PROVVEDIMENTI POTRANNO ESSERE OGGETTO DI

IMPUGNAZIONE PER I SOLI MOTIVI DI DIRITTO, O QUALORA LA DECISIONE DELL’ISTITUZIONE DELLA

CAMERA LO PREVEDA, DINANZI AL TRIBUNALE DI PRIMO GRADO.

LE CONSEGUENTI DECISIONI POSSONO A LORO VOLTA ESSERE ECCEZIONALMENTE OGGETTO DI UN

PARTICOLARE RICORSO, C.D. RIESAME INNANZI ALLA CORTE DI GIUSTIZIA ALLE CONDIZIONI ED ENTRO

I LIMITI PREVISTI DALLO STATUTO.

FINORA IL CONSIGLIO HA PROVVEDUTO AD ISTITUIRE SOLO IL TRIBUNALE DELLA FUNZIONE PUBBLICA

EUROPEA, COMPETENTE IN PRIMO GRADO A PRONUNCIARSI IN MERITO ALLE CONTROVERSIE TRA LE

COMUNITÀ E I SUOI AGENTI.







AI SENSI DELLA DECISIONE ISTITUTIVA, IL TFP È COMPOSTO DI SETTE GIUDICI, NOMINATI PER SEI ANNI

DAL CONSIGLIO, PREVIA CONSULTAZIONE DI UN COMITATO AH HOC. I GIUDICI DEL TFP SONO ANCH’ESSI

NOMINATI PER SEI ANNI.

5. LA PROCEDURA

LA PROCEDURA DAVANTI A QUESTI ORGANI SI SVOLGE SECONDO REGOLE COMUNI

DI REGOLA IL PROCEDIMENTO SI ARTICOLA IN DUE FASI, UN ASCRITTA E UNA ORALE ENTRO I TERMINI

PREFISSATI PER I VARI CASI DAI TESTI. IL RICORSO DEVE INDICARE IL NOME E IL DOMICILIO DEL

RICORRENTE, LA PARTE CONVENUTA, L’OGGETTO DELLA CONTROVERSIA E L’ESPOSIZIONE SOMMARIA

DEI MOTIVI DEDOTTI, LE CONCLUSIONI NONCHÉ I MEZZI DI PROVA CHE EVENTUALMENTE SI OFFRONO ;

ESSO DEVE ESSERE DI REGOLA REDATTO IN UNA DELLE LINGUE UFFICIALI DELLA COMUNITÀ ; TALE

LINGUA SARÀ LA LINGUA PROCESSUALE DI QUELLA CAUSA.

IL RICORSO È NOTIFICATO AL CONVENUTO, IL QUALE HA UN MESE DI TEMPO PER PRESENTARE UN

CONTRORICORSO, CUI L’ATTORE PUÒ ESSERE AUTORIZZATO A RISPONDERE CON UNA REPLICA, ALLA

QUALE IL CONVENUTO AVRÀ IL DIRITTO DI CONTROREPLICARE.

LE PARTI DEVONO ESSERE RAPPRESENTATE DA UN AGENTE NOMINATO AD HOC

, SE SI TRATTA DELLE

ISTITUZIONI COMUNITARIE O DEGLI STATI MEMBRI, DA UN AVVOCATO ABILITATO AL PATROCINIO.

IN QUESTA FASE È CONSENTITO AI TERZI DI CHIEDERE DI INTERVENIRE NELLA CAUSA.

GLI STATI MEMBRI E LE ISTITUZIONI COMUNITARIE INFATTI HANNO IL DIRITTO DI INTERVENIRE IN

TUTTE LE CAUSE. I SOGGETTI PRIVATI POSSONO FARLO INVECE SOLO SE DIMOSTRANO DI AVERE

INTERESSE ALLA SOLUZIONE DELLA CONTROVERSIA.

CONCLUSA LA FASE SCRITTA IL PRESIDENTE DEL COLLEGIO FISSA LA DATA DI APERTURA DELLA FASE

ORALE CHE SI SVOLGE IN PUBBLICA UDIENZA CON L’INTERVENTO DEGLI AGENTI, DEI CONSULENTI E

DEGLI AVVOCATI E DI TESTIMONI E PERITI.

IN UNA SUCCESSIVA UDIENZA, POI, VENGONO PRESENTATE LE CONCLUSIONI DELL’AVVOCATO

GENERALE.

DI RECENTE, I REGOLAMENTI DI PROCEDURA SONO STATI MODIFICATI PER INTRODURRE UNA C.D.

PROCEDURA ACCELERATA PER I CASI IN CUI LA PARTICOLARE URGENZA DELLA CAUSA RICHIEDA CHE

LA CORTE STATUISCA IL PIÙ RAPIDAMENTE POSSIBILE.







TALE PROCEDURA DEVE ESSERE RICHIESTA DA UNA DELLE PARTI CON SEPARATA ISTANZA, E SI

TRADUCE IN UNA LIMITAZIONE DEI PASSAGGI PROCESSUALI E SOPRATTUTTO IN UNA RIDUZIONE DEI

TEMPI DEGLI STESSI.

LE SENTENZE DELLA CORTE, HANNO FORZA OBBLIGATORIA DAL GIORNO DELLA PRONUNCIA; SE DEL

CASO ESSE POSSONO COSTITUIRE ANCHE TITOLO ESECUTIVO. INOLTRE LA CORTE PUÒ LIMITARNE GLI

EFFETTI NEL TEMPO.

LE SENTENZE NON SONO SOGGETTE AD IMPUGNAZIONE SE NON CON MEZZI STRAORDINARI.

QUANTO ALLE SENTENZE DEL TRIBUNALE, ESSE POSSONO ESSERE IMPUGNATE DINANZI ALLA CORTE DI

GIUSTIZIA DALLE PARTI PRINCIPALI O INTERVENUTE NEL TERMINE DI DUE MESI A DECORRERE DALLA

DATA DELLA NOTIFICA E SOLO PER MOTIVI DI DIRITTO. LA CORTE NON POTRÀ QUINDI RIESAMINARE LA

VALUTAZIONE DEI FATTI OPERATA DAL TPI SALVO CHE NON SI IMPUTI AL TRIBUNALE UNA

SNATURAMENTO DEGLI ELEMENTI DI PROVA.

INOLTRE LE PARTI NON POSSONO NE SOLLEVARE NUOVI MOTIVI NE RIPROPORRE LE QUESTIONI GIÀ

DECISE DAL TPI SE NON PER DENUNCIARE I PRESUNTI ERRORI.

LÌ EVENTUALE ACCOGLIMENTO DEL GRAVAME COMPORTA L’ANNULLAMENTO DEL PROVVEDIMENTO

DI PRIMO GRADO.LA CORTE PUÒ STATUIRE DEFINITIVAMENTE SULLA CONTROVERSIA QUALORA LO STATO DEGLI ATTI LO

CONSENTA OPPURE PUÒ RINVIARE LA CAUSA AL TRIBUNALE.

6. LE COMPETENZE. QUADRO COMPLESSIVO E CARATTERISTICHE DELLE

STESSE. LE LIMITAZIONI DI PORTATA GENERALE RELATIVE ALLA POLITICA

ESTERA E DI SICUREZZA COMUNE, E ALLO SPAZIO DI LIBERTÀ, SICUREZZA E

GIUSTIZIALE COMPETENZE SI AFFERMANO SU MATERIE E SU PIANI MOLTO DIVERSI. DA QUI L’ESTREMA

ETEROGENEITÀ DELLE LORO MANIFESTAZIONI CHE CONFERMA L’ORIGINALITÀ DELLA CORTE.

A DETERMINARE LA PARTICOLARE ARTICOLAZIONE DELLA GIURISDIZIONE DELLA CORTE

CONCORRONO UN INSIEME DI ELEMENTI CHE RIFLETTONO LE CARATTERISTICHE DEL SISTEMA

DELL’UNIONE.

VI È INNANZITUTTO UN ELEMENTO ESTERNO RAPPRESENTATO DALL’ESISTENZA DI TRE TRATTATI

ISTITUTIVI DI 3 COMUNITÀ CHE RIMANEVANO DISTINTE, E DALLA COMPLESSA ARTICOLAZIONE IN

PILASTRI CHE HA CARATTERIZZATO L’UNIONE EUROPEA A PARTIRE DAL TRATTATO DI MAASTRICHT.







DIVERSE INFATTI ERANO LE ATTRIBUZIONI DELLA CORTE IN RELAZIONE AI SINGOLI PILASTRI: NEL

PRIMO (QUELLO COMUNITARIO) LA GIURISDIZIONE DI ESERCITAVA CON PIENEZZA; NEGLI ALTRI DUE

(PESC E COOPERAZIONE GIUDIZIARIA E DI POLIZIA IN MATERIA PENALE), ESSA ERA ASSENTE O

INCONTRAVA DEI LIMITI.

CON IL TRATTATO DI LISBONA E LA SOPPRESSIONE DEI PILASTRI , LA GIURISDIZIONE DELLA CORTE SI È

ESTESA A TUTTE LE MATERIE CON ALCUNE LIMITAZIONI PER QUANTO ATTIENE AL SETTORE DELLA

POLITICA ESTERA E DI SICUREZZA COMUNE; PER ESAMINARE LA VALIDITÀ E LA PROPORZIONALITÀ DI

OPERAZIONI CONDOTTE DALLA POLIZIA O DA ALTRI SERVIZI INCARICATI DELL’APPLICAZIONE DELLA

LEGGE DI UNO STATO MEMBRO O L’ESERCIZIO DELLE RESPONSABILITÀ INCOMBENTI AGLI STATI

MEMBRI PER IL MANTENIMENTO DELL’ORDINE PUBBLICO E LA SALVAGUARDIA DELLA SICUREZZA

INTERNA.

LA GIURISDIZIONE DELLA CORTE È QUANTO MAI AMPIA E DIFFERENZIATA DATO CHE CONCERNE UNA

VASTA CATEGORIA DI SOGGETTI LA CUI POSIZIONE PROCESSUALE È REGOLATA IN MODO DIVERSO SIN

IN GENERALE CHE RISPETTO ALLE SINGOLE IPOTESI DI GIURISDIZIONE.

7. SEGUE: SINTESI DELLE COMPETENZEQUANTO ALLE COMPETENZE DI NATURA GIURISDIZIONALE, ESSE SONO DI REGOLA DI TIPO

CONTENZIOSO (MA IN UN CASO DI GRANDE IMPORTANZA LA CORTE SI TROVA AD ESERCITARE ANCHE

UNA COMPETENZA NON CONTENZIOSA: COMPETENZA PREGIUDIZIALE).

SI POSSONO DISTINGUERE IN TALE AMBITO LE SEGUENTI ATTRIBUZIONI DELLA CORTE:

• LA GIURISDIZIONE SULLE QUESTIONI CHE OPPONGONO L’UNIONE AI SUOI STATI MEMBRI O

QUESTI FRA LORO IN ORDINE ALL’INTERPRETAZIONE E ALL’APPLICAZIONE DEI TRATTATI.

ATTRAVERSO TALE COMPETENZA SI CONCRETIZZA QUELLA FUNZIONE DELLA CORTE DI

GARANTIRE SUL PIANO GIURISDIZIONALE IL CONTROLLO DELL’OSSERVANZA DEL DIRITTO

DELL’UNIONE DA PARTE DEGLI STATI MEMBRI

• LA GIURISDIZIONE SUI COMPORTAMENTI DELLE ISTITUZIONI DELL’UNIONE CHE CONCERNE

VARI CASI IN CUI LA CORTE ESERCITA IL SUO SINDACATO SU TALI COMPORTAMENTI

CONTROLLANDO LA LEGITTIMITÀ SIA DEGLI ATTI DELLE ISTITUZIONI SIA DEI COMPORTAMENTI

OMISSIVI DELLE STESSE NONCHÉ A DETERMINATE CONDIZIONI LA LICEITÀ DEGLI UNI E DEGLI

ALTRI AL FINE DI ACCERTARE L’EVENTUALE RESPONSABILITÀ EXTRACONTRATTUALE







DELL’UNIONE IN RELAZIONE AI DANNI PROVOCATI DAI SUOI ORGANI NELL’ESERCIZIO DELLE

FUNZIONI ISTITUZIONALI.







CAP. 3 – I GIUDIZI SUI COMPORTAMENTI DEGLI STATI MEMBRI

1. PREMESSA

TRA LE IPOTESI DI COMPETENZA, QUELLA CHE ATTIENE AL CONTROLLO SUI COMPORTAMENTI DEGLI

STATI MEMBRI ASSUME UN RILIEVO PARTICOLARE, DATO CHE ATTIENE AL CONTROLLO

DELL’OSSERVANZA DEI TRATTATI DA PARTE DI QUEGLI STATI.

È QUINDI FONDAMENTALE ESPRIMERE LA POSIZIONE DI ASSOLUTO RISPETTO DEI TRATTATI; QUESTI

ULTIMI SI SONO PREOCCUPATI DI PREDISPORRE, PER LE CONTROVERSIE CHE POTESSERO INSORGERE IN

MATERIA, UNA DISCIPLINA VOLTA DA UN LATO AD IMPORRE LA SOLUZIONE DI QUELLE CONTROVERSIA

NELL’AMBITO DEL SISTEMA, DALL’ALTRO, AD ISTITUIRE A TAL FINE APPOSITI MECCANISMI,

CARATTERIZZATI DAL RUOLO ATTIVO E PENETRANTE DELLE STESSE ISTITUZIONI COMUNITARIE . SI È

QUINDI PREVISTO L’OBBLIGO DEGLI STATI MEMBRI DI RISOLVERE EVENTUALI CONTROVERSIE

SULL’INTERPRETAZIONE E SULL’APPLICAZIONE DEI TRATTATI NEL QUADRO E SECONDO LE PROCEDURE

PREVISTE DAL SISTEMA.

2. A. I RICORSI DELLA COMMISSIONE PER INADEMPIMENTO DEGLI OBBLIGHIINCOMBENTI AGLI STATI MEMBRI, I PRESUPPOSTI GENERALI. LA NOZIONE DI

INADEMPIMENTO

L’IPOTESI CHE ASSUME MAGGIOR RILIEVO RIGUARDA LE AZIONI PROMOSSE DALLA COMMISSIONE

EUROPEA CONTRO GLI STATI MEMBRI PER INADEMPIMENTO DEGLI OBBLIGHI; LE MEDESIME AZIONI

POSSONO ESSERE PROMOSSE ANCHE DAGLI STATI MEMBRI.

È GRAZIE ALL’INIZIATIVA DELL’ESECUTIVO COMUNITARIO CHE LA PROCEDURA IN QUESTIONE VIENE

ATTIVATA, DATO CHE LA FUNZIONE DI CONTROLLO SUL RISPETTO DEI TRATTATI RIENTRA PROPRIO TRA

I PRINCIPALI COMPITI DI QUELLA ISTITUZIONE.

PIÙ RARI SONO I CASI IN CUI L’INIZIATIVA È ASSUNTA DAGLI STESSI STATI MEMBRI.

OGGETTO DELLE PROCEDURE È L’ACCERTAMENTO DELLA SUSSISTENZA DI UN INADEMPIMENTO DA

PARTE DEGLI STATI MEMBRI DEGLI OBBLIGHI LORO DERIVANTI DAL DIRITTO COMUNITARIO; CIÒ

CONFERISCE ALLO STATO UNA RESPONSABILITÀ CHE HA CARATTERE ASSOLUTO; AD ESSA LO STATO

PUÒ SOTTRARSI SOLO IN CASO DI DIFFICOLTÀ INSORMONTABILI PROVOCATE DA CAUSE DI FORZA

MAGGIORE E PER IL PERIODO STRETTAMENTE NECESSARIO AD UN’AMMINISTRAZIONE DILIGENTE PER

PORVI RIMEDIO.







PER CONTRO UNO STATO PUÒ INVOCARE NORME O PRASSI DEL PROPRIO ORDINAMENTO INTERNO O

DIFFICOLTÀ CHE SI VERIFICHINO IN QUELL’ORDINAMENTO PER GIUSTIFICARE UN EVENTUALE

INADEMPIMENTO. DEL PARI, LO STATO, NON PUÒ INVOCARE UN’INFRAZIONE COMPIUTA DA UN ALTRO

STATO MEMBRO PER GIUSTIFICARE MISURE INCOMPATIBILI.

PER QUANTO RILEVA AI PRESENTI FINI, GLI OBBLIGHI INCOMBENTI AGLI STATI MEMBRI SONO QUELLI

ENUNCIATI DAI TRATTATI ISTITUTIVI; MA SI DEVE RITENERE CHE VI RIENTRI ANCHE IL RISPETTO DEI

DIRITTI FONDAMENTALI GARANTITI DALLA CONVENZIONE DI ROMA SULLA SALVAGUARDIA DI QUEI

DIRITTI E RISULTANTI DALLE TRADIZIONI COSTITUZIONALI COMUNI DEGLI STATI MEMBRI.

L’INADEMPIMENTO PUÒ CONCRETIZZARSI TANTO IN UN’AZIONE QUANTO IN UN’OMISSIONE. ASSAI

FREQUENTI SONO LE PROCEDURE D’INFRAZIONE PER LA MANCATA TRASPOSIZIONE DELLE DIRETTIVE

COMUNITARIE.

PERCHÉ SI POSSA ESCLUDERE L’INFRAZIONE OCCORRE CHE IL RISPETTO DEGLI OBBLIGHI COMUNITARI

SIA ASSICURATO DAGLI STATI NON GIÀ SU UN PIANO FORMALE, MA IN TERMINI DI EFFETTIVITÀ.

UN COMPORTAMENTO IN CONTRASTO CON LE ESIGENZE DEL DIRITTO COMUNITARIO PUÒ ESSERE DI PER

SÉ IDONEO A COSTITUIRE UN INADEMPIMENTO. NE CONSEGUE CHE DISPOSIZIONI LEGISLATIVE,

REGOLAMENTARI O AMMINISTRATIVE NAZIONALI NON VANNO VALUTATE PER SE MA TENENDO CONTO

ANCHE DELL’INTERPRETAZIONE CHE NE DANNO I GIUDICI NAZIONALI IN SEDE DI CONCRETA

APPLICAZIONE.

L’INADEMPIMENTO PUÒ ESSERE CONTESTATO ANCHE SE È SOLO PARZIALE, PURCHÈ SIA ATTUALE;

DEVE CIOÈ SUSSISTERE NEL MOMENTO IN CUI È CONTESTATO.

3. LA PROCEDURA: LA FASE PRECONTENZIOSA

IN CONSIDERAZIONE DELL’IMPORTANZA DELLA MATERIA E DELL’ESIGENZA DI CONTEMPERARE GLI

OPPOSTI INTERESSI IN CAMPO, IL TRATTATO CE STABILISCE UNA DISCIPLINA DELLE VARIE FASI DELLA

PROCEDURA DI ACCERTAMENTO DELLA VIOLAZIONE COMMESSA. TALE PROCEDURA SI ARTICOLA IN

DUE PASSAGGI: UNA FASE PRECONTENZIOSA NELLE MANI DELLA COMMISSIONE, ESSENDO LA SOLA A

POTER CONTESTARE L’INADEMPIMENTO, E UNA FASE DI NATURA GIUDIZIARIA NELLA QUALE ENTRA IN

SCENA LA CORTE CUI SPETTERÀ ACCERTARE L’EFFETTIVA SUSSISTENZA DELL’ILLECITO E

PRONUNCIARSI QUINDI SUL COMPORTAMENTO DELLO STATO.

LA PRIMA FASE RIFLETTE IL COMPITO DELLA COMMISSIONE DI VIGILARE SULL’OSSERVANZA DEGLI

OBBLIGHI ASSUNTI DAGLI STATI MEMBRI E QUINDI ANCHE DI CONTESTARNE LA VIOLAZIONE.







LA CONTESTAZIONE FORMALE ALLO STATO È SUBORDINATA AD UN GIUDIZIO DISCREZIONALE DELLA

COMMISSIONE A CUI SPETTA LA VALUTAZIONE DELLA CONSISTENZA, DELLA CONTINUITÀ E LE

CONSEGUENZE DEL COMPORTAMENTO ILLECITO.

POTRÀ QUINDI VERIFICARSI CHE LA COMMISSIONE RITENGA ECCESSIVA O INTEMPESTIVO AVVIARE

QUELLA PROCEDURA; È SUFFICIENTE CHE LA COMMISSIONE REPUTI SUSSISTERE L’INADEMPIMENTO

SENZA PORRE ALCUNA ALTRA CONDIZIONE.

LA COMMISSIONE NON PUÒ POI ESSERE OBBLIGATA AD AVVIARE LA PROCEDURA IN DISCORSO, NE DA

PARTE DI UN ALTRO STATO NE DA PARTE DI PRIVATI INTERESSATI . QUESTI ULTIMI POSSONO CERTO

DENUNCIARE LE VIOLAZIONI E CHIEDERE L’AVVIO DI UNA PROCEDURA DI INFRAZIONE. DISCENDE

DALLA DISCREZIONALITÀ RICONOSCIUTA IN MATERIA ALLA COMMISSIONE CHE ESSA PUÒ AVVIARE LA

PROCEDURA ANCHE A DISTANZA DI MOLTO TEMPO DA QUANDO L’INADEMPIMENTO LE È STATO

DENUNCIATO. E QUESTO VALE ANCHE PER QUANTO RIGUARDA LA DURATA DELLA FASE

PRECONTENZIOSA, CON L’AVVERTENZA CHE IL POTERE DELLA COMMISSIONE NON PUÒ ESSERE

ESERCITATO IN MODO IRRAGIONEVOLE O TALE DA PREGIUDICARE I DIRITTI DI DIFESA DELLO STATO.

OVE DECIDA DI CONTESTARE L’ILLECITO, LA COMMISSIONE AVVIA LA FASE PRECONTENZIOSA, CHE SI

ARTICOLA A SUA VOLTA IN DUE FASI: QUELLA DELLA C.D. LETTERA DI MESSA IN MORA E QUELLA DEL

PARERE MOTIVATO.

CON LA PRIMA COMUNICA ALLO STATO INTERESSATO L’APERTURA DELLA PROCEDURA E LO METTE IN

CONDIZIONE DI PRESENTARE LE PROPRIE OSSERVAZIONI ENTRO UN TERMINE FISSATO DALLA STESSA

COMMISSIONE.

IN REALTÀ, PRIMA DELL’INVIO DELLA DIFFIDA, CHIEDE SPIEGAZIONI ALLO STATO

SULL’INADEMPIMENTO CHE ESSA RITIENE SUSSISTERE. SOLO SE INSODDISFATTA L’ESECUTIVO INVIA

LA LETTERA DI MESSA IN MORA; È NEL CORSO DI QUESTA FASE CHE SI PRECISANO LE VARIE POSIZIONI , LA POSIZIONE PER LO STATO DI PRESENTARE LE PROPRIE OSSERVAZIONI COSTITUISCE UNA GARANZIA

FONDAMENTALE.

EMERGE DUNQUE CHE LA MESSA IN MORA NON È SOTTOPOSTA A PARTICOLARI REQUISITI FORMALI.

QUESTA TUTTAVIA DEVE ALMENO CONTENERE L’ESPLICITO RIFERIMENTO ALLA VIOLAZIONE

CONTESTATA E GLI ELEMENTI NECESSARI ALLA PREPARAZIONE DELLA DIFESA DELLO STATO.

LO STATO MEMBRO NON È TENUTO A REAGIRE ALLA LETTERA DI MESSA IN MORA; LA COMMISSIONE

EMETTERÀ UN PARERE MOTIVATO CON IL QUALE PRECISA LA PROPRIA POSIZIONE E SOLLECITA LO

STATO A POR FINE AL COMPORTAMENTO CONTESTATO.







4. SEGUE: LA FASE GIUDIZIARIA

SE, DOPO LA DECORRENZA DEL TERMINE LO STATO MEMBRO NON SI CONFORMA AL PARERE MOTIVATO

DELLA COMMISSIONE, QUESTA PUÒ ADIRE LA CORTE.

LA DECISIONE SUL SE E QUANDO INTRODURRE IL RICORSO RIENTRA NELLA DISCREZIONALITÀ DELLA

COMMISSIONE. ANCHE IL GIUDIZIO SUL PUNTO SE LO STATO SI SIA CONFORMATO O MENO AL PARERE , È

RIMESSO ALLA COMMISSIONE LA QUALE DECIDE LIBERAMENTE SE PRESENTARE O MENO IL RICORSO

GIURISDIZIONALE.

SI PUÒ QUINDI OSSERVARE CHE IL RICORSO DELLA COMMISSIONE SARÀ RICEVIBILE SE È STATA SVOLTA

CORRETTAMENTE ED ESAURIENTEMENTE LA FASE PRECONTENZIOSA, SE VI È COINCIDENZA TRA LE

CENSURE MOSSE ALLO STATO E QUELLE INVOCATE NEL RICORSO GIURISDIZIONALE, SE È DECORSO

INUTILMENTE IL TERMINE FISSATO NEL PARERE MOTIVATO.

IL RICORSO POTRÀ ESSERE ACCOLTO SE LA COMMISSIONE PROVI LA SUSSISTENZA

DELL’INADEMPIMENTO CONTESTATO.

LA FONDATEZZA DEL RICORSO, COSÌ COME L’INTERESSE DELLA COMMISSIONE A RICORRERE,

VENGONO MENO IN PRINCIPIO SOLO SE L’ADEMPIMENTO È INTERVENUTO ENTRO IL TERMINE FISSATO

DAL PARERE. OVE ESSO INTERVENISSE SUCCESSIVAMENTE, LA COMMISSIONE MANTERREBBE PUR

SEMPRE UN INTERESSE ALL’ACCERTAMENTO GIUDIZIALE DELL’ILLECITO E POTREBBE QUINDI

INSISTERE NEL RICORSO PER OTTENERE CHE SIA CONOSCIUTO CHE UNO STATO MEMBRO HA MANCATO

A UNO DEGLI OBBLIGHI AD ESSO INCOMBENTI IN VIRTÙ DEL TRATTATO.

QUANTO INFINE ALLA DISCIPLINA PROCESSUALE L’ART 40 DELLO STATUTO DELLA CORTE, PRECLUDE

ALLE PERSONE FISICHE E GIURIDICHE DI INTERVENIRE NELLE CONTROVERSIE FRA STATI MEMBRI , FRA

ISTITUZIONI DELLE COMUNITÀ OVVERO FRA STATI MEMBRI DA UNA PARTE E ISTITUZIONI DELLE

COMUNITÀ DALL’ALTRA.INOLTRE VA SEGNALATO CHE LA CORTE PUÒ ADOTTARE PROVVEDIMENTI URGENTI ANCHE NEI GIUDIZI

IN ESAME, E QUINDI, AD ESEMPIO, ORDINARE LA SOSPENSIONE DELL’APPLICAZIONE DI UNA

NORMATIVA O DI UNA PRASSI NAZIONALE.

5. SEGUE: LA PRONUNCIA DELLA CORTE ED I SUOI EFFETTI. I RICORSI PER

INOSSERVANZA DELLA STESSA

OVE ACCERTI L’INADEMPIMENTO, LA CORTE PRONUNCIA UNA SENTENZA DI CONDANNA, SI LIMITA AD

ACCERTARE L’ESISTENZA DELL’INADEMPIMENTO ED IN CIÒ ESAURISCE LA SUA FUNZIONE.







È VERO CHE LO STATO È TENUTO A PRENDERE I PROVVEDIMENTI NECESSARI PER L’ESECUZIONE DELLA

SENTENZA.

SPETTERÀ QUINDI ALLO STATO DECIDERE LE MISURE E LE MODALITÀ DELL’ADEMPIMENTO, E CIÒ IN

COERENZA CON LA PECULIARITÀ DEI GIUDIZI IN ESAME.

DATA LA DISCONTINUITÀ TUTTORA ESISTENTE TRA ORDINAMENTO COMUNITARIO ED ORDINAMENTO

DEGLI STATI MEMBRI, LA CORTE, NON HA IL POTERE DI INGERIRSI DIRETTAMENTE NELLA

LEGISLAZIONE E L’AMMINISTRAZIONE DEGLI STATI MEMBRI E QUINDI NON PUÒ ANNULLARE O

ABROGARE LEGGI INTERNE DI UNO STATO MEMBRO OD ATTI AMMINISTRATIVI DEI SUOI ORGANI . VIGE

PERÒ PER LE AUTORITÀ NAZIONALI COMPETENTI L’ASSOLUTO DIVIETO DI APPLICARE UNA

DISPOSIZIONE NAZIONALE DICHIARATA INCOMPATIBILE COL TRATTATO E L’OBBLIGO DI ADOTTARE

TUTTI I PROVVEDIMENTI NECESSARI PER AGEVOLARE LA PIENA EFFICACIA DEL DIRITTO COMUNITARIO.

DESTINATARIO DELL’OBBLIGO DI OSSERVARE LA SENTENZA È LO STATO NELLA SUA UNITÀ E NON I

SINGOLI ORGANI CHE ABBIANO ESPLICATO L’ATTIVITÀ RITENUTA ILLECITA DALLA CORTE.

LA LIBERTÀ DEGLI STATI MEMBRI NELLA SCELTA DEI MEZZI NON ATTENUA LA RIGIDITÀ DELL ’OBBLIGO

INCOMBENT AI MEDESIMI DI ASSICURARE CON EFFETTO IMMEDIATO LA PIENA OSSERVANZA DELLA

SENTENZA. NEL CASO CHE CIÒ NON AVVENISSE LA COMMISSIONE POTREBBE PRESENTARE UN NUOVO

RICORSO ALLA CORTE PER L’INADEMPIMENTO DI TALE OBBLIGO

IL TRATTATO DI MAASTRICHT HA APPORTATO IMPORTANTI MODIFICHE ALL’ART 228, INSERENDOVI UN

NUOVO COMMA CHE ATTRIBUISCE ALLA COMMISSIONE IL POTERE DI RICORRERE NUOVAMENTE ALLA

CORTE CONTRO LO STATO DOPPIAMENTE INADEMPIENTE, MA QUESTA VOLTA PER CHIEDERLE DI

IMPORRE A SUO CARICO UNA SOMMA FORFETTARIA O UNA PENALITÀ DI CUI LA STESSA COMMISSIONE

PROPONE L’IMPORTO IN FUNZIONE DELLE CIRCOSTANZE.

IL TRATTATO DI LISBONA HA SOPPRESSO IL PASSAGGIO DEL PARERE MOTIVATO SICCHÈ ALLACOMMISSIONE INCOMBE SOLO L’OBBLIGO DI METTERE LO STATO IN CONDIZIONE DI PRESENTARE LE

PROPRIE OSSERVAZIONI E POI PUÒ DIRETTAMENTE INVESTIRE LA CORTE PER CHIEDERE L’IMPOSIZIONE

DELLE MISURE PECUNIARIE; ED HA AGGIUNTO UNA SPECIFICA DISCIPLINA PER LE IPOTESI IN CUI

INADEMPIMENTO RIGUARDI LA MANCATA COMUNICAZIONE DEI PROVVEDIMENTI NAZIONALI DI

TRASPOSIZIONE DI UNA DIRETTIVA ADOTTATA SECONDO LE PROCEDURA LEGISLATIVA.







6. B. LE CONTROVERSIE TRA STATI MEMBRI. IN GENERALE

LA PROCEDURA DESCRITTA PUÒ ESSERE ATTIVATA ANCHE DA UNO STATO MEMBRO PER DENUNCIARE

ALLA CORTE UNA VIOLAZIONE DEL DIRITTO COMUNITARIO DA PARTE DI UN ALTRO STATO MEMBRO.

SI È GIÀ DETTO PIÙ VOLTE CHE I TRATTATI SI SONO PREOCCUPATI DI PREDISPORRE , PER LE DIVERSE

QUESTIONI CHE FOSSERO INSORTE NEL SISTEMA COMUNITARIO, UN MODO DI SOLUZIONE GIUDIZIARIO O

COMUNQUE INTERNO AL SISTEMA STESSO, ONDE RENDERE QUEST’ULTIMO EFFETTIVAMENTE

FUNZIONALE, AUTOSUFFICIENTE E TENDENZIALMENTE COMPLETO SOTTO OGNI PROFILO. IN TALE

PROSPETTIVA ESSI HANNO IMPOSTO AGLI STATI MEMBRI L’OBBLIGO DI NON SOTTOPORRE LE LORO

CONTROVERSIE SULL’INTERPRETAZIONE E SULL’APPLICAZIONE DEI TRATTATI AD UN MODO DI

REGOLAMENTO DIVERSO DA QUELLI PREVISTI DAI TRATTATI MEDESIMI, E DI NON VALERSI QUINDI A

TAL FINE DI ALTRI TESTI CHE EVENTUALMENTE LI VINCOLASSERO O POTREBBERO VINCOLARLI A

RISOLVERE QUELLE CONTROVERSIE MEDIANTE ALTRI PROCEDIMENTI GIUDIZIARI E NON.

IL RICORSO AL GIUDICE COMUNITARIO RAPPRESENTA UNO DEI MEZZI PIÙ RILEVANTI OFFERTI PER LA

SOLUZIONE DELLE CONTROVERSIE TRA STATI MEMBRI NELL’AMBITO DEL SISTEMA. TALE

GIURISDIZIONE HA CARATTERE OBBLIGATORIO SOLO PER QUELLE CONTROVERSIE RELATIVE

ALL’INADEMPIMENTO DEI TRATTATI DA PARTE DI UNO STATO MEMBRO . NEGLI ALTRI CASI, GLI STATI

DOVRANNO EVITARE IL RICORSO A MODI DI SOLUZIONE DELLA CONTROVERSIA NON PREVISTI DAL

SISTEMA. PER LE RESTANTI CONTROVERSIE I TRATTATI UGUALMENTE ISTITUISCONO LA GIURISDIZIONE

DELLA CORTE; QUEST’ULTIMA HA UNA PORTATA TALMENTE AMPIA DA TRASCENDERE L’AMBITO

DELLE CONTROVERSIE SULL’INTERPRETAZIONE E SULL’APPLICAZIONE DEI TRATTATI.

QUEL CHE VA SOTTOLINEATO È CHE PER LE CONTROVERSIE GIURIDICHE IL DIVIETO IMPOSTO AGLI

STATI MEMBRI DI RICORRERE A MODI DI SOLUZIONE DELLA CONTROVERSIA AL DI FUORI DEL SISTEMA

COMUNITARIO, È ASSOLUTO.

7. IN PARTICOLARE: 1. I RICORSI DI INADEMPIMENTO PROMOSSI DA UN ALTRO

STATO MEMBRO; 2. LE CONTROVERSIE CONNESSE CON L’OGGETTO DEL

TRATTATO

PASSIAMO ORA AD ESAMINARE LA GIURISDIZIONE DELLA CORTE DISTINGUENDO TRA I CASI IN CUI ESSA

È OBBLIGATORIA E QUELLI IN CUI È INVECE SOLO FACOLTATIVA.

LA PRIMA IPOTESI È LA PIÙ IMPORTANTE. QUI LA GIURISDIZIONE DELLA CORTE HA AD OGGETTO LE

QUESTIONI RELATIVE ALL’INOSSERVANZA DEI TRATTATI DA PARTE DEGLI STATI MEMBRI. ANCHE QUI







SI SVOLGE UNA FASE PRECONTENZIOSA CHE SEGUE UNO SCHEMA MOLTO SIMILE A QUELLA DELLE

PROCEDURE D’INFRAZIONE PROMOSSE DALLA COMMISSIONE. QUEST’ULTIMA PARTECIPA ALLA

SOLUZIONE DELLE CONTROVERSIE TRA GLI STATI MEMBRI. IN EFFETTI, LO STATO CHE INTENDA

PROMUOVERE UN’AZIONE CONTRO UN ALTRO STATO MEMBRO PER VIOLAZIONE DEL DIRITTO

COMUNITARIO, PRIMA DI POTER RICORRERE ALLA CORTE DEVE DI REGOLA RIVOLGERSI ALLA

COMMISSIONE. QUEST’ULTIMA VIENE COS’ INVESTITA DEL COMPITO DI ESPERIRE I NECESSARI

TENTATIVI PERCHÉ IL CONFLITTO FRA GLI STATI SI CHIARISCA E SI RISOLVA SENZA L’INTERVENTO

DELLA CORTE. IN TAL MODO, ESSA POTRÀ SVOLGERE UN RUOLO ESSENZIALE PER CONCILIARE LE

CONTRASTANTI POSIZIONI DEGLI STATI.

IL CARATTERE COMUNITARIO DELLE PROCEDURE IN ESAME È ANCHE TESTIMONIATO DALLA

PARTICOLARE POSIZIONE DEGLI STATI MEMBRI NELL’AMBITO DELLE STESSE. PER L’AVVIO DI TALI

PROCEDURE UNA LESIONE DI UN PROPRIO INTERESSE MATERIALE: LA LEGITIMATIO AD CAUSAM GLI

DERIVA DALLA SUA POSIZIONE DI STATO MEMBRO DELLE COMUNITÀ. CIÒ CONFERMA CHE LE

CONTROVERSIE IN QUESTIONE NON HANNO UNA VERA NATURA DI CONTROVERSIE INTERNAZIONALI,

MA RESTANO INTERNE AL SISTEMA COMUNITARIO; DALL’ALTRO CONSENTE AGLI STATI MEMBRI DI

RICORRERE DIRETTAMENTE AD ASSICURARE IL RISPETTO DEI TRATTATI.LA PROCEDURA IN ESAME È AVVIATA DA UNA DOMANDA DELLO STATO DENUNCIANTE ALLA

COMMISSIONE. IN ESSA, LO STATO NON PUÒ LIMITARSI AD UNA GENERICA DENUNCIA, MA DEVE

ESPRESSAMENTE PRECISARE DI VOLER DARE INIZIO ALLA PROCEDURA, INDICANDO, I MOTIVI SU CUI

ESSA BASA LE PROPRIE CONTESTAZIONI. RICEVUTA LA DOMANDA, LA COMMISSIONE DEVE DARNE

COMUNICAZIONE ALLO STATO E DEVE ISTITUIRE UN CONTRADDITTORIO NEL QUALE ENTRAMBI SONO

MESSI IN GRADO DI PRESENTARE LE LORO OSSERVAZIONI SCRITTE E ORALE.

AL TERMINE DEL CONTRADDITTORIO LA COMMISSIONE EMETTE UN PARERE CON IL QUALE ESPRIME ILPROPRIO GIUDIZIO SULLA DOMANDA RIVOLTALE DALLO STATO CHE HA INIZIATO LA PROCEDURA. IL

PARERE DEVE ALTRESÌ CONTENERE L’ILLUSTRAZIONE DEI FATTI E L’ESPOSIZIONE DELLE QUESTIONI DI

DIRITTO CHE VENGONO IN RILIEVO. IL GIUDIZIO IN ESSO ESPRESSO POTRÀ ESSERE: INTERLOCUTORIO,

SE ESSA NON RITIENE SUFFICIENTEMENTE PROVATE LE AFFERMAZIONI DELLO STATO, FAVOREVOLE

ALLE TESI DELLO STATO ACCUSATO, O INFINE, CONFORME ALLE PRETESE DELLO STATO CHE HA

AVVIATO LA PROCEDURA.







NEI PRIMI DUE CASI A TALE ULTIMO STATO NON È PRECLUSA IN PRINCIPIO LA VIA DEL RICORSO ALLA

CORTE OVE ESSO NON CONCORDI SUL GIUDIZIO DELLA COMMISSIONE. CIÒ IN RAGIONE DELLA NATURA

NON VINCOLANTE DEL PARERE.

NEL CASO IN CUI INVECE, LA COMMISSIONE ACCOLGA LA TESI DELLO STATO, IL PARERE AVRÀ

CONTENUTO ANALOGO A QUELLO PREVISTO DALL’ART 226. CON ESSO QUINDI SI CONSTATERÀ

L’ILLECITO DELLO STATO CHIAMATO IN CAUSA E LO SI INVITERÀ A PRENDERE GLI OPPORTUNI

PROVVEDIMENTI ENTRO UN CERTO TERMINE.

L’OBBLIGO DEGLI STATI MEMBRI DI RISOLVERE LE PROPRIE CONTROVERSIE NELL’AMBITO DEL

SISTEMA È LIMITATO ALLE QUESTIONI CONCERNENTI L’INTERPRETAZIONE E L’APPLICAZIONE DEL

DIRITTO COMUNITARIO. PER QUELLE DI NATURA POLITICA NON HANNO RITENUTO NECESSARIO

IMPORRE UN SIFFATTO OBBLIGO E TANTO MENO ATTRIBUIRE GIURISDIZIONE ESCLUSIVA E

OBBLIGATORIA PER FAVORIRE LA SOLUZIONE DI OGNI QUESTIONE. HANNO ALTRESÌ PREVISTO LA

POSSIBILITÀ CHE ALLA CORTE VENISSERO SOTTOPOSTE CONTROVERSIE SOLTANTO CONNESSE CON

L’OGGETTO DEI TRATTATI; IL CHE CONSENTE DI ISTITUIRE LA GIURISDIZIONE DELLA CORTE ANCHE AL

DI LA DELLE CONTROVERSIE RELATIVE ALL’INTERPRETAZIONE E ALL’APPLICAZIONE DEI TRATTATI.

QUANTO ALL’OGGETTO GLI STATI MEMBRI POSSONO SOTTOPORRE ALLA CORTE TUTTE LE

CONTROVERSIE CHE RILEVINO ANCHE SOLO INDIRETTAMENTE RISPETTO ALLE SINGOLE FATTISPECIE

DISCIPLINATE DAI TRATTATI PURCHÈ PRESENTINO CON ESSI UN COLLEGAMENTO OBBIETTIVO.

NON È ESCLUSO COMUNQUE CHE SORGANO DUBBI SULL’EFFETTIVO COLLEGAMENTO DI SINGOLE

CONTROVERSIE CON L’OGGETTO DEI TRATTATI.







CAP. 4 – IL CONTROLLO SUI COMPORTAMENTI DELLE ISTITUZIONI

DELL’UNIONE

1. INTRODUZIONE

OLTRE CHE SUI COMPORTAMENTI DEGLI STATI MEMBRI, LA CORTE ESERCITA UN CONTROLLO

GIURISDIZIONALE SUI COMPORTAMENTI DEGLI ORGANI COMUNITARI, ESTESO A TUTTE LE

MANIFESTAZIONI CHE ASSUME LA LORO ATTIVITÀ NEL GOVERNO DELLE ORGANIZZAZIONI EUROPEE.

DETTO CONTROLLO ASSUME UNA POSIZIONE DI RILIEVO E COSTITUISCE FORSE LA PIÙ EFFICACE

ESPRESSIONE DEL PRINCIPIO SECONDO CUI LA COMMISSIONE È UNA COMUNITÀ DI DIRITTO E IL

CONTROLLO SUL RISPETTO DEL PRINCIPIO DI LEGALITÀ È COMPITO ESSENZIALE DEL SUO ORGANO

GIURISDIZIONALE.

LA SUA VALUTAZIONE, PERCIÒ, NON RILEVA PER LA CONSIDERAZIONE COMPLESSIVA DEL FENOMENO

GIURISDIZIONALE NELLE COMUNITÀ, MA APPARE DECISIVA PER OGNI GIUDIZIO DI FONDO CHE VOGLIA

DARSI DEL SISTEMA IN GENERALE.

SOTTO QUESTO PROFILO LA COMPETENZA VA AL DI LA DEI MODELLI DI CONTENZIOSO

AMMINISTRATIVO FAMILIARI AL GIURISTA CONTINENTALE.IN QUESTO MODO I REDATTORI HANNO POTUTO AFFERMARE ANCHE IN AMBITO COMUNITARIO I

PRINCIPI E GLI STRUMENTI DI TUTELA CHE SOSTANZIANO LA STESSA NATURA DELLO STATO DI DIRITTO .

IL MODELLO TENUTO MAGGIORMENTE PRESENTE È STATO IL CONTENZIOSO AMMINISTRATIVO DEL

DIRITTO FRANCESE.

ALLA CORTE SPETTA POI LA COMPETENZA A CONTROLLARE LA LEGITTIMITÀ DI QUEI COMPORTAMENTI,

DALLA SUA MANIFESTAZIONE PIÙ IMPORTANTE, CIOÈ IL SINDACATO SUGLI ATTI DELLE ISTITUZIONI,

DISTINGUENDO TRA LE IPOTESI IN CUI TALE SINDACATO PUÒ ESSERE OPERATO IN FORMA DIRETTA EQUELLE IN CUI ESSO È ESERCITATO IN VIA INCIDENTALE.

A TALE ESAME SEGUIRÀ LO STUDIO DELLA PECULIARE COMPETENZA DELLA CORTE A CONTROLLARE I

COMPORTAMENTI OMISSIVI DEGLI ORGANI COMUNITARI; SUCCESSIVAMENTE SI PASSERÀ AD

ILLUSTRARE LA COMPETENZA DELLA CORTE A GIUDICARE LA LICEITÀ DEI COMPORTAMENTI IN

QUESTIONE E QUINDI LE AZIONI INTRODOTTE PER OTTENERE I DANNI PROVOCATI DALLE ISTITUZIONI.







I. I RICORSI DI ANNULLAMENTO

2. PREMESSA

DELLE VARIE IPOTESI DI GIURISDIZIONE QUELLA RELATIVA AL CONTROLLO SULLA LEGITTIMITÀ DEGLI

ATTI COMUNITARI È LA PIÙ IMPORTANTE.

L’ART 276 TFUE COSTITUISCE LA DISPOSIZIONE CENTRALE DELLA MATERIA ED È STATA QUINDI A

GIUSTO TITOLO OGGETTO DI UN’AMPIA ELABORAZIONE DOTTRINALE E GIURISPRUDENZIALE. ESSA

ATTRIBUISCE AGLI STATI MEMBRI E ALLE ISTITUZIONI COMUNITARIE E AI SOGGETTI PRIVATI , IL

DIRITTO DI RICORRERE ALLA CORTE PER MOTIVI DI LEGITTIMITÀ CONTRO GLI ATTI DELLE ISTITUZIONI

MEDESIME AL FINE DI CHIEDERNE L’ANNULLAMENTO.

LA COMPETENZA A GIUDICARE SU TALI RICORSI È DEVOLUTA ALLA COMPETENZA DEL TRIBUNALE DI

PRIMO GRADO.

3. LA LEGITTIMAZIONE PASSIVA

OGGETTO DEL GIUDIZIO SONO I COMPORTAMENTI DELLE ISTITUZIONI COMUNITARIE. SOLO

QUEST’ULTIME POSSONO ESSERE CONVENUTE IN GIUDIZIO, MENTRE NON POSSONO ESSERLO LE

AUTORITÀ NAZIONALI. IN PASSATO LA LEGITTIMAZIONE PASSIVA ERA LIMITATA AL CONSIGLIO E ALLA

COMMISSIONE. IN SEGUITO LA DISPOSIZIONE È STATA MODIFICATA NEL SENSO DI SOTTOPORRE AL

CONTROLLO DELLA CORTE GLI ATTI EMANATI CONGIUNTAMENTE DAL PARLAMENTO EUROPEO E DAL

CONSIGLIO CON LA C.D. PROCEDURA DI CODECISIONE E QUELLI AUTONOMAMENTE ADOTTATI DAL

CONSIGLIO, DALLA COMMISSIONE O DALLA BCE.

4. GLI ATTI IMPUGNABILISONO IMPUGNABILI GLI ATTI DELLE INDICATE ISTITUZIONI CHE NON SIANO RACCOMANDAZIONI E

PARERI CON DEGLI ATTI DEL PARLAMENTO EUROPEO CHE NON SIANO DESTINATI A PRODURRE EFFETTI

GIURIDICI NEI CONFRONTI DEI TERZI.

I TESTI NON CONSENTONO ALLE SUE ISTITUZIONI DI PERSEGUIRE LA REALIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI

STATUTARI UTILIZZANDO GLI STRUMENTI DECISIONALI VOLTA A VOLTA PIÙ OPPORTUNI E CONFORMI

ALLA PORTATA ED AL LIVELLO DELL’AZIONE PRESCELTA.

ESSI IMPONGONO CHE QUELL’AZIONE SIA CANALIZZATA ALL’INTERNO DI SPECIFICI ATTI TIPICI

ESPRESSAMENTE INDICATI DA APPOSITE NORME E DALLE STESSE DEFINITE NEI LORO CARATTERI. AL







CONTROLLO DELLA CORTE VENGONO PERCIÒ SOTTOPOSTI SOLO GLI ATTI CHE RIENTRANO IN QUELLE

CATEGORIE MENZIONATE DAI TRATTATI.

PER LA SOLUZIONE BASTEREBBE QUINDI INDIVIDUARE QUALI TIPI DI ATTI SONO CONSIDERATI

IMPUGNABILI E VERIFICARE POI IN CONCRETO SE UN DETERMINATO PROVVEDIMENTO SIA AD ESSI

RICONDUCIBILE.

IN CONCRETO PERÒ UNA SIMILE VERIFICA NON È SEMPRE AGEVOLE , DATA LA DISCIPLINA ADOTTATA IN

MATERIA DAI TRATTATI. IN EFFETTI, QUESTI HANNO EVITATO DI FISSARE CON PARTICOLARE

PRECISIONE LE CARATTERISTICHE FORMALI E SOSTANZIALI DI OGNI TIPO DI ATTI IN MODO DA

CONSENTIRE DI RICONDURVI CON SICUREZZA I SINGOLI COMPORTAMENTI RILEVANTI IN CONCRETO.

CON IL RISULTATO CHE, ANCHE DOPO AVER ACCERTATO QUALI TIPI DI ATTI SONO DESIGNATI COME

IMPUGNABILI DAI TRATTATI, PUÒ RESTARE ANCORA IN PIEDI IL PROBLEMA DI INQUADRARE LO

SPECIFICO COMPORTAMENTO RILEVANTE IN UNA DI QUELLE TIPOLOGIE.

MA PRIMA ANCORA SI PONE DI ACCERTARE SE SI SIA O MENO IN PRESENZA DI UN ATTO IMPUGNABILE.

LA CORTE SI TROVA SPESSO NELLA NECESSITÀ DI RISOLVERE DUBBI TANTO SULL’IMPUGNABILITÀ DEI

COMPORTAMENTI AD ESSA DENUNZIATI, QUANTO SULLA QUALIFICAZIONE DEGLI STESSI.

DI FRONTE ALLA DIFFICOLTÀ CHE INCONTRAVA LA CORTE HA INNANZITUTTO SANCITO CHE AI FINI DEL

CONTROLLO GIURISDIZIONALE NON RILEVANO NE LA FORMA CON CUI UN PROVVEDIMENTO SI

PRESENTA ESTERNAMENTE NE LA DENOMINAZIONE UFFICIALE CHE RECA, E QUINDI SE ESSO SI

QUALIFICHI COME REGOLAMENTO, O ANCORA SE SI PRESENTI NELLE VESTI DI UN ATTO ATIPICO . CIÒ

CHE DEVE INTERESSARE SONO UNICAMENTE IL SUO CONTENUTO ED I SUOI EFFETTI

LA NOZIONE DI ATTO IMPUGNABILE PUÒ RIASSUMERSI NELLA FORMULA SECONDO CUI SONO

IMPUGNABILI GLI ATTI DEFINITIVI EMANATI DALLE ISTITUZIONI COMUNITARIE NELL’ESERCIZIO DEL

LORO POTERE D’IMPERIO E PRODUTTIVI DI EFFETTI OBBLIGATORI NEI CONFRONTI DI TERZI.LA CORTE HA CHIARITO AL RIGUARDO CHE L’ATTO DEVE PRESENTARSI COME UN ATTO DEL COLLEGIO

DESTINATO A PRODURRE EFFETTI GIURIDICI, IL QUALE RAPPRESENTI LO STADIO FINALE DEL

PROCEDIMENTO INTERNO E MEDIANTE IL QUALE QUESTA STATUISCA IN FORMA CHE CONSENTA DI

IDENTIFICARNE LA NATURA. DI CONSEGUENZA L’ATTO È IMPUTABILE E QUINDI IMPUGNABILE SOLO

OVE RISULTI DA ESSA DELIBERATO E ADOTTATO E RECHI LA FIRMA DI UNO DEI SUOI MEMBRI.

IL COMPORTAMENTO DELL’ISTITUZIONE DEVE INOLTRE TRADURSI IN UN ATTO GIURIDICO, CAPACE DI

PRODURRE EFFETTI OBBLIGATORI NELLA SFERA DEI SUOI DESTINATARI. È QUESTO UN REQUISITO

FONDAMENTALE DEI TRATTATI. QUESTI INFATTI CONSENTONO IL SINDACATO DI LEGITTIMITÀ DELLA







CORTE SOLO SUGLI ATTI DELLE ISTITUZIONI CUI SONO DEVOLUTI I POTERI NORMATIVO ED ESECUTIVO

DELLE COMUNITÀ.

LA CORTE HA CONSIDERATO INAMMISSIBILE IL RICORSO CONTRO UN PROVVEDIMENTO CHE NON DETTA

ALCUNA NORMA ATTA A PRODURRE UN QUALSIASI EFFETTO GIURIDICO CHE NON IMPONE ALCUN

DOVERE GIURIDICO AL RICORRENTE CHE NON INTRODUCE ALCUNA REGOLA GENERALE NE INCIDE IN

MODO DEFINITIVO SU ALCUN INTERESSE INDIVIDUALE.

LA CORTE HA PRECISATO CHE UN ATTO È IMPUGNABILE QUANDO CON ESSO L ’ISTITUZIONE PRENDA

UNA POSIZIONE DEFINITIVA RISPETTO AD UNA DETERMINATA QUESTIONE.

5. I VIZI DEGLI ATTI. IN GENERALE

GLI ATTI DEGLI ORGANI COMUNITARI DEVONO ESSERE CONFORMI ALLE NORME CONTENUTE NEI

TRATTATI O NEGLI ATTI DI APPLICAZIONE DEGLI STESSI. LA VIOLAZIONE DI TALI NORME DETERMINA

L’INVALIDITÀ DEL PROVVEDIMENTO COMUNITARIO E LA POSSIBILITÀ DI FAR FUNZIONARE I RIMEDI.

FRA QUESTI HA RILIEVO LA POSSIBILITÀ DI ANNULLAMENTO DELL’ATTO IN VIA GIURISDIZIONALE LA

QUALE SI PRESENTA LA PIÙ RADICALE REAZIONE ALL’EVENTUALE ESERCIZIO ILLEGALE DELLE PROPRIE

FUNZIONI DA PARTE DELLE ISTITUZIONI COMUNITARIE.L’ANNULLABILITÀ OPERA IN PRESENZA DEI VIZI CHE INFICIANO LA VALIDITÀ DEGLI ATTI ED È

ESPRESSAMENTE PREVISTA DAI TRATTATI. È DA RITENERE TUTTAVIA CHE ABBIA CITTADINANZA NEL

SISTEMA COMUNITARIO ANCHE LA TEORIA DELLA INESISTENZA DEGLI ATTI DELLE ISTITUZIONI , OVE

QUESTI RISULTINO INFICIATI DA VIZI TANTO GRAVI DA INFICIARNE LA STESSA ESISTENZA GIURIDICA.

IL TRATTATO INDICA QUATTRO FIGURE DI VIZI: L’INCOMPETENZA, LA VIOLAZIONE DI FORME

ESSENZIALI, LA VIOLAZIONE DEL TRATTATO E LO SVIAMENTO DI POTERE.

TUTTAVIA CONSIDERATI I DIFETTI DELL’ATTO, TROVANO SOSTANZIALE RISCONTRO ANCHE NEI DIRITTIINTERNI DI ALTRI PAESI DELLA COMUNITÀ E COSTITUISCONO L’ESPRESSIONE DI UNA VALUTAZIONE

UNITARIA DEI VIZI CHE POSSONO COLPIRE UN ATTO AMMINISTRATIVO. SICCHÈ PUÒ DIRSI CHE NEL

SISTEMA COMUNITARIO L’ANNULLAMENTO COLPISCE UN ATTO NELLE STESSE IPOTESI IN CUI CIÒ

AVVERREBBE PER GLI ATTI AMMINISTRATIVI NEGLI STATI MEMBRI DI TRADIZIONE CONTINENTALE.







6. I SINGOLI VIZI

IL VIZIO RICORRE ALLORCHÈ UN ATTO ECCEDE I POTERI CONFERITI ALL’AUTORITÀ CHE LO HA POSTO IN

ESSERE. IN AMBITO COMUNITARIO, CIÒ PUÒ TRADURSI NELL’INVASIONE DELLE ATTRIBUZIONI DI

UN’ALTRA ISTITUZIONE O NELLA FUORIUSCITA DALLE COMPETENZE COMUNITARIE.

ANCHE NEL SISTEMA COMUNITARIO, L’INCOMPETENZA COSTITUISCE UN VIZIO MOLTO GRAVE,

RILEVABILE QUINDI D’UFFICIO IN QUANTO MOTIVO DI ORDINE PUBBLICO.

SEBBENE POSSA RIVENDICARNE LA PROPRIA AUTONOMIA NON V’È DUBBIO CHE L’INCOMPETENZA NON

APPARE CHIARAMENTE CARATTERIZZATA RISPETTO AGLI ALTRI MEZZI DI IMPUGNAZIONE E IN

PARTICOLARE VIENE SPESSO CONSIDERATA COME UNA FIGURA PARTICOLARE DEL VIZIO DI

VIOLAZIONE DI NORME GIURIDICHE.

ANCHE IL VIZIO DI VIOLAZIONE DI FORME SOSTANZIALI, NON APPARE DEL TUTTO DEFINITO. LA

PRINCIPALE DIFFICOLTÀ CHE ESSO SOLLEVA DERIVA DAL FATTO CHE SI CERCHEREBBE INVANO NEI

TESTI DI UNA DEFINIZIONE DI TALE NOZIONE. QUESTI PRESCRIVONO TALORA ALCUNI REQUISITI DI

FORMA NECESSARI ALLA VALIDA EMANAZIONE DELL’ATTO, MA SI TRATTA DI PREVISIONI ISOLATE LE

QUALI NON ELIMINANO OGNI DUBBIO CIRCA L’ESSENZIALITÀ DEGLI SPECIFICI REQUISITI CHE

PRESCRIVONO. NEL SISTEMA COMUNITARIO IL PRINCIPIO DOMINANTE È LA LIBERTÀ DELLE FORME

DEGLI ATTI E CIÒ AL FINE EVIDENTE DI NON OSTACOLARE L’AZIONE DEGLI ORGANI.

NE CONSEGUE ALLORA CHE LA VALUTAZIONE DEL CARATTERE SOSTANZIALE DELLE POCHE

PRESCRIZIONI FORMALI PREVISTE DAI TRATTATI VA OPERATA CON CAUTELA E IN TERMINI RESTRITTIVI,

TENUTO CONTO APPUNTO DEL GENERALE ORIENTAMENTO ANTI-FORMALISTICO DEL SISTEMA. IN

PARTICOLARE È DA RITENERE CHE AI FINI DI QUELLA VALUTAZIONE ASSUME RILIEVO L’INCIDENZA

DELLE FORME SULLA SOSTANZA DEL PROVVEDIMENTO FINALE, VALE A DIRE LA LORO IDONEITÀ A

CONDIZIONARE L’ESISTENZA, IL CONTENUTO E L’EFFICACIA GIURIDICA DELL’ATTO. E CIÒ INCONSIDERAZIONE DEL FATTO CHE LA PRESCRIZIONE DI DETERMINATE FORME PER GLI ATTI

COMUNITARI MIRA DA UN LATO AD ASSICURARE GARANZIE DI SERIETÀ ED ATTENDIBILITÀ DEI

PROVVEDIMENTI.

CIÒ SEMBRA CONFERMATO ANCHE DALLE RARE PREVISIONI NORMATIVE.

LE PRIME CONCERNONO QUEI CASI IN CUI È IMPOSTA DAI TRATTATI LA CONSULTAZIONE DI PERSONE

FISICHE O GIURIDICHE, DEGLI STATI O DI ALTRI ORGANI COMUNITARI AI FINI DELL’EMANAZIONE DI UN

PROVVEDIMENTO; ED IN PARTICOLARE L’ADOZIONE DI ATTI CHE VEDONO LA PARTECIPAZIONE DI PIÙ







ISTITUZIONI, RISULTA DAI TESTI CHE L’ATTO NON PUÒ CONSIDERARSI VALIDAMENTE EMANATO

QUANDO NON VI SIA STATA LA PRESCRITTA CONSULTAZIONE O INIZIATIVA DELL’ALTRO ORGANO.

PROPRIO PER CONSENTIRE LA VERIFICA DELL’AVVENUTO RISPETTO DI UN SIMILE OBBLIGO, L’ART 252

RICHIEDE CHE GLI ATTI FACCIANO MENZIONE DEI PARERI E DELLE PROPOSTE RICHIESTE , IN

OSSERVANZA DEL TRATTATO, DALL’ISTITUZIONE AGENTE.

L’EFFETTIVA OSSERVANZA DELL’OBBLIGO DI CONSULTAZIONE NON PUÒ ESSERE PROVATA, PERÒ, CON

LA SEMPLICE ASSERZIONE DELL’ORGANO AGENTE, MA VA VERIFICATA DALLA CORTE.

QUANTO INVECE AI VIZI CHE ATTENGONO AI REQUISITI FORMALI INTRINSECI ALL’ATTO, SI

CONSIDERANO SOLITAMENTE RILEVANTI IN PROPOSITO QUELLI CHE INVESTONO LA COMPOSIZIONE

DELL’ORGANO, LE MODALITÀ DI VOTAZIONE E I QUORUM NECESSARI, IL RISPETTO DELLE NORME

RELATIVE AL SUO FUNZIONAMENTO E LA NOTIFICAZIONE DEGLI ATTI.

RILIEVO PREMINENTE ASSUMONO PERÒ I VIZI RELATIVI AL RISPETTO DI QUELL’OBBLIGO DI

MOTIVAZIONE.

ANCHE NEL SISTEMA COMUNITARIO LA MOTIVAZIONE DEGLI ATTI COSTITUISCE UNO STRUMENTO

ESSENZIALE PER LA GARANZIA DEI SOGGETTI E MIRA A CONSENTIRE IL CONTROLLO GIURISDIZIONALE

SU QUEGLI ATTI. COME HA CHIARITO LA STESSA CORTE, L’OBBLIGO DI MOTIVARE IMPOSTO ALLE

ISTITUZIONI NON TRAE ORIGINE DA CONSIDERAZIONI DI PURA FORMA, BENSÌ HA LO SCOPO DI DARE LA

POSSIBILITÀ ALLE PARTI DI TUTELARE I LORO DIRITTI, ALLA CORTE DI ESERCITARE IL CONTROLLO

GIURISDIZIONALE, E D AGLI STATI MEMBRI DI SAPERE COME ABBIA APPLICATO IL TRATTATO. SICCHÈ

NON È TANTO IMPORTANTE L’ASPETTO DELLA MOTIVAZIONE QUANTO LA SUA IDONEITÀ A

RAGGIUNGERE GLI SCOPI PER I QUALI È RICHIESTA.

CON IL TERZO MOTIVO DI RICORSO, LA VIOLAZIONE DEL TRATTATO O DI OGNI REGOLA DI DIRITTO

RELATIVA ALLA SUA APPLICAZIONE , SI PASSA A QUEI VIZI CHE ATTENGONO NON GIÀ ALLA VESTEESTERNA DEGLI ATTI COMUNITARI, BENSÌ ALLA LORO SOSTANZA, ALLA LORO LEGALITÀ INTERNA.

ANCHE IL VIZIO IN ESAME NON SI PRESTA AGEVOLMENTE AD UNA COMPLETA E SODDISFACENTE

DEFINIZIONE DATO CHE I TESTI COMUNITARI SI LIMITANO A DESIGNARLO SECONDO LA TERMINOLOGIA

PIÙ DIFFUSA.

SI PUÒ DIRE CHE TALE VIZIO TENDE A RACCHIUDERE TUTTI I DIFETTI CHE ATTENGONO ALLA

LEGITTIMITÀ DI UN ATTO, AL PUNTO DA POTER ESSERE INVOCATO PRESSOCCHÈ AD OGNI OCCASIONE,

ANCHE IN RELAZIONE A DIFETTI CHE DIFFICILMENTE POTREBBERO RICONDURSI ALLA NOZIONE DI

VIOLAZIONE DI NORME GIURIDICHE.







ALLA LUCE DELLA PRASSI, GIURISPRUDENZIALE E NON, DIRE CHE NEL SISTEMA COMUNITARIO IL VIZIO

DI CUI SI DISCUTE SI PRESTA A COMPRENDERE I PIÙ NUMEROSI E I PIÙ FREQUENTI DIFETTI DEGLI ATTI

COMUNITARI, E IN PARTICOLARE QUELLI DERIVANTI DALLA MANCATA O INESATTA CONSIDERAZIONE

DI UNA NORMA, QUANTO QUELLI CONCERNENTI LA VALUTAZIONE DELLA FATTISPECIE CONCRETA CUI

APPLICARE UNA NORMA.

ACCERTARE L’ESISTENZA DI UNA VIOLAZIONE DEL TRATTATO SIGNIFICA QUINDI SUPERARE IL MERO

ESAME FORMALE DELLA CONFORMITÀ DELL’ATTO ALLA REGOLA DI DIRITTO E VERIFICARE

L’ESISTENZA DEI PRESUPPOSTI DI FATTO CHE HANNO DETERMINATO L’ADOZIONE DELL’ATTO

MEDESIMO.

ESSO MERITA CONSIDERAZIONE ANCHE PER L’INTERESSE CHE SUSCITA L’ESPRESSIONE VIOLAZIONE

DEL TRATTATO O QUALSIASI REGOLA DI DIRITTO RELATIVA ALLA SUA APPLICAZIONE . TALE

ESPRESSIONE CONFERMA CHE AI FINI DELLA VALUTAZIONE DELLA LEGALITÀ DI UN ATTO

COMUNITARIO NON VENGONO IN RILIEVO SOLTANTO I TRATTATI ISTITUTIVI, MA ANCHE NORME

GIURIDICHE, SIANO ESSE SCRITTE O NON.

PER QUANTO ATTIENE AL VIZIO DI SVIAMENTO DI POTERE, VA RICORDATO CHE ESSO È STATO

AMPIAMENTE ANALIZZATO DALLA DOTTRINA CHE NE HA FATTO OGGETTO DI ATTENTA RICERCA. CIÒ

SOPRATTUTTO IN RAGIONE DELLA PARTICOLARE DISCIPLINA DETTATA DALL’ART 33 IL QUALE

RICOLLEGAVA ALLA INVOCAZIONE DI QUEL VIZIO DUE IMPORTANTI CONSEGUENZE: LA POSSIBILITÀ

CHE LE IMPRESE IMPUGNASSERO ANCHE UN ATTO COMUNITARIO DI PORTATA GENERALE E

L’ESTENSIONE DEL SINDACATO DELLA CORTE ALLA VALUTAZIONE DELLE CIRCOSTANZE NEL

PROVVEDIMENTO IMPUGNATO.

IL PROCESSO DI CHIARIFICAZIONE CHE SEMBRAVA POSSIBILE AVVIARE SULLA BASE DI UNA GENERALE

CONCORDANZA DI VEDUTE, È STATO OSTACOLATO DA UN INSIEME DI MOTIVI TRA I QUALI VANNOSEGNALATE NON SOLO LE DIVERGENZE TRA I DIRITTI INTERNI DEGLI STATI MEMBRI , MA ANCHE LA

DISCIPLINA DEL TRATTATO CECA:

DI NORMA SI CONSIDERA SVIATO IL POTERE ESERCITATO PER UN FINE DIVERSO DA QUELLO IN VISTA

DEL QUALE ESSO ERA STATO ATTRIBUITO. L’ATTO È CONFORME AL DETTATO NORMATIVO QUANTO

ALLA COMPETENZA DELL’ORGANO, ALLA FORMA, AI SINGOLI ELEMENTI COSTITUTIVI.

L’ACCENTO È QUINDI POSTO SOPRATTUTTO SUI MOTIVI CHE HANNO GUIDATO L’ORGANO

NELL’ESERCIZIO DEI SUOI POTERI, ATTRAVERSO LA RICERCA DELL’ELEMENTO SURIETTIVO, DELLE

INTENZIONI DI CHI HA POSTO IN ESSERE L’ATTO.







RESTA AD OGNI MODO IL FATTO CHE LA CORTE HA FINITO COL DARE A TALE VIZIO UN CONTENUTO PIÙ

AMPIO RISPETTO ALLA NOZIONE CLASSICA, RENDENDOLO COSÌ PIÙ FUNZIONALE A QUELLE ESIGENZE DI

TUTELA GIURISDIZIONALE CHE COSTITUISCONO IN ASSOLUTO LA SUA PRIORITARIA PREOCCUPAZIONE.

VA PERALTRO RICORDATO CHE NON TUTTI I POSSIBILI MOTIVI CHE LEGITTIMANO L’AZIONE

DELL’ORGANO DEVONO ESSERE PERSEGUITI ALLO STESSO MODO O NELLO STESSO TEMPO ; NON SOLO,

MA NEPPURE L’EVENTUALE PRESENZA DI UN MOTIVO ILLEGITTIMO INFICIA LA VALIDITÀ DELL’ATTO.

L’ATTO PUÒ QUINDI ESSERE SVIATO ANCHE SE L’ORGANO HA PERSEGUITO MOTIVI DI OPPORTUNITÀ.

7. LA LEGITTIMAZIONE ATTIVA: 1. DELLE ISTITUZIONI; 2. DEGLI STATI MEMBRI

IL CONTROLLO DI LEGITTIMITÀ SUGLI ATTI NON È ESERCITATO D’UFFICIO DALLA CORTE MA DEVE

ESSERE ATTIVATO CON LA PRESENTAZIONE DI UN APPOSITO RICORSO. A TAL FINE SONO LEGITTIMATI

AD AGIRE LE ISTITUZIONI COMUNITARIE, GLI STATI MEMBRI E I SOGGETTI DI DIRITTO INTERNO.

LA LEGITTIMAZIONE ATTIVE DELLE ISTITUZIONI È UNA CONSEGUENZA DELL’ARTICOLATA STRUTTURA

DELLA COMUNITÀ E DEL DELICATO EQUILIBRIO DI POTERI REALIZZATO TRA I SUOI ORGANI. IL RICORSO

DI QUESTI ULTIMI SI SITUA, INFATTI, PROPRIO SUL PAINO DEI RAPPORTI INTERISTITUZIONALI E

COSTITUISCE UNO DEI MEZZI PIÙ INCISIVI PER ASSICURARE IL RISPETTO DELLE COMPETENZE DI

CIASCUNO.

QUANTO ALLA DETERMINAZIONE DELLE ISTITUZIONI LEGITTIMATE A PROPORRE UN RICORSO

D’ANNULLAMENTO, INIZIALMENTE IL RICORSO ERA CONCESSO SOLO AL CONSIGLIO E ALLA

COMMISSIONE. SUCCESSIVAMENTE LO STESSO TRATTATO HA ESTESO QUEL DIRITTO ALLA CORTE DEI

CONTI ED ALLA BCE.

ANALOGA DISCIPLINA È RISERVATA AL RICORSO DEGLI STATI MEMBRI. QUESTI ULTIMI SONO

RICORRENTI PRIVILEGIATI, VALE A DIRE CHE LA LORO LEGITTIMAZIONE ATTIVA È PIENA ESOPRATTUTTO CHE ESSI NON SONO TENUTI AD ALLEGARE LA LESIONE DI UN INTERESSE MATERIALE

PER CHIEDERE L’ANNULLAMENTO DELL’ATTO IMPUGNATO.

8. SEGUE: 3. DEI SOGGETTI PRIVATI

ANCHE I SOGGETTI DI DIRITTO INTERNO POSSONO SOLLECITARE IL CONTROLLO DELLA CORTE SULLA

LEGITTIMITÀ DEGLI ATTI COMUNITARI.

È QUESTA LA PIÙ IMPORTANTE FRA LE VARIE FORME DIRETTE DI GARANZIA APPRESTATE DAL SISTEMA

GIURISDIZIONALE COMUNITARIO PER I SOGGETTI IN QUESTIONE.







DATA LA NATURA DEI SOGGETTI CHE QUI VENGONO IN RILIEVO E LA POSIZIONE AD ESSI RISERVATA

NEL SISTEMA, IL TRATTATO HA ESCLUSO LA POSSIBILITÀ DI QUELLA SORTA DI AZIONE POPOLARE

CONCESSA, PER I MOTIVI DETTI, AGLI STATI MEMBRI E ALLE ISTITUZIONI, ED HA INVECE IMPOSTO

ALCUNE SPECIFICHE CONDIZIONI PER LA RICEVIBILITÀ DI QUEI RICORSI.

IL PROBLEMA PERÒ È CHE TALI CONDIZIONI SONO APPARSE TROPPO SEVERE. IL TRATTATO HA INVECE

IMPOSTO ULTERIORI LIMITAZIONI SIA QUANTO ALLA NATURA DELL’ATTO IMPUGNATO SIA AL

PARTICOLARE TIPO DI RAPPORTO CHE DEVE INTERCORRERE FRA L’ATTO STESSO E IL RICORRENTE,

RENDENDO COSÌ ASSAI DIFFICILE L’IMPUGNABILITÀ DEGLI ATTI COMUNITARI AVENTI PORTATA

GENERALE. AI SENSI DELL’ART 230 LE PERSONE FISICHE E GIURIDICHE POSSONO IMPUGNARE,

ALLEGANDO UNO QUALSIASI DEI MOTIVI LE DECISIONI PRESE NEI LORO CONFRONTI , LE DECISIONI

PRESE NEI CONFRONTI DI ALTRE PERSONE MA CHE DEL PARI CONCERNONO IL RICORRENTE

DIRETTAMENTE E INDIVIDUALMENTE.

UN PRIMO LIMITE ATTIENE GIÀ ALLA INDIVIDUAZIONE DEGLI ATTI IMPUGNABILI. L’ART 230

CONFERISCE AI PRIVATI UNA PIENA ED INDISCUTIBILE TUTELA GIURISDIZIONALE SOLO CONTRO QUELLI

AVENTI NATURA DI DECISIONI.

TALI LIMITAZIONI NON SONO CASUALI, MA RIFLETTONO ALCUNE CARATTERISTICHE SPECIFICHE DEL

SISTEMA COMUNITARIO. RILEVA IN EFFETTI IL CARATTERE QUASI LEGISLATIVO DEI REGOLAMENTI E

QUINDI LA RILUTTANZA AD EMETTERE RICORSI DEI PRIVATI VOLTI ALL’ANNULLAMENTO DI UN SIMILE

TIPO DI ATTO;DALL’ALTRO IL FATTO CHE SPESSO IL RAPPORTO FRA GLI ORGANI COMUNITARI E I

SOGGETTI NON È DIRETTO, MA MEDIATO DALL’INTERVENTO DELLO STATO.

CON IL RISULTATO QUINDI CHE L’EFFETTIVA ESIGENZA DI UNA TUTELA GIURISDIZIONALE DIRETTA DEI

PRIVATI SI RESTRINGE AD UN AMBITO PIÙ SPECIFICO, IN FUNZIONE DELLA NATURA DEGLI ATTI

REALMENTE SUSCETTIBILI DI RECARE LORO UN IMMEDIATO PREGIUDIZIO.MA LIMITI SONO POSTI ANCHE SOTTO ALTRI PROFILI. AI FINI DELLA RICEVIBILITÀ DEL RICORSO DEI

PRIVATI, NON BASTA CHE L’ATTO RIENTRI TRA QUELLI CHE IL RICORRENTE HA IL DIRITTO DI

IMPUGNARE, OCCORRE ALTRESÌ CHE QUESTI NE SIA DIRETTAMENTE E INDIVIDUALMENTE COLPITO.

SECONDO LA CORTE UN ATTO È RIFERIBILE INDIVIDUALMENTE AD UN SOGGETTO QUANDO LO

RIGUARDA COME SINGOLO, E NON INVECE IN QUANTO INSERITO IN UNA GENERALITÀ DI SOGGETTI, IN

UN’ASSOCIAZIONE, IN UN GRUPPO. CHI NON SIA DESTINATARIO DI UNA DECISIONE PUÒ QUINDI

SOSTENERE CHE QUESTA LO RIGUARDA INDIVIDUALMENTE SOLTANTO QUALORA IL PROVVEDIMENTO

LO TOCCHI A CAUSA DI DETERMINATE QUALITÀ PERSONALI.







NON È NECESSARIO CHE L’ATTO INCIDA SU INTERESSI ESCLUSIVI DEL RICORRENTE; OCCORRE CHE LA

POSIZIONE DI QUEST’ULTIMO SIA QUALIFICATA.

UN ATTO RIGUARDA INVECE DIRETTAMENTE IL RICORRENTE QUANDO I SUOI EFFETTI IN CAPO A

QUEST’ULTIMO SI REALIZZANO IN CONSEGUENZA DIRETTA DELL’EMANAZIONE DELL’ATTO STESSO E

QUINDI INDIPENDENTEMENTE DALL’INTERVENTO DI ALTRI SOGGETTI O DI ALTRI PROVVEDIMENTI.

NEL CASO DI UNA DECISIONE PRESA NEI CONFRONTI DEL SOGGETTO AGENTE E QUINDI AD ESSO

FORMALMENTE INDIRIZZATA, I DUE REQUISITI APPENA ESAMINATI POSSONO CONSIDERARSI IN

PRINCIPIO SODDISFATTI AUTOMATICAMENTE.

PIÙ COMPLESSA SI PRESENTA L’INTERPRETAZIONE DEI TESTI COMUNITARI IN ORDINE DEL RICORSO

DELLE PERSONE FISICHE E GIURIDICHE CONTRO LE DECISIONI CHE RIGUARDANO DIRETTAMENTE E

INDIVIDUALMENTE IL RICORRENTE. IL CASO CHE TALE IPOTESI EVOCA, È SOPRATTUTTO QUELLO DEI

C.D. REGOLAMENTI MASCHERATI, CIOÈ DI ATTI CHE FORMALMENTE SI PRESENTANO COME UN

REGOLAMENTO, MA CHE IN REALTÀ COSTITUISCONO VERE E PROPRIE DECISIONI.

IN QUESTA PROSPETTIVA NON SI PUÒ ESCLUDERE CHE IL RICORSO SIA ESPERIBILE ANCHE NELLE

IPOTESI IN CUI UN AUTENTICO REGOLAMENTO CONCERNA UN SINGOLO SOGGETTO ED INCIDA IN

MANIERA IMMEDIATA SUI SUOI INTERESSI.QUANTO INFINE ALL’IPOTESI DEI RICORSI CONTRO LE DECISIONI CHE PUR ESSENDO EMANARE NEI

CONFRONTI DI ALTRI SOGGETTI, RIGUARDANO DIRETTAMENTE E INDIVIDUALMENTE L RICORRENTE,

ESSA RIFLETTE L’EVIDENTE NECESSITÀ DI CONSENTIRE NON SOLO IL RICORSO DEI DESTINATARI

FORMALI DELL’ATTO, MA ANCHE QUELLO DEI TERZI INTERESSATI.

L’IPOTESI IN ESAME HA SOLLEVATO IN PASSATO UN ULTERIORE PROBLEMA, CHE RIGUARDA LA

DEFINIZIONE DELL’ESPRESSIONE ALTRE PERSONE.

IN EFFETTI, DEVE RITENERSI CHE IN QUESTI CASI UN ATTO COMUNITARIO RIVOLTO AD UNO STATOMEMBRO POSSA COLPIRE DIRETTAMENTE UN SOGGETTO DI DIRITTO INTERNO QUANDO ALCUN

ULTERIORE INTERVENTO DELLO STATO È NECESSARIO PERCHÉ L’ATTO PRODUCA I SUOI EFFETTI IN

CAPO AL RICORRENTE.

LE MOLTEPLICI LIMITAZIONI POSTE AI RICORSI DEI PRIVATI HANNO ALIMENTATO DALL’INIZIO UN VIVO

DIBATTITO NELLA DISCIPLINA, CONSIDERANDO INGIUSTIFICATE QUELLE LIMITAZIONI E

SOTTOLINEANDO COME AD UNA VALUTAZIONE COMPLESSIVA, LA TUTELA GIURISDIZIONALE DEI

SOGGETTI IN PAROLA RISULTI PIÙ RISTRETTA DI QUELLA LORO CONCESSA ALL’INTERNO DEGLI STATI

MEMBRI.







IL PUNTO DI SVOLTA DELLA POLEMICA È STATO SEGNATO DALL’APPROVAZIONE DELLA CARTA DEI

DIRITTI FONDAMENTALI, CHE SANCENDO ALL’ART 47 IL DIRITTO AD UN RICORSO EFFETTIVO, PAREVA

PRESTARSI A FORNIRE UN ULTERIORE ARGOMENTO AI CRITICI DEL VIGENTE SISTEMA.

MALGRADO INFATTI LE APERTURE PRIMA DI ALCUNI AVVOCATI GENERALI E POI DELLO STESSO TPI, LA

CORTE RITENNE DI DOVER RIBADIRE LA PROPRIA GIURISPRUDENZA, OSSERVANDO CHE IL SISTEMA DEI

RIMEDI APPRONTATO IN AMBITO COMUNITARIO APPARE COMPLETO ED IDONEO A GARANTIRE IL

RISPETTO DEL PRINCIPIO DI LEGALITÀ.

LA CORTE CONCLUDE, PUR RICONOSCENDO CHE IL PRINCIPIO DI UNA PROTEZIONE GIURISDIZIONALE

EFFETTIVA DEVE TROVARE PIENA APPLICAZIONE NEL SISTEMA COMUNITARIO, IL GIUDICE

COMUNITARIO NON PUÒ STRAVOLGERE IL DATO LETTERALE DELL’ART 230.

9. I TERMINI PER IL RICORSO

IL RICORSO DEVE ESSERE PRESENTATO ENTRO DUE MESI A PARTIRE DALLA PUBBLICAZIONE DELL’ATTO

O DALLA NOTIFICA DELLO STESSO AL PROPRIO DESTINATARIO. A TALE TERMINE VENGONO AGGIUNTI I

C.D. TERMINI DI DISTANZA, VALE A DIRE UN CERTO NUMERO DI GIORNI CHE VARIA SECONDO LA

DISTANZA DELLO STATO DALLA SEDE DELLA CORTE. IL DIES AD QUEM, È CALCOLATO CON

RIFERIMENTO ALLA DATA DI DEPOSITO DELL’ISTANZA PRESSO LA CANCELLERIA DELLA CORTE.

LA PROPOSIZIONE DEL RICORSO NON SOSPENDE L’ESECUZIONE DELL’ATTO IMPUGNATO. FINO AL LORO

ANNULLAMENTO AD OPERA DELLA CORTE, QUINDI E SALVO L’EVENTUALE REVOCA DA PARTE DELLE

ISTITUZIONI CHE LI HANNO EMANATI, QUEGLI ATTI ESPLICANO UNA PIENA EFFICACIA. LA CORTE PUÒ

TUTTAVIA CONCEDERE IN VIA PROVVISORIA LA SOSPENSIONE DELL’ESECUZIONE DELL’ATTO QUANDO

REPUTI CHE LE CIRCOSTANZE LO RICHIEDANO.

10. LA SENTENZA DI ANNULLAMENTO ED I SUOI EFFETTI

IN CASO DI ACCOGLIMENTO DEL RICORSO, LA CORTE DICHIARA NULLO E NON AVVENUTO L’ATTO

IMPUGNATO; TUTTAVIA OVE LO REPUTI NECESSARIO PUÒ PRECISARE GLI EFFETTI DEL REGOLAMENTO

ANNULLATO CHE DEVONO ESSERE CONSIDERATI DEFINITIVI.

LA CORTE NON HA ALCUN POTERE DI CONDANNA NEI CONFRONTI DELL’ISTITUZIONE CONVENUTA, NON

PUÒ IMPORLE ALCUN COMPORTAMENTO SPECIFICO, NON PUÒ MODIFICARE O SOSTITUIRE L’ATTO

IMPUGNATO; ESSA PUÒ SOLO PRONUNCIARE L’ANNULLAMENTO DI TALE ATTO.







LA SENTENZA CHE PRONUNCIA L’ANNULLAMENTO NON ESAURISCE I SUOI EFFETTI NELL’AMBITO DEL

GIUDIZIO E LIMITATAMENTE ALLA PARTI IN CAUSA, MA ESPLICA UNA EFFICACIA ASSOLUTA, IN

QUANTO ELIMINA L’ATTO DAL MONDO DEL DIRITTO CON EFFETTI ERGA OMNES E SIN DAL MOMENTO IN

CUI È STATO EMANATO.

LA CORTE DICHIARA NULLO E NON AVVENUTO L’ATTO IMPUGNATO, ANCHE SE, A RIGORE, ESSA NON È

DEL TUTTO CORRETTA.

SUL PIANO PROCESSUALE L’ANNULLAMENTO DELL’ATTO PRECLUDE A CHIUNQUE LA PRESENTAZIONE

DI UN NUOVO RICORSO, DISPIEGANDOSI L’EFFICACIA DELLA SENTENZA ANCHE AL DI LA DELLE PARTI

IN CAUSA.

PIÙ IMPORTANTI SONO GLI EFFETTI SOSTANZIALI DELLA PRONUNCIA DELLA CORTE. IN SEGUITO A

QUESTA INFATTI, L’ATTO VIENE CONSIDERATO COME NON AVVENUTO; IL CHE SIGNIFICA CHE DEVE

ESSERE RICOSTITUITA LA SITUAZIONE PREESISTENTE ALL’EMANAZIONE DELL’ATTO, ELIMINANDO GLI

EFFETTI DA ESSO GIÀ PRODOTTI E CHE SOPRAVVIVONO AL MOMENTO DEL SUO ANNULLAMENTO.

IL RIPRISTINO DELLA PRECEDENTE SITUAZIONE NON SI PRESENTA SEMPRE POSSIBILE E GIUSTO.

FINO AL MOMENTO DELLA SENTENZA QUEST’ULTIMO HA PRODOTTO NORMALMENTE I SUOI EFFETTI,

ALCUNI DEI QUALI POSSONO ESSERSI GIÀ DEL TUTTO ESAURITI, SICCHÈ RISULTA IMPOSSIBILE

RISTABILIRE INTERAMENTE LA SITUAZIONE PREESISTENTE ALL’EMANAZIONE DELL’ATTO.

TUTTAVIA LO STESSO TRATTATO CONSENTE ALLA CORTE DI PRECISARE, OVE LO REPUTI NECESSARIO,

GLI EFFETTI DEL REGOLAMENTO ANNULLATO CHE DEVONO ESSERE CONSIDERATI COME DEFINITIVI.

VIENE DATO COSÌ ALLA CORTE IL POTERE DI TENERE IN VITA UNA PARTE DEGLI EFFETTI PRODOTTI

DALL’ATTO ED ANZI DI CREARE ESSA STESSA TALI EFFETTI.

LA GIURISPRUDENZA HA PERÒ PROVVEDUTO AD AMPLIARE DI MOLTO LE IPOTESI IN CUI DETTO POTERE

PUÒ ESSERE ESERCITATO, INCLUDENDOVI I CASI DI ANNULLAMENTO DI DIRETTIVE.IN CONSEGUENZA DELLA SENTENZA DELLA CORTE, L’ISTITUZIONE DA CUI EMANA L’ATTO ANNULLATO

DEVE PRENDERE I PROVVEDIMENTI NECESSARI AD ASSICURARE LA PIENA OSSERVANZA DELLA

SENTENZA.

11. L’ACCERTAMENTO INCIDENTALE DELLA LEGITTIMITÀ DI UN ATTO

IL SISTEMA DELLE GARANZIE GIURISDIZIONALI CONTRO GLI ATTI COMUNITARI ILLEGITTIMI NON SI

ESAURISCE CON L’IMPUGNATIVA DIRETTA DI TALI ATTI, MA È COMPLETATO DALLA ULTERIORE

POSSIBILITÀ DI UN CONTROLLO SULLA VALIDITÀ DEGLI STESSI, CHE CONSENTE DI METTERE IN CAUSA







LA LEGITTIMITÀ DEGLI ATTI A PORTATA GENERALE ANCHE DOPO IL TERMINE PREVISTO PER LA LORO

IMPUGNABILITÀ. IL TRATTATO PREVEDE INFATTI LA POSSIBILITÀ CHE UNA PARTE ECCEPISCA

L’ILLEGITTIMITÀ DI UN REGOLAMENTO IN OCCASIONE DI UN GIUDIZIO NEL CORSO DEL QUALE TALE

ATTO VENGA IN RILIEVO, AL FINE DI PROVOCARNE SE NON L’ANNULLAMENTO, ALMENO LA

DISAPPLICAZIONE NEL PROCEDIMENTO IN CORSO.

L’ECCEZIONE È PERALTRO SUBORDINATA ALLA SUSSISTENZA DI VARIE CONDIZIONI. ANZITUTTO ESSA

NON PUÒ ESSERE UTILIZZATA PER AGGIRARE IL SISTEMA DEI RICORSI DI ANNULLAMENTO.

PER QUANTO RIGUARDA GLI ATTI DI CUI SI PUÒ ECCEPIRE IN VIA INCIDENTALE L’ILLEGITTIMITÀ, L’ART

241 INDICAVA SOLO QUELLI DI TIPO REGOLAMENTARE.

NESSUN LIMITE È INVECE POSTO QUANTO AI SOGGETTI CHE POSSONO SOLLEVARE L’ECCEZIONE,

SEMPRE CHE SIANO PARTI NELLA CAUSA, NE QUANTO AI MOTIVI INVOCABILI PER CHIEDERE

L’INAPPLICABILITÀ DELL’ATTO.

PER QUEL CHE CONCERNE GLI EFFETTI DELL’ACCERTAMENTO INCIDENTALE DELL’ILLEGITTIMITÀ DI

UN ATTO, ESSI CONSISTONO NELLA MERA INAPPLICABILITÀ DELLO STESSO NEL GIUDIZIO E SOLO PER

GLI ASPETTI DELL’ATTO CHE VENGONO IN RILIEVO.

LA DISAPPLICAZIONE DELL’ATTO PRODUCE IL PIÙ LIMITATO EFFETTO DI OPERARE EX NUNC , FRA LE

PARTI IN CAUSA. PER IL RESTO CONSERVA IN LINEA TEORICA UN’IMMUTATA EFFICACIA AI FINI DELLE

SUE ECCESSIVE APPLICAZIONI.







II. I RICORSI IN CARENZA

12. CONDIZIONI GENERALI

SI PUÒ ORA PASSARE ALL’ALTRA IPOTESI CHE RIGUARDA I COMPORTAMENTI OMISSIVI.

UNA VIOLAZIONE DEL DIRITTO COMUNITARIO PUÒ VENIRE NON SOLO DA UN COMPORTAMENTO

POSITIVO, MA ANCHE DALL’ASTENSIONE DA UN’AZIONE PREVISTA DA QUEL DIRITTO.

IL TRATTATO PER TALE MOTIVO CONSENTE AGLI STATI MEMBRI, ALLE ISTITUZIONI COMUNITARIE E

ALLE PERSONE FISICHE E GIURIDICHE DI ADIRE LA CORTE, DOPO AVER MESSO IN MORA L’ISTITUZIONE,

PER FAR CONSTATARE L’ILLEGITTIMA INAZIONE DI QUEST’ULTIMA.

LE ISTITUZIONI DELLA COMUNITÀ ALLE QUALI PUÒ ESSERE CONTESTATA L’OMISSIONE SONO QUELLE

CHE POSSONO INCIDERE SUGLI INTERESSI TUTELATI DAL DIRITTO COMUNITARIO.

IL RICORSO PUÒ ESSERE PROPOSTO SOLO OVE TALI ISTITUZIONI SI ASTENGANO DAL PRONUNCIARSI IN

VIOLAZIONE DEL TRATTATO. CIÒ AUTORIZZA A RITENERE CHE DI ILLEGITTIMA INAZIONE POSSA

PARLARSI SOLO QUANDO L’ISTITUZIONE ABBIA L’OBBLIGO DI PROVVEDERE, NON QUANDO ABBIANO IL

MERO POTERE DI FARLO; IN SECONDO LUOGO IL RICORSO È CONSENTITO IN TUTTE LE IPOTESI IN CUI SIA

PREVISTA L’EMANAZIONE DI UN ATTO, SENZA ALCUNA DISTINZIONE FRA I DIVERSI TIPI DI MISURE.QUANTO AI MOTIVI DI RICORSO, L’UNICO MEZZO DI CUI POSSONO VALERSI IN QUESTO CASO GLI

INTERESSATI È LA VIOLAZIONE DEL TRATTATO O DEI REGOLAMENTI DI APPLICAZIONE . DATA LA

MANCANZA DI UN ATTO, NON PUÒ PARLARSI NE DI INCOMPETENZA NE DI VIOLAZIONE DI FORME.

QUANTO ALLO SVIAMENTO DI POTERE, ESSO RESTA ASSORBITO DAL VIZIO DI VIOLAZIONE DEL

TRATTATO, DATA L’ESISTENZA DI UN OBBLIGO DI AGIRE.

LEGITTIMATI A RICORRERE CONTRO L’INAZIONE DEGLI ORGANI COMUNITARI SONO GLI STATI MEMBRI,

LE ALTRE ISTITUZIONI E I SOGGETTI DI DIRITTO INTERNO . QUANTO AGLI STATI MEMBRI ESSI HANNOUNO STATUTO PRIVILEGIATO E GODONO QUINDI DEL PIÙ AMPIO POTERE D’AZIONE.; SONO LEGITTIMATI

A CONTESTARE L’OMISSIONE DI TUTTI GLI ATTI; IL LORO RICORSO È RIVOLTO ALLA TUTELA DEL

DIRITTO OBBIETTIVO E QUINDI NON RISULTA CONDIZIONATO ALL’ESISTENZA DI UN INTERESSE

MATERIALE LESO DALL’AZIONE DEGLI ORGANI COMUNITARI.

QUANTO INVECE AI RICORSI DEI SOGGETTI DI DIRITTO INTERNO, TALI SOGGETTI POSSONO SOLO

CONTESTARE ALL’ISTITUZIONE DI AVER OMESSO DI EMANARE NEI LORO CONFRONTI UN ATTO CHE NON

SIA UNA RACCOMANDAZIONE O UN PARERE. IL CHE SIGNIFICA, CHE QUEI SOGGETTI POSSONO ADIRE LA

CORTE SOLO NEL CASO IN CUI L’ATTO OMESSO AVREBBE DOVUTO AVERE NATURA DI DECISIONE.







NON RESTANO DUNQUE CHE LE DECISIONI, PER LE QUALI VA SEGNALATO CHE IL RICORSO CONTRO LA

LORO OMISSIONE È RICEVIBILE ANCHE SE L’ATTO DI CUI SI CHIEDEVA L’ADOZIONE NON AVREBBE

DOVUTO INDIRIZZARSI AL RICORRENTE, PURCHÈ LO AVREBBE NONDIMENO RIGUARDATO

DIRETTAMENTE ED INDIVIDUALMENTE.

13. GLI ASPETTI PROCEDURALI

IL RICORSO IN CARENZA È SUBORDINATO AL CORRETTO ESPLETAMENTO DI UNA PROCEDURA

PRECONTENZIOSA IMPOSTA DALLA NATURA STESSA DEI COMPORTAMENTI CHE VENGONO IN RILIEVO IN

QUESTO CASO. I TRATTATI, ESIGONO LA PREVIA MESSA IN MORA DELL’ISTITUZIONE CONTRO LA CUI

INAZIONE SI INTENDE RICORRERE, CON RIFERIMENTO AD UNA DATA PRECISA, IL MOMENTO DI

DECORRENZA DEI TERMINI DI RICORSO. LA MESSA IN MORA PUÒ ESSERE UTILMENTE PRESENTATA

SOLO DAI SOGGETTI CUI È POSSIBILE SUCCESSIVAMENTE ADIRE LA CORTE; DEVE ESSERE FORMULATA

CHIARAMENTE COME UNA DIFFIDA E DEVE INDICARE CON PRECISIONE IL PROVVEDIMENTO LA CUI

EMANAZIONE SI INVOCA. IL MANCATO RISPETTO DI TALI CONDIZIONI COSTITUISCE MOTIVO DI

IRRICEVIBILITÀ DEL RICORSO.

DALLA MESSA IN MORA DECORRE UN TERMINE DI DUE MESI, ENTRO IL QUALE L’ISTITUZIONE ADITA

PUÒ ADOTTARE IL PROVVEDIMENTO RICHIESTO ED IMPEDIRE COSÌ IL RICORSO GIURISDIZIONALE.

IL SILENZIO DELL’ISTITUZIONE UNA VOLTA DECORSO QUEL TERMINE, ERA ASSIMILATO AD UNA

DECISIONE IMPLICITA DI RIFIUTO, IMPUGNABILE COME TALE DINANZI ALLA CORTE. L’ART 232

PREVEDE INVECE CHE SE, DECORSO IL TERMINE, L’ISTITUZIONE NON ABBIA PRESO POSIZIONE,

L’INTERESSATO HA ALTRI DUE MESI PER PRESENTARE UN RICORSO ALLA CORTE.

DECORSO IL TERMINE DI DUE MESI SENZA CHE SIA STATA SODDISFATTA LA RICHIESTA DI AGIRE , LA

CORTE PUÒ ESSERE ADITA CON UN RICORSO PER CARENZA; E CIÒ ANCHE SE DOVESSE PRENDEREPOSIZIONE L’ISTITUZIONE.

IN OGNI CASO, ESSO DEVE ESSERE DIRETTO ALLO STESSO SCOPO PERSEGUITO CON LA DIFFIDA: HA

INFATTI PRECISATO LA CORTE CHE IL SILENZIO-RIFIUTO È COMPRESO NEI LIMITI DELLA RICHIESTA E

DELLA CAUSA GIURIDICA INVOCATA A SOSTEGNO.

È PERCIÒ IRRICEVIBILE UN RICORSO DIRETTO IL QUALE CONTENGA UNA NUOVA PRETESA E SI BASI SU

DI UNA DIVERSA CAUSA PETENDI.







PER CIÒ CHE CONCERNE I SUOI EFFETTI, L’ISTITUZIONE LA CUI ASTENSIONE SIA STATA DICHIARATA

ILLEGITTIMA DEVE PRENDERE I PROVVEDIMENTI NECESSARI AD ASSICURARE LA PIENA OSSERVANZA

DELLA SENTENZA.







III. L’AZIONE DI DANNI

14. CARATTERISTICHE E SPECIFICITÀ DI TALE AZIONE

IL QUADRO DEI PRINCIPALI STRUMENTI DI TUTELA DIRETTA NEI CONFRONTI DEI COMPORTAMENTI

DELLE ISTITUZIONI COMUNITARIE SI COMPLETA CON LA PREVISIONE DI UN’APPOSITA AZIONE PER IL

RISARCIMENTO DEI DANNI NEI CONFRONTI DI QUESTA ULTIMA. E’ NOTO CHE LA COMUNITÀ DEVE

RISARCIRE I DANNI CAGIONATI DALLE SUE ISTITUZIONI O DAI SUOI AGENTI NELL’ESERCIZIO DELLE

LORO FUNZIONI. ANCHE LE AZIONI PROMOSSE AI FINI DI TALE RISARCIMENTO, RIENTRANO NELLA

COMPETENZA DELLA CORTE.

TALI AZIONI MANTENGONO UNA PRECISA AUTONOMIA RISPETTO A QUELLE ESAMINATE, RIVOLTE

ALL’ANNULLAMENTO DELL’ATTO. COME LA STESSA CORTE HA CHIARITO, L’AZIONE DI DANNI È STATA

CONCEPITA DAL TRATTATO COME UN RIMEDIO DOTATO DI UNA PROPRIA FUNZIONE CHE LO DISTINGUE

DALLE ALTRE AZIONI ESPERIBILI, E SOTTOPOSTO A CONDIZIONI DI ESERCIZIO CHE TENGANO CONTO

DEL SUO OGGETTO SPECIFICO.

ESSA SI DIFFERENZIA DAI RICORSI PER ANNULLAMENTO ED IN CARENZA IN QUANTO È DIRETTA NON

GIÀ A FAR CONSTATARE L’ILLEGITTIMO, MA AL RISARCIMENTO DEI DANNI DA ESSO PROVOCATI.PER QUANTO CONCERNE INVECE I RAPPORTI CON I MEZZI OFFERTI DAI VARI ORDINAMENTI NAZIONALI,

IL PROBLEMA SI PONE OGNIQUALVOLTA L’ESECUZIONE DELL’ATTO COMUNITARIO CHE HA PRODOTTO

IL DANNO SIA STATA AFFIDATA AGLI ORGANI NAZIONALI. IN QUESTO CASO, IL SINGOLO DISPONE, DEL

POTERE DI IMPUGNARE L’ATTO STESSO IN OCCASIONE DELLA SUA ESECUZIONE DINANZI AL GIUDICE;

QUEST’ULTIMO POTRÀ SOTTOPORRE UNA QUESTIONE PREGIUDIZIALE SULLA VALIDITÀ DELL’ATTO

COMUNITARIO IMPUGNATO. L’ESPERIBILITÀ DELL’AZIONE DI RISARCIMENTO INNANZI ALLA CORTE

POTRÀ, QUINDI, TROVARSI SUBORDINATA ALL’ESAURIMENTO DEI RIMEDIO GIURISDIZIONALI INTERNI.LEGITTIMATE A PROPORRE IL RICORSO SONO LE PERSONE FISICHE O GIURIDICHE NONCHÉ GLI STATI

MEMBRI, SENZA DISTINZIONE TRA RICORRENTI PRIVILEGIATI E NON. È DA ESCLUDERE CHE A

PROMUOVERE L’AZIONE POSSANO ESSERE LE STESSE ISTITUZIONI COMUNITARIE.

QUANTO ALLA LEGITTIMAZIONE PASSIVA, ESSA SPETTA A TUTTE LE ISTITUZIONI ED ORGANI CUI POSSA

ESSERE IMPUTATO IL COMPORTAMENTO ILLECITO CHE HA PROVOCATO IL DANNO E SARÀ CIASCUNA DI

ESSE A RISPONDERE IN GIUDIZIO IN QUESTI CASI.







15. LE CONDIZIONI PER LA SUA PROMOZIONE

VENENDO POI ALLE CONDIZIONI CUI È SUBORDINATA LA RESPONSABILITÀ EXTRACONTRATTUALE

DELLA COMUNITÀ, VA DETTO ANZITUTTO CHE SEBBENE IL TRATTATO RICHIAMA I PRINCIPI GENERALI

COMUNI AI DIRITTI DEGLI STATI MEMBRI, PER L’IDENTIFICAZIONE DI QUELLE CONDIZIONI, NELLA

PRASSI MOLTO DI RADO SI È PROCEDUTO IN QUESTA DIREZIONE. IN REALTÀ LA CORTE HA

DIRETTAMENTE ELABORATO I CRITERI RILEVANTI AL RIGUARDO. IN PARTICOLARE, HA STABILITO CHE

SI HA RESPONSABILITÀ AQUILANA DELLA COMUNITÀ OVE SI ACCERTI: L’ILLICEITÀ DEL

COMPORTAMENTO CONTESTATO ALLE ISTITUZIONI COMUNITARIE, L’ESISTENZA DI UNA DANNO E UN

NESSO DI CASUALITÀ TRA QUEST’ULTIMO E IL COMPORTAMENTO CONTESTATO.

VA PRECISATO CHE ALL’ORIGINE DELLA RESPONSABILITÀ DELLA COMUNITÀ PUÒ ESSERVI QUALSIASI

SUO COMPORTAMENTO, ANCHE OMISSIVO. QUANTO ALLA GRAVITÀ DELL’ILLECITO, POI, LA CORTE HA

CHIARITO CHE SE, LO STESSO INTERVIENE IN UN SETTORE IN CUI LA COMUNITÀ GODE DI UN CERTO

POTERE DISCREZIONALE, LA RESPONSABILITÀ PUÒ SORGERE SOLO SE L’ORGANO AGENTE HA

DISCONOSCIUTO I LIMITI CHE S’IMPONGONO ALL’ESERCIZIO DEI SUOI POTERI.

MERITA INOLTRE DI ESSERE SOTTOLINEATO CHE LA GIURISPRUDENZA DELLA CORTE AMMETTE LA

RESPONSABILITÀ DELLA COMUNITÀ ANCHE SE IL COMPORTAMENTO CONTESTATO SI SOSTANZIA IN UN

ATTO NORMATIVO, QUALORA PERÒ TALE ATTO IMPLICHI SCELTE DI POLITICA ECONOMICA, LA

GIURISPRUDENZA COMUNITARIA RICHIEDE CHE SI SIA IN PRESENZA DI VIOLAZIONE GRAVE DI UNA

NORMA SUPERIORE INTESA A TUTELARE I SINGOLI.

E CIÒ PERCHÉ IL POTERE LEGISLATIVO NON DEVE ESSERE OSTACOLATO NELLE SUE DECISIONI DALLA

PROSPETTIVA DI AZIONI DI DANNI OGNI VOLTA CHE DEBBA ADOTTARE, NELL’INTERESSE GENERALE,

PROVVEDIMENTI NORMATIVI CHE POSSONO LEDERE INTERESSI DI SINGOLI.

QUANTO POI AL DANNO, LA CORTE RICHIEDE CHE ESSO SIA SPECIALE E CHE LA SUA ENTITÀ ECCEDAL’AMBITO DEI NORMALI RISCHI ECONOMICI INSITI NELL’ATTIVITÀ RILEVANTE NELLA SPECIE.

PER QUEL CHE CONCERNE, INFINE, LA CONDIZIONE DELLA SUSSISTENZA DI UN NESSO DI CASUALITÀ

DIRETTO, BASTERÀ RICORDARE CHE LA RESPONSABILITÀ DELLA COMUNITÀ RICORRE SOLO SE DETTO

COMPORTAMENTO SIA ESPRESSIONE DI UN INTERVENTO DIRETTO DELLE ISTITUZIONI E SE DALL’ALTRO,

NON VI SIA STATO UN ATTEGGIAMENTO NEGLIGENTE DEL SOGGETTO INTERESSATO.

L’AZIONE DI DANNI SI PRESCRIVE IN CINQUE ANNI A DECORRERE DAL MOMENTO IN CUI AVVIENE IL

FATTO CHE DA ORIGINE AL DANNO, IL CHE È STATO INTERPRETATO DALLA CORTE NEL SENSO CHE IL







COMPUTO DECORRE NON DALLA DATA DEL FATTO, MA DA QUANDO SORGE EFFETTIVAMENTE IL

DIRITTO AL RISARCIMENTO.







CAP. 5 – LA COMPETENZA PREGIUDIZIALE

1. PREMESSA

LA CORTE VANTA ANCHE UNA COMPETENZA GIURISDIZIONALE A CARATTERE NON CONTENZIOSO CHE

SI QUALIFICA RISPETTO ALLA ALTRE PER IL FATTO DI ESPLICARSI SENZA CORRELAZIONE DIRETTA CON

UN’ATTIVITÀ CONTENZIOSA, DATO CHE IN ESSA LA CORTE NON DIRIME UNA CONTROVERSIA , E

DALL’ALTRO DI CONSERVARE UGUALMENTE NATURA GIURISDIZIONALE DAL MOMENTO CHE NON SI

TRADUCE NELLA MERA ESPLICAZIONE DI UN’ATTIVITÀ CONSULTIVA.

L’IPOTESI CONCERNE LA COMPETENZA DELLA CORTE DI CUI ALL’ART 234 A PRONUNCIARSI IN VIA

PREGIUDIZIALE DAGLI STATI MEMBRI SONO OBBLIGATE AD OPERARE OVE LA SOLUZIONE DI SIMILI

QUESTIONI SIA NECESSARIA PER RISOLVERE LA CONTROVERSIA INNANZI AD ESSE PENDENTE.

APPARE EVIDENTE IL CARATTERE NON CONTENZIOSO DELLA C.D. COMPETENZA PREGIUDIZIALE: ESSA

INFATTI NON È ATTIVATA SU RICORSO DELLE PARTI DI UNA CONTROVERSIA MA A SEGUITO DEL RINVIO

DEL GIUDICE NAZIONALE INNANZI AL QUALE QUELLA CONTROVERSIA PENDE , E NON È DESTINATA IN

PRINCIPIO A RISOLVERE LA CONTROVERSIA IN ATTO, MA A FORNIRE GLI ELEMENTI NECESSARI ALLA

SUA SOLUZIONE.LA CONTROVERSIA SI INCARDINA, SI SVILUPPA E SI CONCLUDE INNANZI AI GIUDICI NAZIONALI,

MENTRE LA CORTE È CHIAMATA A SVOLGERE UN MERO RUOLO DI SUPPORTO E DI COLLABORAZIONE

PER QUESTO ULTIMI.

SI È QUI IN PRESENZA DI UNA COMPETENZA CHE SI ARTICOLA DA GIUDICE A GIUDICE E NELLA QUALE

ASSUME QUINDI RILIEVO IL RAPPORTO CHE SI INSTAURA TRA LE DUE ISTANZE GIUDIZIARIE IN CAUSA.

DA SEMPRE LA CORTE NON HA PERSO OCCASIONE PER SOTTOLINEARE CHE IL RAPPORTO CHE ESSA

MANTIENE CON QUEI GIUDICI IN SEDE DI ESERCIZIO DELLA COMPETENZA IN ESAME, MA DI AUTENTICACOLLABORAZIONE DA ESSA PRESTATA COME UNA SPECIE DI AUSILIARIO DI GIUSTIZIA.

LO STRAORDINARIO SUCCESSO DELLA PROCEDURA PREGIUDIZIALE CONFERMA CHE I GIUDICI

NAZIONALI HANNO BEN COMPRESO CHE NESSUN RIDIMENSIONAMENTO DEL LORO RUOLO E NESSUNA

DEMINUTIO DEL LORO PRESTIGIO VENIVA DALLA SOTTOPOSIZIONE DI UNA QUESTIONE ALLA CORTE DI

GIUSTIZIA. E ANCHE QUESTO SPIEGA PERCHÉ I RINVII PREGIUDIZIALI RAPPRESENTINO OGGI UNA

PRATICA DEL TUTTO NORMALE E DIFFUSA PER TUTTE LE GIURISDIZIONI NAZIONALI.







2. LE FINALITÀ DELLA COMPETENZA PREGIUDIZIALE

LA PREVISIONE DELLA PECULIARE COMPETENZA DI CUI SI DISCUTE FU ESSENZIALMENTE DOVUTA

ALL’ORIGINE, AD UNA FINALITÀ BEN PRECISA: ASSICURARE L’UNIFORMITÀ DELL’INTERPRETAZIONE

DEL DIRITTO COMUNITARIO. IN PARTICOLARE DI EVITARE QUANTO NORMALMENTE ACCADE PER I

TRATTATI INTERNAZIONALI E CIOÈ CHE COL TEMPO SI ARRIVASSE AD UNA SORTA DI

NAZIONALIZZAZIONE DELLE REGOLE COMUNI E DELLA LORO INTERPRETAZIONE CON CONSEGUENTE

PROGRESSIVA DIVERSIFICAZIONE DELLA ORO SENSO E DELLA LORO PORTATA.

L’ATTRIBUZIONE ALLA CORTE DELLA COMPETENZA IN ESAME MIRAVA QUINDI A RAFFORZARE LA

CAPACITÀ DI QUESTO CORPUS NORMATIVO COMUNE DI RESISTERE ALLA PARTICOLARITÀ DEI SISTEMI

NAZIONALI, ASSICURANDO AL TEMPO STESSO QUELLA FUNZIONE ANCILLARE A SUPPORTO

DELL’AZIONE DEI GIUDICI NAZIONALI NELL’INTERPRETAZIONE E NELL’APPLICAZIONE DEL DIRITTO

COMUNITARIO. IN QUESTO MODO, LA CORTE AVREBBE POTUTO GARANTIRE L’UNITÀ E LA COERENZA

DEL DIRITTO COMUNITARIO NON SOLO RISPETTO AL RELATIVO ORDINAMENTO MA ANCHE RISPETTO

AGLI ORDINAMENTI DEGLI STATI MEMBRI.

COL TEMPO LA COMPETENZA PREGIUDIZIALE SI È PRESTATA AD ESSERE UTILIZZATA PER FINALITÀ

ASSAI PIÙ ESTESE. PROPRIO LA PARTICOLARE NATURA DI TALE COMPETENZA HA PERMESSO ALLA

CORTE DI NON LIMITARSI ALL’INTERPRETAZIONE DELLE SPECIFICHE NOZIONI IN CAUSA, MA DI

SPINGERSI ANCHE A RILEVARE I PRINCIPI CARDINE DEL SISTEMA GIURIDICO COMUNITARIO.

MA SOPRATTUTTO LA CORTE HA SAPUTO UTILIZZARE CON GRANDE EFFICACIA LA COMPETENZA DI CUI

SI DISCUTE PONENDOLA AL CENTRO NON SOLO DEL SISTEMA GIURISDIZIONALE COMUNITARIO, MA DEI

RAPPORTI FRA IL DIRITTO COMUNITARIO E IL DIRITTO NAZIONALE E SOPRATTUTTO TRA I RISPETTIVI

APPARATI GIUDIZIARI.

ESSA HA FATTO DI DETTA COMPETENZA UNO STRAORDINARIO STRUMENTO DI COOPERAZIONE CON IGIUDICI NAZIONALI.

SPECIE QUANDO OPERANO ALL’INTERNO DEL MECCANISMO DEI RINVII PREGIUDIZIALI, COSÌ COME IN

GENERE QUANDO APPLICANO IL DIRITTO COMUNITARIO, I GIUDICI NAZIONALI AGISCONO APPUNTO

COME UNA SORTA DI ORGANI DECENTRATI DELLA GIURISDIZIONE COMUNITARIA, DATO CHE

CONCORRONO ANCH’ESSI A GARANTIRE L’OSSERVANZA DI QUEL DIRITTO., PERMETTENDO COSÌ DI

ASSICURARE UN CONTROLLO DIFFUSO SUL RISPETTO DEL DIRITTO COMUNITARIO E PER QUESTA VIA DI

RAFFORZARE COMPLESSIVAMENTE L’EFFICACIA E LE GARANZIE DEL SISTEMA.







NON SOLO, MA ATTRAVERSO L’AZIONE DELLA CORTE LA COMPETENZA PREGIUDIZIALE È DIVENTATA

UNO STRUMENTO FONDAMENTALE ANCHE PER LA TUTELA DEI DIRITTI GARANTITI DALLE NORME

COMUNITARIE ED IN PARTICOLARE PER LA TUTELA GIUDIZIARIA DEI PRIVATI.

MA ANCOR PIÙ IMPORTANTE È LA POSSIBILITÀ OFFERTA AGLI INTERESSATI DI TUTELARSI ATTRAVERSO

LA COMPETENZA PREGIUDIZIALE DELLA CORTE NEI CONFRONTI DEGLI STATI MEMBRI, E ANZITUTTO NEI

CONFRONTI DEL PROPRIO. CIÒ È STATO RESO POSSIBILE GRAZIE A QUELLO CHE È STATO CHIAMATO

L’USO ALTERNATIVO DI DETTA COMPETENZA, E CIOÈ ATTRAVERSO LA SOTTOPOSIZIONE ALLA CORTE

DI GIUSTIZIA DI QUESTIONI CHE VERTONO SULLA PORTATA DI UN PRINCIPIO O DI UNA DISPOSIZIONE DI

DIRITTO COMUNITARIO, MA CHE IN REALTÀ CONSENTONO PER QUESTA VIA DI METTERE IN CAUSA UNA

NORMA O UNA PRASSI INTERNA DI UNO STATO MEMBRO, RITENUTE NON CONFORMI A QUEL DIRITTO.

3. LE CONDIZIONI PER IL SUO ESERCIZIO

FACCIAMO ORA UN ESAME PIÙ SPECIFICO DELLA COMPETENZA PREGIUDIZIALE.

QUELLA PREGIUDIZIALE È UNA COMPETENZA ESCLUSIVA DELLA CORTE DI GIUSTIZIA , ANCHE SE IL

TRATTATO PREVEDE CHE ESSA POSSA ESSERE DEVOLUTA AL TRIBUNALE DI PRIMO GRADO IN

MATERIE SPECIFICHE DETERMINATE DALLO STATUTO.I GIUDICI NAZIONALI POSSONO PORRE ALLA CORTE TANTO QUESTIONI DI INTERPRETAZIONE CHE

QUESTIONI DI VALIDITÀ. LE PRIME POSSONO VERTERE SU QUALSIASI DISPOSIZIONE DEL DIRITTO

COMUNITARIO. IN SEDE DI COMPETENZA PREGIUDIZIALE, LA CORTE NON PUÒ INVECE INTERPRETARE

NORME O PRASSI NAZIONALI PER PRONUNCIARSI DIRETTAMENTE SULLA LORO COMPATIBILITÀ CON IL

DIRITTO COMUNITARIO, ANCHE SE LA LIMITAZIONE PUÒ ESSERE AGGIRATA RIFORMULANDO IL

QUESITO COME VOLTO A CHIARIRE SE LA NORMA COMUNITARIA VADA INTERPRETATA IN UN SENSO

CHE CONSENTA AD UNO STATO MEMBRO DI MANTENERE NORME O PRASSI DEL TIPO DI QUELLE MESSEIN CAUSA.

LA CORTE PUÒ ALTRESÌ ESERCITARE UN CONTROLLO DI VALIDITÀ SUL MODELLO DEL CONTROLLO DI

LEGITTIMITÀ SVOLTO NEI RICORSI PER ANNULLAMENTO. QUESTA IPOTESI PUÒ ESSERE UTILIZZATA

NELLA PRASSI COME ULTERIORE STRUMENTO A DISPOSIZIONE DEI PRIVATI AI FINI DI DETTO

CONTROLLO E QUINDI A PARZIALE COMPENSAZIONE DEI LIMITI CHE LA LEGITTIMAZIONE ATTIVA DI

TALI SOGGETTI INCONTRA RISPETTO AI RICORSI DIRETTI.

LEGITTIMATE AD OPERARE IL RINVIO PREGIUDIZIALE SONO LE GIURISDIZIONI DEGLI STATI MEMBRI DI

OGNI ORDINE E GRADO.







LA CORTE HA ELABORATO UNA DEFINIZIONE COMUNITARIA DELLA NOZIONE DI GIURISDIZIONE AI

SENSI DELL’ART 234 NELLA QUALE RIENTRANO TUTTI GLI ORGANI CHE PRESENTINO UNA SERIE DI

REQUISITI VIA VIA INDIVIDUATI DALLA STESSA CORTE: L’ORIGINE LEGALE DELL’ORGANO, IL SUO

CARATTERE PERMANENTE, L’OBBLIGATORIETÀ DELLA SUA GIURISDIZIONE, LA NATURA

CONTRADDITTORIA DEL PROCEDIMENTO, LA SUA INDIPENDENZA ED IL CARATTERE GIURISDIZIONALE

DELLA SUA PRONUNCIA.

SE NON È DI ULTIMA ISTANZA IL GIUDICE NAZIONALE HA LA FACOLTÀ DI OPERARE IL RINVIO

PREGIUDIZIALE DELL’ATTO. DI QUEST’ULTIMO POTRÀ ANCHE VALUTARE LA VALIDITÀ CON

L’AVVERTENZA PERÒ CHE SE L’ESAME DOVESSE CONCLUDERSI CON ESITO NEGATIVO, EGLI DOVRÀ

ASTENERSI, PER PRECISA GIURISPRUDENZA DELLA CORTE, DAL DICHIARARE L’INVALIDITÀ DELL’ATTO

E DOVRÀ DEFERIRE LA QUESTIONE A LUSSEMBURGO.

LA CORTE HA RICONOSCIUTO AL GIUDICE NAZIONALE CHE OPERI UN RINVIO PREGIUDIZIALE IL POTERE

DI SOSPENDERE L’EFFICACIA DI PROVVEDIMENTI NAZIONALI FONDATI SU ATTI COMUNITARI RISPETTO

ALLA CUI VALIDITÀ DETTO GIUDICE NUTRA SERI DUBBI; COSÌ COME HA RICONOSCIUTO AL MEDESIMO

GIUDICE, IL POTERE DI SOSPENDERE L’EFFICACIA DI LEGGI ED ATTI DELLA CUI LEGITTIMITÀ

COMUNITARIA ESSO ABBIA INVESTITO LA CORTE IN VIA PREGIUDIZIALE.IL TRATTATO HA INVECE PREVISTO CHE PER LE GIURISDIZIONI AVVERSO LE QUALI NON POSSA

PROPORSI UN RICORSO DI DIRITTO INTERNO, IL RINVIO PREGIUDIZIALE COSTITUISCA UN VERO E

PROPRIO OBBLIGO.

OBBLIGO CHE VIENE MENO QUANDO LA QUESTIONE SOLLEVATA SIA MATERIALMENTE IDENTICA A

ALTRA QUESTIONE GIÀ SOTTOPOSTA ALLA CORTE IN RELAZIONE AD ANALOGA FATTISPECIE.

AL DI FUORI DI TALI CASI, L’INOSSERVANZA DELL’OBBLIGO IN ESAME COSTITUISCE UNA VIOLAZIONE

DELL’ART 234.LA DECISIONE DI SOSPENDERE IL GIUDIZIO NAZIONALE E DI SOTTOPORRE ALLA CORTE LA QUESTIONE

PREGIUDIZIALE È DI ESCLUSIVA COMPETENZA DEL GIUDICE NAZIONALE PERCHE AD ESSO SPETTA

VALUTARE SE LA PRONUNCIA DELLA CORTE SIA NECESSARIA PER EMANARE LA SUA DECISIONE NEL

CASO SPECIE. E QUEST’ULTIMI GIUDICI SONO AD AVERE CONOSCENZA DIRETTA DEI FATTI DELLA

CAUSA ED A TROVARSI QUINDI NELLA SITUAZIONE PIÙ IDONEA A VALUTARE SIA LA NECESSITÀ DEL

RINVIO SIA LA PERTINENZA CON L’OGGETTO DELLA CONTROVERSIA.

NE CONSEGUE CHE NELL’ESAMINARE LA RICEVIBILITÀ DELL’ORDINANZA DI RINVIO LA CORTE NON

PUÒ SINDACARE TALI VALUTAZIONI DEL GIUDICE NAZIONALE.







RESTANO ALLA CORTE AMPI MARGINI DI APPREZZAMENTO NON SOLO PERCHÉ SPETTA AD ESSA

VALUTARE SE L’ORDINANZA PROVIENE DA UNA GIURISDIZIONE DI UNO STATO MEMBRO , MA ANCHE

PER ASPETTI CHE ATTENGONO DIRETTAMENTE AL CONTENUTO DELL’ORDINANZA E ALLE CONDIZIONI

DEL RINVIO.

SPETTA ALLA CORTE VERIFICARE LE CONDIZIONI PER L’ESERCIZIO DELLA PROPRIA COMPETENZA. IN

PARTICOLARE ESSA SI RISERVA DI OPERARE TALE VERIFICA CON RIGUARDO ALLE SEGUENTI IPOTESI:

QUANDO IL GIUDICE DEL RINVIO NON ABBIA FORNITO GLI ELEMENTI DI DIRITTO NECESSARI PER

CONSENTIRE ALLA ALTRE PARTI AUTORIZZATE AD INTERVENIRE NEL PROCESSO COMUNITARIO.

MA SOPRATTUTTO QUANDO VI SIANO DUBBI SULLA RILEVANZA DEI QUESITI AI FINI DELLA DECISIONE

DEL GIUDIZIO A QUO E QUINDI SULLA NECESSITÀ DEL RINVIO.

QUANDO TALI QUESITI SIANO POSTI NELL’AMBITO DI UN PROCESSO FITTIZIO, ISTITUITO AD ARTE

DALLE PARTI AL SOLO FINE DI PROVOCARE LA PRONUNCIA DELLA CORTE.

4. GLI ASPETTI PROCEDURALI

LA PROCEDURA RELATIVA LA GIUDIZIO PRINCIPALE È REGOLATA DAL DIRITTO NAZIONALE ; LA CORTE

NON PUÒ QUINDI ESERCITARE UN CONTROLLO SULLA COMPETENZA DEL GIUDICE A QUO E SUL

RISPETTO DELLE PERTINENTI REGOLE PROCEDURALI NAZIONALI.

È DI REGOLA DISPOSTO CON ORDINANZA MOTIVATA, NOTIFICATA ALLA CORTE A CURA DEL GIUDICE

INTERNO.

ESSA SI RISERVA ANCHE LA FACOLTÀ DI ESAMINARE I QUESITI IN ORDINE DIVERSO DA QUELLO

PROPOSTO DAL GIUDICE; DI RIFORMULARLI SE CIÒ RISULTA NECESSARIO PER EVITARE UNA RISPOSTA

INUTILE.

IN SEDE COMUNITARIA, IL PROCEDIMENTO INNANZI ALLA CORTE È OGGETTO DI APPOSITA DISCIPLINANEL RELATIVO REGOLAMENTO DI PROCEDURA. AD ESSO SONO AUTORIZZATI A PARTECIPARE LE PARTI

DEL GIUDIZIO A QUO, GLI STATI MEMBRI, LA COMMISSIONE E QUANDO NE SIA IL CASO, IL PARLAMENTO

EUROPEO, IL CONSIGLIO O LA BCE. TUTTE QUESTE PARTI POSSONO PRESENTARE OSSERVAZIONI

SCRITTE ENTRO DUE MESI DALLA NOTIFICA, CHE DEVE ESSERE LORO OBBLIGATORIAMENTE

EFFETTUATA A CURA DELLA CORTE, DELL’ORDINANZA DI RINVIO. SEGUE UNA FASE ORALE, MA LA

CORTE PUÒ DECIDERE DI OMETTERLA. L’ART 104 ISTITUISCE IN VIA ECCEZIONALE UN PROCEDIMENTO

ACCELERATO CHE COMPORTA UNA CONTRAZIONE DEI TEMPI E DEI PASSAGGI PROCESSUALI.







MA DI RECENTE, LA CORTE HA PROPOSTO UNA PROCEDURA PREGIUDIZIALE DI URGENZA , DESTINATA A

FAR FRONTE ALLA SPECIALISSIME ESIGENZE SOLLEVATE DA QUELLE COMPETENZE, LE QUALI POSSONO

VEDERE SITUAZIONI CHE ESIGONO UNA RISPOSTA QUANTO MAI SOLLECITA AI QUESITI DEL GIUDICE

NAZIONALE.

COSTITUISCE UNA PECULIARITÀ DEL PROCEDIMENTO PREGIUDIZIALE LA FACOLTÀ CONCESSA ALLA

CORTE DI CHIEDERE CHIARIMENTI DIRETTAMENTE AL GIUDICE NAZIONALE.

LA CORTE DECIDE DI REGOLA CON SENTENZA E TALVOLTA PUÒ ADOTTARE UN’ORDINANZA MOTIVATA.

QUANTO AGLI EFFETTI DELLE DECISIONI PREGIUDIZIALI, ESSE SONO OBBLIGATORIE PER IL GIUDICE A

QUO, IL QUALE NON PUÒ DISCOSTARSENE NEPPURE SE DECIDESSE DI OPERARE UN NUOVO RINVIO PER

CHIEDERE ULTERIORI CHIARIMENTI SULLA QUESTIONE. PER IL RESTO, CONVIENE DISTINGUERE

SECONDO CHE LA CORTE SI SIA PRONUNCIATA SU QUESTIONI DI INTERPRETAZIONE DI NORME

COMUNITARIA O DI VALIDITÀ DEGLI ATTI DELLE ISTITUZIONI.

NEL PRIMO CASO LA DECISIONE RIMANE OBBLIGATORIA PER IL GIUDICE DEL RINVIO , IL QUALE SE

DECIDE ALLA FINE DI FARE APPLICAZIONE DELLA DISPOSIZIONE DEVE ATTENERSI ALLA PRONUNCIA

DELLA CORTE.

NEL SECONDO CASO CONVIENE DISTINGUERE SECONDO CHE LA CORTE SI SIA PRONUNCIATA O MENO

NEL SENSO DELLA VALIDITÀ DELLA DISPOSIZIONE DI DIRITTO COMUNITARIO IN DISCUSSIONE. SE LO HA

FATTO, L’EFFICACIA DELLA SENTENZA SARÀ LIMITATA ALLA CONTROVERSIA DEDOTTA NEL GIUDIZIO A

QUO. OVE INVECE SI SIA PRONUNCIATA NEL SENSO DELLA INVALIDITÀ, LA SENTENZA DELLA CORTE,

PRODUCE I MEDESIMI EFFETTI.

MA UNA LIMITAZIONE È STATA POSTA DALLA CORTE ANCHE AGLI EFFETTI DELLE PROPRIE PRONUNCE

INTERPRETATIVE. ANCHE TALI SENTENZE HANNO DI NORMA EFFETTO RETROATTIVO; IN NOME DEL

PRINCIPIO DELLA CERTEZZA DEL DIRITTO, LA CORTE PUÒ LIMITARE QUEGLI EFFETTI E QUINDI LAPOSSIBILITÀ PER GLI INTERESSATI DI FAR VALERE LA DISPOSIZIONE DA ESSA INTERPRETATA AL FINE DI

RIMETTERE IN DISCUSSIONE RAPPORTI GIURIDICI COSTITUITI IN BUONA FEDE. CIÒ PERÒ A CONDIZIONE

CHE RICORRANO ALCUNE PRECISE CONDIZIONI, ED IN PARTICOLARE CHE LA DECISIONE PREGIUDIZIALE

IMPLICHI UN RISCHIO DI GRAVI RIPERCUSSIONI ECONOMICHE E CHE I SOGGETTI INTERESSATI SIANO

STATI INDOTTI AI COMPORTAMENTI DIFFORMI DA UNA OBIETTIVA E RILEVANTE INCERTEZZA CIRCA

L’INTERPRETAZIONE DELLA NORMA IN CAUSA.







5. ANALOGHE IPOTESI DI COMPETENZA PREVISTE DA ALTRI TESTI

DELL’UNIONE PRIMA DEL TRATTATO DI LISBONA

IL MECCANISMO DEL RINVIO PREGIUDIZIALE RIGUARDA LE QUESTIONI RELATIVE ALLE MATERIA

RIENTRANTI NELLE COMPETENZE COMUNITARIE. VI SONO PERÒ MATERIE CHE GIÀ IN PASSATO ERANO

DI CONFINE AD ALTRE E CHE SONO STATE POI VIA VIA RICONDOTTE SOTTO L’OMBRELLO COMUNITARIO

E DELL’UNIONE EUROPEA. IN RELAZIONE A TALI EVOLUZIONI IL MECCANISMO IN ESAME HA SUBITO

UNA ESTENSIONE.

LA PRIMA SI È AVUTA RISPETTO ALLA CONVENZIONE DI BRUXELLES SULLA COMPETENZA

GIURISDIZIONALE E L’ESECUZIONE DELLE SENTENZE IN MATERIA CIVILE E COMMERCIALE, LA

COMPETENZA PREGIUDIZIALE DELLA CORTE NON POTEVA ESTENDERSI A TALE CONVENZIONE. IL

PROBLEMA FU RISOLTO GRAZIE ALLA STIPULAZIONE DI UN APPOSITO ACCORDO TRA GLI STATI MEMBRI,

IL PROTOCOLLO DEL 3 GIUGNO 1971 CHE ATTRIBUIVA ALLA CORTE LA COMPETENZA AD

INTERPRETARE LA CONVENZIONE IN TERMINI SIMILI A QUELLI DELINEATI DALL’ART 234.

IL DESCRITTO SISTEMA È STATO RIPROPOSTO RISPETTO ALLA CONVENZIONE FIRMATA DAGLI STATI

MEMBRI A ROMA IL 19 GIUGNO 1980, E RELATIVA ALLA LEGGE REGOLATRICE DELLE OBBLIGAZIONI

CONTRATTUALI. IN TAL CASO I PROTOCOLLI SONO DUE. ESSI RIPETONO LO SCHEMA DESCRITTO.ANALOGA PRASSI È STATA POI SEGUITA PER LE CONVENZIONI CHE IL CONSIGLIO FU AUTORIZZATO A

STIPULARE IN MATERIA DI GIUSTIZIA E AFFARI INTERNI, GRAZIE ALL’ART K3 E GRAZIE AL FATTO CHE

QUEST’ULTIMO DISPONEVA CHE DETTE CONVENZIONI POSSONO PREVEDERE CHE LA CORTE DI

GIUSTIZIA SIA COMPETENTE PER INTERPRETARE LE DISPOSIZIONI E PER COMPORRE LE CONTROVERSIE

CONNESSE CON LA LORO APPLICAZIONE.

LE MATERIE RIENTRANTI SOTTO LA DIZIONE GIUSTIZIA E AFFARI INTERNI SONI POI STATE RIPARTITE

DAL TRATTATO DI AMSTRERDAM DEL 1997.NEL SETTORE DELLA COOPERAZIONE DI POLIZIA E GIUDIZIARIA IN MATERIA PENALE, IL CONSIGLIO È

COMPETENTE AD ADOTTARE ALCUNI ATTI NONCHÉ A STIPULARE LE CONVENZIONI.

CONSEGUENTEMENTE È STATO POSSIBILE PREVEDERE DIRETTAMENTE NEL TRATTATO

L’ATTRIBUZIONE DI UNA COMPETENZA PREGIUDIZIALE ALLA CORTE ANCHE PER QUESTE MATERIE.

LA CORTE È COMPETENTE A PRONUNCIARSI IN VIA PREGIUDIZIALE SULLA VALIDITÀ O

L’INTERPRETAZIONE DELLE DECISIONI QUADRO E DELLE DECISIONI, SULL’INTERPRETAZIONE DI

CONVENZIONI STABILITA AI SENSI DEL PRESENTE TITOLO E SULLA VALIDITÀ E SULL’INTERPRETAZIONE

DELLE MISURE DI APPLICAZIONE DELLE STESSE.







IL RINVIO È SEMPRE FACOLTATIVO. È DA RITENERE CHE I PRINCIPI DI DIRITTO AFFERMATI DALLA

CORTE SI IMPONGONO ANCHE AI GIUDICI DEGLI STATI CHE NON HANNO FORMULATO LA

DICHIARAZIONE.

ALTRE LIMITAZIONI RILEVANO DAL PUNTO DI VISTA OGGETTIVO. NON RISULTANO DEFERIBILI ALLA

CORTE LE QUESTIONI CONCERNENTI LE POSIZIONI COMUNI, LA VALIDITÀ E LA PROPORZIONALITÀ DI

OPERAZIONI EFFETTUATE DALLA POLIZIA.

QUESTO PER IL TERZO E LA MATERIA PENALE. MA ANCHE NEL PRIMO, E NEL SETTORE DELLO SPAZIO DI

LIBERTÀ, SICUREZZA E GIUSTIZIA, LA COMPETENZA PREGIUDIZIALE DELLA CORTE NON È STATA

ESTESA AUTOMATICAMENTE. ANCHE QUI SONO PREVISTE ALCUNE NON MARGINALI DEROGHE.

IN PARTICOLARE L’ART 68 PREVEDEVA CHE PER I GIUDIZI CHE HANNO AD OGGETTO LE INDICATE

MATERIA, L’ART 234 SI APPLICASSE ALLE SEGUENTI CONDIZIONI: IL RINVIO È RISERVATO AI SOLO

GIUDICI DI ULTIMA ISTANZA; NON POTEVA RIGUARDARE QUESTIONI ATTINENTI AL MANTENIMENTO

DELL’ORDINE PUBBLICO O ALLA SALVAGUARDIA DELLA SICUREZZA INTERNA.







CAP. 6 – ALTRE COMPETENZE

1. PREMESSA

OLTRE A QUELLE INDICATE, LA CORTE GODE DI ALTRE COMPETENZE CHE NON HANNO IL MEDESIMO

RILIEVO. ALCUNE ATTENGONO AD UN SETTORE BEN DETERMINATO ED ASSUMONO A QUESTO TITOLO

UNA PARTICOLARE RILEVANZA NELLA PRASSI; ALTRE PRESENTANO UNA PIÙ MARCATA SPECIFICITÀ

PUR RESTANDO MARGINALI NEL CONTESTO DELLE ATTRIBUZIONI DELLA CORTE.

2. LA COMPETENZA SULLE CONTROVERSIE RELATIVE ALLA FUNZIONE

PUBBLICA EUROPEA

COMINCIANDO DAL PRIMI PILASTRO UN POSTO DI SPICCO SPETTA ALLA COMPETENZA RELATIVA ALLA

FUNZIONE PUBBLICA EUROPEA, HANNO PORTATO ALLA CREAZIONE DI UN TRIBUNALE AD HOC. AI

SENSI DEL TRATTATO LA CORTE È COMPETENTE A PRONUNCIARSI SU QUALSIASI CONTROVERSIA CHE

INSORGA TRA LA COMUNITÀ ED I SUOI AGENTI.

SI TRATTA DI UNA COMPETENZA CHE CORRISPONDE A QUELLE GIÀ ESAMINATE, ED IN PARTICOLARE A

QUELLE CHE ATTENGONO AL CONTROLLO SULLA LEGITTIMITÀ DEGLI ATTI DELLE AUTORITÀ INVESTITE

DEL POTERE DI NOMINA(AIPN) DELLE ISTITUZIONI.

LA PRASSI GIURISPRUDENZIALE HA PERMESSO DI CHIARIRE L’AMPIA PORTATA DELLA COMPETENZA

DELLA CORTE IN MATERIA. ANZITUTTO, LA LEGITTIMAZIONE ATTIVA SI ESTENDE A TUTTI I

FUNZIONARI COMUNITARI. MA AMPIA È ALTRESÌ LA LEGITTIMAZIONE PASSIVA, DATO CHE POSSONO

ESSERE CONVENUTE NON SOLO LE ISTITUZIONI DELLA COMUNITÀ, INCLUSA LA STESSA CORTE, MA

TUTTI GLI ORGANI AD ESSA RICONDUCIBILI, E QUINDI ANCHE QUELLI AUSILIARI.

AMPIO È ANCHE L’AMBITO OGGETTIVO DELLA GIURISDIZIONE DELLA CORTE, PERCHÉ ESSA PUÒGIUDICARE NON SOLO DEI RICORSI PER L’ANNULLAMENTO DI UN ATTO DELLE AIPN MA ANCHE DEI

DANNI DA ESSE EVENTUALMENTE PROCURATI.

IL RICORSO GIURISDIZIONALE PUÒ ESSERE INTRODOTTO SOLO SE IL FUNZIONAMENTO ABBIA

PREVIAMENTE PRESENTATO UN RECLAMO ALL’AUTORITÀ DI NOMINA ED ESPERITO LA CONSEGUENTE

PROCEDURA AMMINISTRATIVA DISPONENDO POI TRE MESI PER IMPUGNARE LA DECISIONE DI RIGETTO

DEL RECLAMO.







3. LA COMPETENZA IN MATERIA CONTRATTUALE

ALTRA PARTICOLARE COMPETENZA DELLA CORTE È QUELLA CHE SUOL DEFINIRSI DI DIRITTO PRIVATO

PERCHÉ HA AD OGGETTO LE CONTROVERSIE IN MATERIA CONTRATTUALE. LA CORTE È COMPETENTE A

GIUDICARE IN VIRTÙ DI UNA CLAUSOLA COMPROMISSORIA CONTENUTA IN UN CONTRATTO DI DIRITTO

PUBBLICO O DI DIRITTO PRIVATO STIPULATO DALLA COMUNITÀ O PER CONTO DI QUESTA.

IL TRATTATO HA PREVISTO UNA COMPETENZA FACOLTATIVA DELLA CORTE, UNA COMPETENZA CIOÈ

NON PREORDINATA NE OBBLIGATORIA. CON L’AVVERTENZA TUTTAVIA CHE LE PARTI SI RIVOLGONO

PUR SEMPRE AD UN GIUDICE PRECOSTITUITO E DOTATO DI PROPRIE NORME DI COMPETENZA E DI

PROCEDURA. E QUESTO VALE ANCHE PER QUANTO RIGUARDA GLI EFFETTI OBBLIGATORI ED ESECUTIVI

DELLA PRONUNCIA DELLA CORTE.

IL GIUDIZIO DAVANTI ALLA CORTE SI SVOLGE SECONDO LO SCHEMA ABITUALE. LE UNICHE SUE

SPECIFICITÀ DISCENDONO DALLA PARTICOLARITÀ DELL’ATTO CHE LO ATTIVA CON LE POSSIBILI

CONTESTAZIONI SULLA VALIDITÀ SOSTANZIALE E FORMALE DELLO STESSO NONCHÉ DALLA NATURA

DELLE CONTROVERSIE CHE NE SONO L’OGGETTO.

4. IL POTERE DI PRONUNCIARE LE DIMISSIONI DI UFFICIO DI MEMBRI DEGLIORGANI DELL’UNIONE

TRA LE ATTRIBUZIONI DI NATURA GIURISDIZIONALE RIENTRA LA PARTICOLARE COMPETENZA

RICONOSCIUTA AL GIUDICE COMUNITARIO DI DIMETTERE DI UFFICIO I MEMBRI DELLA STESSA CORTE

NONCHÉ DI QUELLI DELLA COMMISSIONE, DELLA CORTE DEI CONTI, DEL MEDIATORE EUROPEO, E DEL

COMITATO ESECUTIVO DELLA BCE, CHE NON RISPONDANO PIÙ AI REQUISITI RICHIESTI PER L’ESERCIZIO

DELLE LORO FUNZIONI.

L’INIZIATIVA PUÒ ESSERE PRESA DALLE STESSE ISTITUZIONI DI APPARTENENZA.LA DECISIONE È PRESA DALLA CORTE RIUNITA IN SEDUTA PLENARIA . AD ESSA PARTECIPANO QUINDI

TUTTI I GIUDICI, MA SE IL CASO RIGUARDA UN MEMBRO DELLA CORTE, ALLA DELIBERAZIONE

PARTECIPANO ANCHE GLI AVVOCATI GENERALI.

5. LA FUNZIONE CONSULTIVA

UNA SPECIFICA MENZIONE MERITA LA FUNZIONE CONSULTIVA CHE I TESTI ATTRIBUISCONO ALLA

CORTE IN CASI MOLTO LIMITATI.







L’IPOTESI SI VERIFICA IN RELAZIONE ALLA PROCEDURA DI CONCLUSIONE DEGLI ACCORDI

INTERNAZIONALI DELLA COMUNITÀ, NEL CORSO DELLA QUALE PUÒ ESSERE RICHIESTO ALLA CORTE DI

FORMULARE UN PARERE SULLA COMPATIBILITÀ DELL’ACCORDO IN PREPARAZIONE CON IL TRATTATO.

AI SENSI DEL TRATTATO IL PARLAMENTO EUROPEO, IL CONSIGLIO, LA COMMISSIONE O UNO STATO

MEMBRO POSSONO PROVOCARE L’INTERVENTO DELLA CORTE PER OTTENERE L’INDICATA

VALUTAZIONE.

IL PARERE DELLA CORTE NON LASCIA LE ISTITUZIONI LIBERE DI REAGIRE A LORO PIACIMENTO. LO

STESSO ART 300 PREVEDE INFATTI CHE SE IL PARERE È NEGATIVO, L’ACCORDO POTRÀ VALIDAMENTE

ENTRARE IN VIGORE SOLO SE VENGANO APPORTATE LE MODIFICHE DEL TRATTATO RESE NECESSARIE

DAL PARERE DELLA CORTE. L’EVENTUALE RESPONSI NEGATIVO INDURRÀ PIUTTOSTO A CHIEDERE

MODIFICHE DIRETTAMENTE ALL’ACCORDO IN PREPARAZIONE.

SE L’ACCORDO DOVESSE ESSERE CONCLUSO IN DIFFORMITÀ AL PARERE DELLA CORTE, IL RELATIVO

ATTO DEL CONSIGLIO POTREBBE ESSERE IMPUGNATO CON UN RICORSO DI ANNULLAMENTO.

GLI STESSI TESTI HANNO CHIARITO CHE IL PARERE PUÒ RIGUARDARE SIA LA COMPATIBILITÀ DEL

PROGETTATO ACCORDO CON LE DISPOSIZIONI DEL TRATTATO, LA STESSA COMPETENZA DELLA

COMUNITÀ A CONCLUDERLO. ALTRE QUESTIONI SONO STATE INVECE RISOLTE GRAZIE ALLA

IMPORTANTE PRASSI CHE LA CORTE HA SVILUPPATO NELL’ESERCIZIO DI TALE COMPETENZA. IN

PARTICOLARE: ALLA PORTATA DELLE QUESTIONI CHE POSSONO ESSERE SOTTOPOSTE ALL’ESAME

DELLA CORTE; ALL’OGGETTO DELLE STESSE; AL MOMENTO IN CUI PUÒ ESSERE RICHIESTO IL PARERE.

È STATO ALTRESÌ CHIARITO CHE L’EVENTUALE PARERE NON PRECLUDE LA POSSIBILITÀ DI RIPROPORRE

ALLA CORTE LA QUESTIONE DELLA COMPATIBILITÀ DELL’ACCORDO.







CAP. 7 – LA TUTELA GIUDIZIARIA IN AMBITO NAZIONALE

1. PREMESSA

GLI STRUMENTI DI TUTELA GIURISDIZIONALE APPRONTATI ALL’INTERNO DEL SISTEMA COMUNITARIO

NON SONO DA CONSIDERARSI ESAUSTIVI. LO STESSO DIRITTO COMUNITARIO RICONOSCE E SANCISCE

CHE LE CONTROVERSIE NELLE QUALI LA COMUNITÀ SIA PARTA NON SONO PER QUESTO MOTIVO

SOTTRATTE ALLA COMPETENZA DEI GIUDICI NAZIONALI. E POICHÉ IL DIRITTO COMUNITARIO ESPLICA

LA PROPRIA EFFICACIA SOPRATTUTTO IN TALI ORDINAMENTI, SARÀ COMPITO DI QUEI GIUDICI

ASSICURARE LA TUTELA DELLE SITUAZIONI GIURIDICHE INDIVIDUALI FONDATE SU DETTO DIRITTO.

INIZIALMENTE POCO DIFFUSA UNA SIMILE TUTELA SI È ANDATA ESTENDENDO GRAZIE ALL’IMPULSO

RICEVUTO DALLA GIURISPRUDENZA DELLA CORTE DI GIUSTIZIA, LA QUALE HA PROCEDUTO AD

UN’IMPORTANTE OPERA DI ELABORAZIONE DI REGOLE E PRINCIPI VOLTI A RAFFORZARE LE VIE E GLI

STRUMENTI APPROPRIATI A DETTO FINE. E LO HA FATTO, IN OCCASIONE DELL’ESERCIZIO DELLA

COMPETENZA PREGIUDIZIALE DELLA CORTE.

È INVERO PROPRIO IN TALE CONTESTO CHE LA GIURISPRUDENZA DELLA CORTE DI GIUSTIZIA HA

SANCITO I PRINCIPI DEI C.D. DEL PRIMATO E DELLA DIRETTA E IMMEDIATA APPLICABILITÀ DEL DIRITTO

COMUNITARIO TRAENDONE COME COROLLARIO, PER UN VERSO IL DIRITTO DEI PRIVATI DI INVOCARE LE

DISPOSIZIONI DI QUEL DIRITTO DINNANZI AI GIUDICI NAZIONALE, E PER ALTRO VERSO L’OBBLIGO DI

TALI GIUDICI DI DISAPPLICARE LE NORME INTERNE INCOMPATIBILI CON QUELLE DISPOSIZIONI.

MA LA CORTE NON SI È LIMITATA AD ESIGERE TALE DISAPPLICAZIONE ; ESSA HA PRETESO PRETENDE

ALTRESÌ CHE LA TUTELA GIUDIZIARIA DELLE SITUAZIONI GIURIDICHE DEI PRIVATI FONDATE SULLE

NORME COMUNITARIE SIA LA PIÙ AMPIA ED EFFICACE POSSIBILE. IN QUESTA PROSPETTIVA LA CORTE

HA FINITO QUINDI CON L’OCCUPARSI SEMPRE PIÙ DELLA PORTATA E DELLE CONDIZIONI DI QUELLATUTELA, ENUNCIANDO PRINCIPI E ORIENTAMENTI CHE SI PRESTANO AD INTERFERIRE SULLO STESSO

MODO DI ESSERE DEI MEZZI ALL’UOPO APPRESTATI DAGLI STATI NEI RISPETTIVI ORDINAMENTI.

LA CORTE HA CERCATO DI CREARE UNA CONTINUITÀ TRA L’ORDINAMENTO COMUNITARIO E QUELLI

DEGLI STATI MEMBRI PER DELINEARE UNO SCHEMA GLOBALE ED ORGANICO DI TUTELA

GIURISDIZIONALE. IN PARTICOLARE, LA COLLABORAZIONE DEI GIUDICI NAZIONALI, COME GIUDICI

DECENTRATI DEL DIRITTO COMUNITARIO.







2. L’AZIONE DELLA CORTE PER GARANTIRE LA TUTELA GIURISDIZIONALE

EFFETTIVA DEI PRIVATI. IN GENERALE.

IL PUNTO DI PARTENZA DA CUI HA PRESO SPUNTO LA CORTE È CHE IL PRINCIPIO DI TUTELA

GIURISDIZIONALE COSTITUISCE UN PRINCIPIO GENERALE DI DIRITTO COMUNITARIO CHE DERIVA DALLE

TRADIZIONALI COSTITUZIONALI COMUNI AGLI STATI, CHE È STATO SANCITO DAGLI ART 6 E 13 DELLA

CONVENZIONE EUROPEA PER LA SALVAGUARDIA DEI DIRITTI DELL’UOMO E DELLE LIBERTÀ

FONDAMENTALI.

IN NOME DEL PRINCIPIO DELL’EFFETTO UTILE DEL DIRITTO COMUNITARIO E DELL’OBBLIGO DI

COLLABORAZIONE ENUNCIATO DALL’ART 10, LA CORTE PRETENDE CHE LO STATO MEMBRO NON SOLO

ASSICURI LA PIENA APPLICAZIONE DEL DIRITTO COMUNITARIO, MA APPRESTI ANCHE E RENDA

OPERANTE UN SISTEMA DI RIMEDI E DI PROCEDIMENTI INTESI A GARANTIRE IL RISPETTO DEL DIRITTO

AD UNA TUTELA GIURISDIZIONALE.

IN MANCANZA DI UNA SPECIFICA DISCIPLINA COMUNITARIA È L’ORDINAMENTO GIURIDICO INTERNO DI

CIASCUNO STATO CHE DESIGNA IL GIUDICE COMPETENTE E STABILISCE LE MODALITÀ PROCEDURALI

DELLE AZIONI GIUDIZIALI INTESE A GARANTIRE LA TUTELA DEI DIRITTI SPETTANTI AI SINGOLI IN FORZA

DELLE NORME COMUNITARIE AVENTI EFFICACIA DIRETTA.CIÒ TUTTAVIA CON LA RISERVA CHE LA LIBERTÀ RICONOSCIUTA AGLI STATI NON SI ESERCITI IN MODO

TALE DA METTERE A RISCHIO L’EFFETTIVA E PIENA TUTELA DEI PRIVATI. SICCHÈ LA CORTE CHIARISCE

CHE QUANDO SI TRATTA DI DIRITTI FONDATI SU NORME COMUNITARIE GLI ORDINAMENTI NAZIONALI

NON SONO LIBERI DI DISPORRE COME CREDONO IN ORDINE ALLA PORTATA E ALLE MODALITÀ DI DETTA

TUTELA. IN PARTICOLARE, ESSE DEVONO ASSICURARE A QUEST’ULTIMA CONDIZIONI CHE NON SIANO

MENO FAVOREVOLI DI QUELLE CHE RIGUARDANO ANALOGHE IMPUGNAZIONI DI DIRITTO NAZIONALE E

CHE NON RENDANO PRATICAMENTE IMPOSSIBILE L’ESERCIZIO DEI DIRITTI CONFERITI DAL DIRITTOCOMUNITARIO.

LA CORTE HA RIVENDICATO UNA SORTE DI DROIT DE RENARD, AL FINE DI CONTROLLARE CHE ESSI

GARANTISCANO LE CONDIZIONI PROCEDURALI DI ADEGUATEZZA ED EFFETTIVITÀ CHE LA STESSA

CORTE DESUME DAL CORPUS DEL DIRITTO COMUNITARIO. ED IN QUESTO MODO ESSA HA FINITO COL

DELINEARE QUELLO CHE È QUALIFICATO COME STANDARD EUROPEO DI TUTELA GIUDIZIARIA.

LA CORTE HA PIÙ VOLTE PRETESO CHE SIA RICONOSCIUTO A FAVORE DELLE SITUAZIONI GIURIDICHE

UN EFFETTIVO DIRITTO ALLA PROTEZIONE GIUDIZIARIA; HA ESCLUSO CONDIZIONI DI PROVA ONEROSE;

HA FORMULATO SPECIFICHE VALUTAZIONI IN ORDINE AI TERMINI DI PRESCRIZIONE DELLE AZIONI







GIUDIZIARIE; HA POSTO LIMITAZIONI ALLA INVOCABILITÀ DI TALUNI PRINCIPI GENERALI DI DIRITTO

SUSCETTIBILI DI INCIDERE SUL RISPETTO DEL DIRITTO COMUNITARIO.

IN QUESTO MODO LA CORTE HA CREATO INTORNO ALLE SITUAZIONI GIURIDICHE TUTELATE DAL

DIRITTO COMUNITARIO UNA SOLIDA RETE DI PROTEZIONE VOLTA AD ASSICURARE IL LORO RISPETTO.

3. SEGUE: PROFILI CRITICI. IL RIESAME DELLE SENTENZE E DELLE DECISIONI

NAZIONALI DEFINITIVE. LA C.D. GIURISPRUDENZA LUCCHINI

IN UNA SERIE DI SENTENZE LA CORTE HA STABILITO CHE I PRINCIPI GENERALI DEL DIRITTO

DELL’UNIONE IMPONGONO A DETERMINATE CONDIZIONI DI RIESAMINARE UNA DECISIONE NAZIONALE

DEFINITIVA RIVELATASI CONTRARIA AL DIRITTO DELL’UNIONE E A SEGUITO DI UNA SUCCESSIVA

PRONUNCIA DELLA CORTE.

NELLA SENTENZA LUCCHINI LA CORTE HA AFFERMATO CHE IL DIRITTO COMUNITARIO OSTA

ALL’APPLICAZIONE DI UNA DISPOSIZIONE DEL DIRITTO NAZIONALE VOLTA A SANCIRE IL PRINCIPIO

DELL’AUTORITÀ DI COSA GIUDICATA QUALORA ESSO IMPEDISCA IL RECUPERO DI UN AIUTO DI STATO

EROGATO IN CONTRASTO CON LE RILEVANTI DISPOSIZIONI DEL TRATTATO. NEL CASO DI SPECIE

VENIVANO MESSE IN DISCUSSIONE NON SOLO LE FONDAMENTA DELLA DISCIPLINA COMUNITARIA

DEGLI AIUTI DI STATO, MA LO STESSO PRINCIPIO DEL PRIMATO DEL DIRITTO DELL’UNIONE.

NEL RECENTISSIMO CASO FALLIMENTO OLIMPICLUB, VENIVA IN QUESTIONE UNA PARTICOLARE

INTERPRETAZIONE NAZIONALE DEL VALORE DEL GIUDICATO ESTERNO SUSCETTIBILE DI PREGIUDICARE

IN MODO IRRIMEDIABILE IL RISPETTO DEL DIRITTO DELL’UNIONE.

4. LA TUTELA CAUTELARE

ATTENZIONE DEVE ESSERE TUTTAVIA RISERVATA AD ALCUNE MANIFESTAZIONI, IN PARTICOLARE LAPOSIZIONE ASSUNTA DALLA CORTE IN ORDINE ALLA TUTELA CAUTELARE CHE GLI STATI MEMBRI

DEVONO ASSICURARE ALLE SITUAZIONI GIURIDICHE SOGGETTIVE CHE SI BASANO SU NORME DI

DERIVAZIONE COMUNITARIA.

TALE POSIZIONE È STATA ESPRESSA NELLA SENTENZA FACTORTAME NELLA QUALE LA CORTE VENNE

INTERROGATA DAL GIUDICE IN ORDINE AL POTERE DI TALE GIUDICE DI SOSPENDERE IN VIA

PROVVISORIA L’APPLICAZIONE DELLA LEGGE CONTROVERSA, TENUTO CONTO CHE NELLA SPECIE

SIFFATTO POTERE NON ERA CONFERITO, ANZI ERA ESCLUSO. RICHIAMANDOSI ALLA SENTENZA

SIMMENTHAL LA CORTE CHIARÌ CHE L’EFFETTO DELL’ART 234 E DELLA RELATIVA PROCEDURA







SAREBBE RIDOTTO SE IL GIUDICE NAZIONALE CHE SOSPENDE IL PROCEDIMENTO NON POTESSE

CONCEDERE PROVVEDIMENTI PROVVISORI FINO AL MOMENTO IN CUI CI PRONUNCIA IN ESITO ALLA

SOLUZIONE FORNITA DELLA CORTE E CHE LA PIENA EFFICACIA DEL DIRITTO SAREBBE RIDOTTA SE UNA

NORMA DI DIRITTO NAZIONALE POTESSE IMPEDIRE AL GIUDICE DI CONCEDERE PROVVEDIMENTI

PROVVISORI ALLO SCOPO DI GARANTIRE LA PIENA EFFICACIA DELLA PRONUNCIA GIURISDIZIONALE

SULL’ESISTENZA DEI DIRITTI INVOCATI IN FORZA DEL DIRITTO COMUNITARIO . LA CORTE HA FINITO

COS’ CON L’IMPORRE FORME DI TUTELA GIUDIZIARIA VOLTE AD EVITARE CHE I PRIVATI SUBISCANO UN

PREGIUDIZIO.

NEL CASO ZUCKERFABRICK LA CORTE HA DICHIARATO CHE AD ESSERE MESSO IN DISCUSSIONE ERA UN

PROVVEDIMENTO NAZIONALE DI ATTUAZIONE DI UNA NORMATIVA COMUNITARIA DI DUBBIA

LEGITTIMITÀ. IL PROVVEDIMENTO AMMINISTRATIVO DEVE ESSERE SOSPESO IN VIA CAUTELARE PER

EVITARE IRREPARABILI PREGIUDIZI ALLE POSIZIONI GIURIDICHE DEI PRIVATI.

I PRINCIPI AFFERMATI NELLA SUDDETTA SENTENZA SONO STATI SVILUPPATI IN UNA SUCCESSIVA

PRONUNCIA DELLA CORTE CHE HA ESTESO O PRECISATO IL QUADRO DEI POTERI CAUTELARI ATTRIBUITI

AL GIUDICE NAZIONALE. LA CORTE RICONOSCE AL GIUDICE NAZIONALE LA COMPETENZA A

CONCEDERE PROVVEDIMENTI PROVVISORI NON SOLO NEGATIVI MA ANCHE POSITIVI IN QUANTO

TENDANO CIOÈ A CREARE DELLE NUOVE SITUAZIONI GIURIDICHE, CIÒ A CONDIZIONE CHE: IL GIUDICE

NUTRA GRAVI RISERVE SULLA VALIDITÀ DELL’ATTO COMUNITARIO IN CAUSA; RICORRANO GLI

ESTREMI DELL’URGENZA; IL GIUDICE TENGA CONTO DELL’INTERESSE DELLA COMUNITÀ; SIANO

RISPETTATE LE PRONUNCE DELLA CORTE O DEL TRIBUNALE DI PROMO GRADO . IN TAL MODO LA CORTE

HA VOLUTO LIMITARE GLI EFFETTI DI QUESTO DECENTRAMENTO DECISIONALE.

5. IL RISARCIMENTO DEI DANNI PROVOCATI DA VIOLAZIONI DEL DIRITTODELL’UNIONE

MA L’AZIONE DELLA CORTE NON SI È FERMATA, SI È RAFFORZATA E PRECISATA NELL’INTENTO DI

RICERCARE TUTTE LE VIE IDONEE A PERSEGUIRE L’INDICATA FINALITÀ. ECCO ALLORA CHE AFFIORANO

NELLA GIURISPRUDENZA DELLA CORTE ULTERIORI PRINCIPI E STRUMENTI DI TUTELA CHE HANNO

TROVATO LA MASSIMA ESPRESSIONE NELLA AFFERMAZIONE DEL PRINCIPIO DELLA RESPONSABILITÀ

DEGLI STATI MEMBRI PER OMESSA O INCOMPLETA O NON CORRETTA ESECUZIONE DEL DIRITTO

COMUNITARIO.







A TAL FINE LA CORTE HA AFFERMATO CHE SAREBBE MESSA A REPENTAGLIO LA PIENA EFFICACIA

DELLE NORME COMUNITARIE E SAREBBE INFIRMATA LA TUTELA DEI DIRITTI DA ESSE RICONOSCIUTI SE

I SINGOLI NON AVESSERO LA POSSIBILITÀ DI OTTENERE UN RISARCIMENTO OVE I LORO DIRITTI SIANO

LESI DA UNA VIOLAZIONE DEL DIRITTO COMUNITARIO IMPUTABILE AD UNO STATO MEMBRO.

IL PRINCIPIO SI È VIA VIA PRECISATO CON LA SUCCESSIVA GIURISPRUDENZA SIA QUANTO AL

FONDAMENTO E ALLA PORTATA DELLA RESPONSABILITÀ DELLO STATO, SIA QUANTO ALLE CONDIZIONI

IN PRESENZA DELLE QUALI QUESTA PUÒ SORGERE E ALLE MODALITÀ DELLA TUTELA. LA CORTE HA

INNANZITUTTO CHIARITO CHE IL PRINCIPIO VA APPLICATO INDIPENDENTEMENTE DALLA NATURA

DELL’ORGANO CHE HA POSTO IN ESSERE L’AZIONE O L’OMISSIONE, SICCHÈ LA RESPONSABILITÀ PUÒ

DERIVARE DALLA CONFIGURABILITÀ NEI SINGOLI ORDINAMENTI DI UN ILLECITO A CARICO DEL POTERE

LEGISLATIVO.

SECONDO LA CORTE IN CONSIDERAZIONE DEL RUOLO ESSENZIALE SVOLTO DAL POTERE GIUDIZIARIO

NELLA TUTELA DEI DIRITTI CHE AI SINGOLI DERIVANO DALLE NORME COMUNITARIE, LA PIENA

EFFICACIA DI QUESTE ULTIME VERREBBE RIMESSA IN DISCUSSIONE E LA TUTELA DEI DIRITTI CHE ESSE

RICONOSCONO SAREBBE AFFIEVOLITA SE FOSSE ESCLUSO CHE I SINGOLI POSSANO OTTENERE UN

RISARCIMENTO ALLORCHÈ I LORO DIRITTI SONO LESI DA UNA VIOLAZIONE DEL DIRITTO COMUNITARIO

IMPUTABILE A UNA DECISIONE DI UN ORGANO GIURISDIZIONALE DI ULTIMO GRADO DI UNO STATO

MEMBRO. LE DECISIONI GIUDIZIARIE POSSONO ANCHE GIUSTIFICARE UNA PROCEDURA D’INFRAZIONE A

CARICO DELLO STATO OVE AD ESSE CONSEGUA L’APPLICAZIONE DI UNA NORMA INTERNA IN TERMINI

INCOMPATIBILI CON IL DIRITTO COMUNITARIO.

LA SENTENZA TRAGHETTI DEL MEDITERRANEO HA ACCERTATO LA RESPONSABILITÀ DELLO STATO

ITALIANO PER UNA PRONUNCIA ERRATA DELLA CORTE DI CASSAZIONE AGGRAVATA DAL RIFIUTO DI

QUEST’ULTIMA DI RIMETTERE LA QUESTIONE IN VIA PREGIUDIZIALE ALLA CORTE DI GIUSTIZIA.LA CORTE HA ALTRESÌ ESCLUSO CHE UNA NORMATIVA NAZIONALE POSSA LIMITARE LA SUSSISTENZA

DELLA RESPONSABILITÀ DELLO STATO AI CASI IN CUI SIANO ACCERTATI IL DOLO O LA COLPA GRAVE

DEL GIUDICE, O ESCLUDERLA DOVE SI TRATTI DI UN ORGANO GIURISDIZIONALE DI ULTIMO GRADO , NEL

CASO CHE LA VIOLAZIONE DERIVI DA UN’INTERPRETAZIONE DELLE NORME GIURIDICHE COMUNITARIE

O DA UNA VALUTAZIONE DEI FATTI E DELLE PROVE OPERATA DA QUELL’ORGANO GIURISDIZIONALE.

QUANTO POI ALLE CONDIZIONI PER LA SUSSISTENZA DELLA RESPONSABILITÀ DELLO STATO, LA CORTE

MUOVE DALLA PREMESSA CHE IN QUESTA MATERIA LA TUTELA DEI DIRITTI ATTRIBUITI AI SINGOLI NON

PUÒ VARIARE IN FUNZIONE DELLA NATURA, DELL’ORGANO CHE HA CAGIONATO IL DANNO, SICCHÈ I







PRESUPPOSTI NON DOVREBBERO IN PRINCIPIO DISCOSTARSI DA QUELLI RILEVANO AI FINI DELLA

RESPONSABILITÀ DELLA COMUNITÀ IN CIRCOSTANZE ANALOGHE.

LA CORTE RICHIEDE IN PRINCIPIO LA SUSSISTENZA DI TRE CONDIZIONI: LA NORMA COMUNITARIA DEVE

ESSERE PREORDINATA AD ATTRIBUIRE DIRITTI A FAVORE DEI SINGOLI; DEVE TRATTARSI DI UNA

VIOLAZIONE GRAVE E MANIFESTA; DEVE ESISTERE UN NESSO DI CASUALITÀ TRA LA VIOLAZIONE

DELL’OBBLIGO INCOMBENTE ALLO STATO E IL DANNO SUBITO.

PIÙ ARTICOLATA È LA DEFINIZIONE DELLA SECONDA CONDIZIONE CHE CONSENTE DI COLPIRE LE

VIOLAZIONI QUALIFICABILI COME GRAVI E MANIFESTE. LA CORTE HA FORNITO UNA SERI DI ELEMENTI

DI VALUTAZIONE TRA I QUALI: IL GRADO DI CHIAREZZA E PRECISIONE DELLA NORMA, IL CARATTERE

INTENZIONALE, LA SCUSABILITÀ O INESCUSABILITÀ DELL’ERRORE DI DIRITTO.

LA VIOLAZIONE DEL DIRITTO COMUNITARIO È SICURAMENTE MANIFESTA E GRAVE QUANDO ESSA

CONTINUA NONOSTANTE CHE UNA SENTENZA DELLA CORTE ABBIA GIÀ ACCERTATO CHE IN

CONTESTATO COMPORTAMENTO DELLO STATO COSTITUISCE INADEMPIMENTO DI OBBLIGHI

COMUNITARI.

UNA VOLTA ACCERTATA LA VIOLAZIONE DOVRÀ POI FARSI RIFERIMENTO AGLI ORDINAMENTI

GIURIDICI NAZIONALI PER INDIVIDUARE IN CONCRETO LE CONDIZIONI E LE MODALITÀ DELL’AZIONE DI

DANNI.

6. VALUTAZIONI CONCLUSIVE. LE C.D. DISCRIMINAZIONI A ROVESCIO

GRAZIE ALLA GIURISPRUDENZA DELLA CORTE GLI STATI MEMBRI NON GODONO PIÙ DI QUELLA SORTA

DI IMPUNITÀ CHE LA MANCANZA DI CONCRETI STRUMENTI DI TUTELA AVEVA OFFERTO PER LUNGO

TEMPO ANCHE NEI CASI PIÙ CLAMOROSI DI VIOLAZIONE DEGLI OBBLIGHI IMPOSTI DAL DIRITTO

DELL’UNIONE.SE LA VIOLAZIONE RIGUARDA DISPOSIZIONI DELL’UNIONE DIRETTAMENTE APPLICABILI QUEI SOGGETTI

POTRANNO FAR VALERE LE PROPRIE PRETESE DAVANTI AI GIUDICI NAZIONALI ED ASPIRARE COSÌ AD

UNA PROTEZIONE PIENA ED EFFETTIVA. MA POTRANNO CHIEDERE ANCHE IL RISARCIMENTO DEI DANNI

SUBITI.

CIÒ DETERMINA ALL’INTERNO DI UNO STATO MEMBRO SITUAZIONI DI DISPARITÀ IN DANNO DEI

SOGGETTI DI TALE STATO CHE PUR VANTANDO LE STESSE PRETESE NON ABBIANO PERÒ FATTO USO

DELLE LIBERTÀ SANCITE DAI TRATTATI E CHE QUINDI NON POSSONO FRUIRE DEI CONSEGUENTI DIRITTI

CONFERITI DALLA NORMATIVA DELL’UNIONE COL RISULTATO CHE L’APPLICAZIONE DI QUESTA SI







TRADUCE IN SIMILI CASI IN UNA DISCRIMINAZIONE A VANTAGGIO DEGLI OMOLOGHI SOGGETTI

STRANIERI: È QUESTA LA SITUAZIONE DELLE DISCRIMINAZIONI ALLA ROVESCIA CHE COL TEMPO SI È

SEMPRE PIÙ DIFFUSA.

7. LA QUALIFICAZIONE IN ITALIA DELLE SITUAZIONI GIURIDICHE SOGGETTIVE

FONDATE SU NORME DELL’UNIONE

COME FINORA SI È VISTO NELLA GIURISPRUDENZA DELLA CORTE SI PARLA DI DIRITTI O DI POSIZIONI

GIURIDICHE INDIVIDUALI MENTRE NON SI FA MAI MENZIONE DEGLI INTERESSI LEGITTIMI.

VISTO CHE LA TUTELA RICHIESTA DALLA CORTE SI RIFERISCE IN MODO INDISTINTO A TUTTE LE

POSIZIONI GIURIDICHE DEI PRIVATI, SI È POSTA LA QUESTIONE SE NON DEBBA INDURSI DAI DESCRITTI

INDIRIZZI GIURISPRUDENZIALI ANCHE IL SUPERAMENTO DELLA DICOTOMIA DIRITTI SOGGETTIVI-

INTERESSI LEGITTIMI NEL SENSO CHE ANCHE SECONDI DOVREBBERO ESSERE VALUTATI COME DIRITTI

SOGGETTIVI.

APPARE CERTO CHE QUANDO LA CORTE AFFERMA CHE UNA CERTA DISPOSIZIONE DL DIRITTO

COMUNITARIO HA EFFICACIA DIRETTA ED ATTRIBUISCE AL SINGOLO DEI DIRITTI CHE IL GIUDICE

NAZIONALE È TENUTO A SALVAGUARDARE, ESSA NON INTENDE DARE AL TERMINE DIRITTI UNA

SPECIFICA E FORMALE VALENZA CHE NON SIA QUELLA DI POSIZIONI GIURIDICHE SOGGETTIVE.

SOTTO QUESTO PROFILO LA CORTE SI LIMITA A RINVIARE ALLA QUALIFICAZIONI ATTRIBUITE A DETTE

SITUAZIONI GIURIDICHE DAI SINGOLI ORDINAMENTI E AI MODI E ALLE FORME DI TUTELA CHE TALI

ORDINAMENTI RISERVANO ALLE MEDESIME.

I RIFLESSI NELL’ORDINAMENTO ITALIANO DELLA GIURISPRUDENZA COMUNITARIA SONO STATI

TUTT’ALTRO CHE IRRILEVANTI. LE PRIME AVVISAGLIE SI MANIFESTARONO IN SEDE DELLA DIRETTIVA

RICORSI IN MATERIA DI APPALTI PUBBLICI, IL CUI ART 2 IMPONEVA AGLI STATI MEMBRI DI ISTITUIREMEZZI E PROCEDURE IDONEI AD ASSICURARE L’OBBLIGO DI RISARCIRE I DANNI SUBITI DA QUALSIASI

SOGGETTO LESO DA UNA VIOLAZIONE DELLA DIRETTIVA O DELLE NORME NAZIONALI DI RECEPIMENTO

DELLE STESSE.

L’ART 13 SANCÌ L’OBBLIGO DI RISARCIRE IN OGNI CASO I DANNI PROVOCATI DALLE AMMINISTRAZIONI

AGGIUDICATRICI NEL CORSO DELLE PROCEDURE DI APPALTO, E SI AFFERMÒ LA COMPETENZA DEL

GIUDICE ORDINARIO PER LE RELATIVE AZIONI, PREVIO ANNULLAMENTO DELL’ATTO LESIVO DA PARTE

DEL GIUDICE AMMINISTRATIVO.






SUCCESSIVAMENTE, CON LA LEGGE 21 LUGLIO 2000, SI È ATTRIBUITA AL GIUDICE AMMINISTRATIVO

LA COMPETENZA A CONOSCERE ALTRESÌ DI TUTTE LE QUESTIONI RELATIVE ALL’EVENTUALE

RISARCIMENTO DEL DANNO E AGLI ALTRI DIRITTI PATRIMONIALI CONSEQUENZIALI.

NEPPURE TALI INTERVENTI HANNO PERÒ ELIMINATO TUTTE LE INCERTEZZE SULLA RIPARTIZIONE DI

COMPETENZE TRA GIUDICI CIVILI ED AMMINISTRATIVI; MA QUESTO RIGUARDA PROBLEMI DI DIRITTO

INTERNO. QUEL CHE INVECE PREME SOTTOLINEARE È CHE COMUNQUE, GRAZIE ALL’IMPULSO DELLA

GIURISPRUDENZA COMUNITARIA, LA TUTELA RISARCITORIA DEGLI INTERESSI LEGITTIMI SI È OGGI

IMPOSTA ANCHE NELL’ORDINAMENTO ITALIANO, MALGRADO LA LUNGA TRADIZIONE DI SEGNO

OPPOSTO.

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Adam Tizzano Parte 2