9
Andria dalle origini ai tempi nostri by Pietro Petrarolo Review by: Francesco Panarelli Aevum, Anno 67, Fasc. 2 (maggio-agosto 1993), pp. 423-430 Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore Stable URL: http://www.jstor.org/stable/20860269 . Accessed: 15/06/2014 23:15 Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at . http://www.jstor.org/page/info/about/policies/terms.jsp . JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range of content in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new forms of scholarship. For more information about JSTOR, please contact [email protected]. . Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore is collaborating with JSTOR to digitize, preserve and extend access to Aevum. http://www.jstor.org This content downloaded from 188.72.126.88 on Sun, 15 Jun 2014 23:15:28 PM All use subject to JSTOR Terms and Conditions

Andria dalle origini ai tempi nostriby Pietro Petrarolo

Embed Size (px)

Citation preview

Page 1: Andria dalle origini ai tempi nostriby Pietro Petrarolo

Andria dalle origini ai tempi nostri by Pietro PetraroloReview by: Francesco PanarelliAevum, Anno 67, Fasc. 2 (maggio-agosto 1993), pp. 423-430Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro CuoreStable URL: http://www.jstor.org/stable/20860269 .

Accessed: 15/06/2014 23:15

Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at .http://www.jstor.org/page/info/about/policies/terms.jsp

.JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range ofcontent in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new formsof scholarship. For more information about JSTOR, please contact [email protected].

.

Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore is collaborating with JSTOR todigitize, preserve and extend access to Aevum.

http://www.jstor.org

This content downloaded from 188.72.126.88 on Sun, 15 Jun 2014 23:15:28 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 2: Andria dalle origini ai tempi nostriby Pietro Petrarolo

RECENSIONI 423

mondo. Nel '700 Giorgio Giulini, nelle sue Memorie, ad annum 1136, parlando della

fondazione del cenobio cisterciense, si riferiva alle fonti edite dal Puricelli e dalPUghelli, in quanto ?1'archivio per un fatale incendio non e gran tempo ch'e stato consumato e distrut to? (p. XIX). Alia fine del secolo, negli anni che precedono le soppressioni napoleoniche, Angelo Fumagalli e Giovanni Venini, rappre sentanti delP ultima tradizione di monaci eru

diti, elaboravano il progetto di una storia dei monasteri cisterciensi della Lombardia, cor

posa opera prospettata ma mai realizzata. II monastero di Morimondo si avvio a diventare

oggetto di specifica indagine nei decenni tra '800 e '900, e contributi di una certa ampiez za sulle sue vicende si ebbero attorno agli an

ni '20. Solo negli anni '50 il panorama sto

riografico di Morimondo si arricchi di appor ti scientificamente significativi, con gli studi di storici quali Leclercq e De Gaiffer. Ulti mamente i contributi di Piero Zerbi, Elisa Occhipinti e Mirella Ferrari, mediante un piu ampio e preciso ricorso alle fonti, hanno per messo di inquadrare Pesperienza monastica di

Morimondo nel contesto piu generale del mo

nachesimo cisterciense e di definirne le pecu liarity spirituali, economiche, politiche, cultu

rali. In conclusione P opera, risultato di un im

pegno intelligente e scrupoloso oltre che di un rigore metodologico pienamente acquisito,

rappresenta un proficuo punto di riferimento

per nuovi filoni di studio e per campi di in dagine ancora inesplorati. In attesa del secon do volume annunciato da Ansani nelle pagine introduttive.

GlOVANNA FORZATTI GOLIA

Pietro Petrarolo, Andria dalle origini ai

tempi nostri, Bari, Sveva Ed., 1990. Un vol. di pp. 252.

L'A. del volume non si considera certo un

'professionista' degli studi storici, ne tanto meno e inserito nei ranghi accademici, e la sua opera

? al di la di risultati che egli stes so non esita a definire talvolta forzatamente

?imprudenti? o ?superficiali? (p. 5) ? rin

verdisce infatti una tradizione un tempo fio rente nel campo degli studi storici, quella dei professori liceali, che, appoggiandosi alle pic cole societa storiche o alle istituzioni culturali

locali, continuavano a coltivare i propri inte ressi di ricerca, volgendo

? anche per ovvi

motivi pratici ? la propria attenzione alia re

gione di residenza. E il caso di Augusto Li zier, settentrionale trapiantato temporanea mente nel Sud, sta a dimostrare che non era necessariamente Pamore del proprio campani le a spingere questi professori verso Pindagi ne storica l.

Negli ultimi decenni sia per le riforme del sistema scolastico e di quello universitario, sia per la crecente 'specializzazione' della ri cerca storica ? che finisce per allontanare in vece che attrarre i possibili 'cultori della ma

teria' ?, sono spesso mancati proprio i con

tributi di validi ricercatori locali, di eruditi appassionati della storia delle proprie contra

de, rendendo ancora piu problematico ? nel

caso dell'Italia meridionale ? il raccordo tra

la storia del Regno e quella delle singole pro vince. Eppure Futility di questo tipo di ricer che risulta evidente se si scorrono le opere di studiosi non accademici, che hanno fatto in

passato di una regione il costante punto di ri ferimento delle loro ricerche: esemplari resta no i contributi offerti dagli studi di France sco Scandone per 1'Irpinia o di Alfredo Zazo

per il Sannio. Sicuramente l'opera di Petrarolo non pre

tende dal suo canto di offrire uno studio

completo, approfondito e problematico di tutte le vicende di Andria nel corso di dieci secoli, anche per le difficolta che inevitabil

mente si incontrano nel condurre una ricerca in modo isolato, senza poter contare sull'ap poggio di validi istituti di ricerca. L'A. ha dunque dovuto optare per una ricostruzione della storia andriese che fosse complessiva e

'narrativa', raggiungendo un'impostazione piu critica e problematica per quei periodi

?

come sottolinea Cinzio Violante, andriese e

prefatore del volume ? che offrono una

maggiore accessibility documentaria e sui

quali l'A. aveva gia condotto in passato delle ricerche personali: il periodo della Rivoluzio ne Napoletana, dominato dala personality di Ettore Carafa, e la vita politica andriese nel

periodo post-unitiario. Lo scopo e in fondo

1 II Lizier e autore di una monografia che tutto ra costituisce, nonostante i suoi limiti metodologici e di approccio alia documentazione, un valido pun to di riferimento per la storia delle strutture agrarie

meridionali: Economia rurale dell'eta prenormanna nelVItalia meridionale, Palermo 1907. Sui limiti del F opera si possono leggere le osservazioni espresse da M. Del Treppo, Medioevo e Mezzogiorno: ap punti per un bilancio storiografico, proposte per un'interpretazione, in Forme di potere e strutture sociali in Italia nel Medioevo, a cura di G. Rosset

ti, Bologna, II Mulino, 1977, 250-251.

This content downloaded from 188.72.126.88 on Sun, 15 Jun 2014 23:15:28 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 3: Andria dalle origini ai tempi nostriby Pietro Petrarolo

424 RECENSIONI

quello di offrire appunto una narrazione

scorrevole e apparentemente unitaria, ma an

che severa nei confronti di certa tradizione

locale, quale stimolo a che altri proceda al

l'approfondimento dei singoli aspetti della storia cittadina, o perlomeno contribuisca a

?meglio orientare la memoria storica? dei

concittadini andriesi, accompagnandoli per mano in un percorso storico-artistico tra mo

numenti ed edifici della loro citta (Prefazio ne, p. 8).

Un limite oggettivo, da questo punto di vi

sta, resta purtroppo la scelta da parte delPA. di privare il testo del necessario corredo di

note, come pure una certa imprecisione nel

l'indicare le fonti delle notizie riportate, man

canze che rendono problematica una rapida verifica delle affermazioni sostenute. Viene meno talora quello che e uno dei punti di forza delle opere di storia locale: la citazione e Putilizzazione di fonti e bibliografia di tra dizione strettamente locale e altrimenti diffi

cilmente accessibili2. Va riconosciuto comun

que che nella seconda parte del volume, rela

tiva all'eta moderna ? sulla quale non ci

soffermeremo ?, PA. si muove con maggio re disinvoltura, avendo consultato, per questo

periodo, almeno parte della documentazione

archivistica conservata nella citta. In questa sede ci limiteremo a segnalare al

cune necessarie precisazioni per il periodo della dominazione normanna, cioe, per quei decenni che videro il rapido emergere della

citta, utilizzando bibliografia e fonti esistenti, e a volte non note al nostro A.

La storia della cittadina pugliese e difatti strettamente legata a quella dei cavalieri nor

manni giunti in Italia alle soglie dell'XI seco

lo, quando Pattuale Andria era ancora un

semplice casale. Va dato atto al Petrarolo di non essersi lasciato irretire dalle numerose

tradizioni locali relative a leggendarie ed anti

che origini della citta, per fermare invece la sua attenzione sulla prima attestazione della

esistenza di un ?locus Andre? risalente al pri mo decennio del X secolo. Nel 915 Pietro di Landone restitui a Maiolo di Ratiperto dei beni ?in loco Tretasi?, beni che quest'ultimo

gli aveva donato quattro anni prima; tra i fi

deiussori compare un Adelprando di Radelm

prando ?ex loco Andre? 3. E evidente dunque come nel X secolo Andria rappresentasse un

semplice casale e non venisse in nulla distinto da quelli circostanti come Tretaso e Trimog gie, che pure sono attestati a partire dal IX

secolo; mentre l'onomastica dei partecipanti alPatto lascia intendere una larga

? e ovvia ?

predominanza delFelemento longobardo. Tra questa data e la meta del secolo successi ve non vi sono molte tracce della primitiva comunita andriese; e un segno della sua scar sa importanza in relazione ai vari casali cir

costanti, sottoposti ecclesiasticamente e politi camente alia piu attiva ed affermata citta di Trani.

Le uniche testimonianze provengono dal Parchivio e dalle cronache cassinesi in quanto i monaci del cenobio benedettino si preoccu parono, a partire dal 948, di farsi confermare la serie di beni che avevano in Puglia. ?In

villa Andre? i cassinesi ebbero tra X e XI se

colo il possesso di alcune vigne ed oliveti, ma non ci pare che si possa da cio inferire la

presenza nei pressi del casale di una grangia monastica, che non e ricordata espressamente dai documenti in questione, come avviene in vece per altri insediamenti. La presenza fra

questi della chiesa rupestre di S. Salvatore nei

pressi di Minervino e di quella di S. Benedet to a Canosa poteva verosimilmente garantire ai monaci Pesercizio di un adeguato controllo sulle terre che si trovavano presso Andria 4.

Solo con Parrivo dei Normanni Andria si avvio ad assumere un ruolo predominante tra i casali circostanti, prima come borgo fortifi

cato, poi come sede comitale e vescovile. L'i nizio della sua fortuna si deve, secondo il racconto di Guglielmo Appulo, a Pietro, fi

glio di Amico, che fece del casale, da lui for tificato insieme a Bisceglie, Barletta e Corato, uno dei capisaldi militari per giungere alia

2 La fonte per le notizie riportate dal Petrarolo

per il periodo medioevale sembra essere nella gran parte dei casi Vopera di un altro studioso locale, P.

Barbangelo, Andria nel Medioevo. Da 'locus' ro

mano-longobardo a 'contea' normanna, Andria 1985.

3 Cfr. A. Prologo, Le carte che si conservano nell'Archivio Metropolitano della citta di Trani, Barletta 1877, doc. 4, 26; Id., / primi tempi della citta di Trani, Giovinazzo 1883 [rist. anast. Bolo

gna 1981], 131. 4 Cfr. Chronica Monasterii Casinensis, ed. H.

Hoffmann, MGH, SS, XXXIV, Hannover 1980, p. 149 per la conferma nel 948; altre conferme vengo no fatte nel 1000, 1011 e 1032 dai catepani baresi

(cfr. F. Trinchera, Syllabus Graecarum Membra narum, Napoli 1865, n. 12, 11; n. 14, 14; n. 23, 25), nelle quali Andria viene sempre indicata come

'locus', 'villa' o 'chorion'. La tesi di un insedia mento cassinese in Andria e sostenuta dal Barbage lo {Andria dalle origini, 47), facendolo risalire anzi all'VIII secolo, ma senza elementi per suffragare questa ipotesi.

This content downloaded from 188.72.126.88 on Sun, 15 Jun 2014 23:15:28 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 4: Andria dalle origini ai tempi nostriby Pietro Petrarolo

RECENSIONI 425

conquista della stessa Trani, secondo gli ac

cordi intervenuti tra i primi dodici capi nor

manni a Melfi nel 1042. Nonostante le prete se che Pietro e i suoi primi discendenti avan zarono continuamente verso Trani, non pare che questa citta sia mai entrata stabilmente

nei loro possessi, a differenza dei centri mi

nori che facevano corona alPimportante por to pugliese 5.

A Pietro I di Andria successe tra il 1059 e il 1064 il figlio Pietro II, il quale riusci nel 1072 ad assicurarsi anche la signoria su Ta

ranto, citta che era stata conquistata dal fra

tello Goffredo morto in quell'anno; profit tando della minore eta del nipote ed erede di

retto, Riccardo, Pietro II estese cosi il con

trollo a Taranto e alle vicine Mottola e Ca

stellaneta. Owiamente Punione nelle mani di

Pietro II di queste citta, unite a quelle della contea di Andria (Bisceglie, Corato, Barletta) costitui motivo di attrito continuo con Ro

berto il Guiscardo, del quale peraltro i di

scendenti di Amico e Pietro I mal sopporta vano Pautorita. Proprio in seguito ai reiterati tentativi di rivolta da parte di Pietro II insie

me al cugino Amico di Giovinazzo, il Gui

scardo intervenne fermamente nel 1060, to

gliendo in forma definitiva la citta di Trani a Pietro II e assegnandola al nipote di questi; ma gia dalla prima ribellione del 1073 la citta di Trani era stata sottratta al controllo di

Pietro II, che la riconquisto solo per brevi

periodi fino al 1080; nella realta la sede della contea non fu forse mai ? se non nominal

mente ? in Trani, che per suo verso mante

neva una certa autonomia, lasciando in vita dei legami di dipendenza da Bisanzio 6.

Con il nuovo conte, Riccardo I, la sede del centro comitale divenne definitivamente An

dria, mentre Trani era divenuta sin dal 1073 terra ducale. L'esistenza di questo conte Ric cardo e ritenuta ipotetica dal Petrarolo, men

tre e invece attestata tra il 1089 e il 1120 in vari documenti. Quasi tutti sono di dubbia

autenticita, ma la concentrazione in questi anni di falsi di provenienza diversa che ricor

dano la presenza di un conte Riccardo in An

dria non puo essere casuale e sembra ad ogni buon conto confermarne l'esistenza, anche se

restano molto incerti gli estremi cronologici del suo governo nella citta, da collocarsi tra

la fine dell'XI e l'inizio del XII secolo 7.

5 La testimonianza di Gugliemo di Puglia sul ruolo avuto da Pietro di Amico nella creazione di una 'citta' andriese e esplicita: ?edidit hie (Petrus) Andrum, fabricavit et inde Coretum/Buxilias, Ba rolum maris edificavit in oris? (Guillaume de

Pouille, La geste de Robert Guiscard, a cura di M. Mathieu, Palermo 1961, 132), dove non e da

intendersi una vera fondazione delle citta in que

stione, ma una loro fortificazione ed eventuale am

pliamento. Per le vicende dei discendenti di Amico e del primo periodo della contea di Andria/Trani

cfr., E. Cuozzo, // ?Breve Chronicon Northmanni

cum?, ?Bullettino dell'Istituto Storico Italiano per il Medioevo?, 83 (1971), 190-232 passim; W. Jahn, Untersuchungen zur normannischen Herrschaft in Suditalien (1040-1100), Frankfurt a.M.-Bern-New

York-Paris, Peter Lang, 1989, in part. 202-213. 6 Per le rivolte del 1073, 1078 e 1080 cfr. Guil

laume de Pouille, Le geste, 184-186, 202; Amato di Montecassino, Storia de' Normanni, ed. V. De

Bartholomeis, Roma 1935 (FSI 76), 292-296. Cuoz^

zo (// ?Breve Chronicon?, 190, 217-219, 224-5) sot tolinea come fosse stato proprio il desiderio di mantenere anche la signoria su Taranto a spingere Pietro II a continuare la lotta contro il Guiscardo pure quando gli altri baroni ribelli si erano piegati alia autorita del duca. Jahn (Untersuchungen, 203) sostiene in maniera convincente che Trani non fu

mai sede della contea di Pietro I, ma solo soggetta al pagamento di tributi o a scorrerie. Per le vicende della contea di Andria molto utile e un altro studio dello stesso Cuozzo (Ruggiero, conte di Andria. Ri cerche sulla nozione di regalita al tramonto della monarchia normanna, ?Archivio Storico per le Provincie Napoletane?, n.s. 20 [1981] 129-168), che non e noto al Petrarolo. Con molta cautela va dun

que utilizzato 1'elenco dei conti che egli fa a p. 36, soprattutto per le datazioni.

7 Lo Chalandon segnalava la presenza di un Riccardo conte di Andria in tre documenti, nel

1089, nel 1093 e nel 1096, ? anche se riconosceva

egli stesso che si tratta nei primi due casi di palesi falsificazioni [Histoire de la domination normande en Italie et en Sicile, Paris 1907, II, 208. Cfr. stes so giudizio sui documento del 1089 in Le pergame ne di S. Nicola di Bari. II periodo normanno.

1075-1194, ed. F. Nitti Di Vito, Bari 1902 (Codice Diplomatico Barese, 5), n. 14, 27]

? ed infine in un documento del 1120 proveniente da Troia (I, p. 321). Quest'ultimo documento pero, secondo la re cente edizione curata da Jean-Marie Martin Le chartes de Troia (1024-1266), Bari 1976 (Codice Di

plomatico Pugliese, n, 43), 168-171], non contiene alcuna menzione di un conte Riccardo di Andria. Cuozzo (Ruggiero Conte d'Andria, 160) sostiene la continuity con questo conte Riccardo ? che sareb be figlio di Pietro I di Taranto e nipote di Pietro di Trani ? della famiglia degli Amico nel controllo della contea. II Petrarolo invece afferma trattarsi di un personaggio inesistente, poiche segue le indica zioni del Barbangelo (Andria nel Medioevo, 89-91), il quale non conosce i documenti citati dallo Cha

landon, ma altri che in effetti non meritano alcuna

attendibilita, in quanto sovrappongono il dominio di Riccardo a quello del predecessore Pietro II.

This content downloaded from 188.72.126.88 on Sun, 15 Jun 2014 23:15:28 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 5: Andria dalle origini ai tempi nostriby Pietro Petrarolo

426 RECENSIONI

II nuovo centro si affermd rapidamente co

me caposaldo militare e rifugio sicuro per i suoi conti, impegnati in una lotta continua contro gli Altavilla; Pietro II ne fece la sua roccaforte nel 1072, quando da Andria prov vide a mobilitare le risorse militari della sua

contea contro il Guiscardo e alPinizio delP an no successivo, assediato in Corato, prefer! ri

fugiarsi nell'altro suo ?castrum?: ?moenibus

Andri/Excipitur tutus? 8.

Grazie alia sua posizione strategica, al limi te delle ultime alture delle Murge verso Tra

ni, e al suo essere fin dalla meta delPXI seco

lo la sede effettiva del comitato, Andria co

nobbe in questi anni un rapido sviluppo. Tra

sformato da semplice casale in ?castrum? dai due conti Pietro, gia nel 1073 un Dummando

figlio di Gizzone si dichiarava ?de civitate Andre?, mentre il suo futuro consuocero Ri sando proveniva ?de civitate Trani? ed era fi

glio di un Giaquinto ?de loco Casamaxima?, da dove provenivano anche i genitori dei due

fideiussori di Risando. L'equiparazione, nel

documento, tra Andria e Trani e la loro dif

fer enziazione rispetto ad un semplice ?locus?, ci assicura che in Andria si stavano gia svi

luppando quelle istituzioni politiche ed eccle siastiche che connotavano una ?civitas?, an

che se non abbiamo notizie precise sulla esi stenza di un vescovado autonomo in questo

periodo 9.

Gettate le basi per il futuro sviluppo du rante i primi decenni della conquista norman

na, la seconda fase della ascesa di Andria si realizzo in concomitanza con la conquista del 'Ducatus Apulie' da parte di Ruggero II. A lui si oppose infatti ripetutamente Goffredo, divenuto conte di Andria forse dopo il 1120, successore ?

probabilmente figlio ? di Ric

cardo 10. Dopo averlo sconfitto gia nelle pre cedenti rivolte del 1127 e del 1131, Ruggero II, di fronte all'ennesima ribellione da parte di Goffredo, provvide nel 1133 ad imprigio narlo e a farlo spedire in Sicilia, di dove non

fece piu ritorno 11. Fu questo sicuramente il momento di svol

ta e di rottura nella gestione della contea di

Andria, quando venne spezzato, dopo quasi un secolo, il controllo esercitato dai discen denti di Amico, che ricollegavano il loro po tere ad una conquista compiuta autonoma mente rispetto agli Altavilla di Palermo e che, come altri ceppi baronali del Ducato di Puglia, mai si adattavano ad accettare il po tere di Ruggero. Molto vi era ancora delPor

goglio di chi aveva partecipato ? o era di

scendente diretto di uno dei partecipanti ?

alia conquista delle terre meridionali tra il 1040 e il 1050, come emerge dalle parole che

Guglielmo Appulo attribuisce a Pietro II di Trani; quando nel 1072 il Guiscardo gli chie se la restituzione della signoria di Taranto, che non gli era stata assegnata dal duca, ?ipse (Petrus) negavit/Reddere quae fuerant armis superata paternis? 12. II Guiscardo non

poteva richiedere e pretendere obbedienza da chi occupava delle terre conquistate con le ar mi in pugno dal proprio genitore. Un genito re, d'altra parte, che aveva dovuto ?obtorto collo? accettare l'amicizia del Guiscardo, do

po esserne stato sconfitto nel 1059: ?Tant

persecuta Robert Pierre jusque a tant que

8 Guillaume de Pouille, La geste, 184, 186; Amato, Storia de' Normanni, 296.

9 / documenti storici di Corato, (Codice Diplo matic? Barese, 9) n. 6, 7-9. Come ?civitas? Andria viene indicata anche in documenti di poco posterio ri: Ibid, aprile 1101, n. 15, 25; gennaio 1104, n. 16, 26; gennaio 1104, in Prologo, Le carte dell'Archi vio del Capitolo di Trani, n. 26, 70. Da notare che nei primi documenti vengono scambiate delle terre in ?cluso montis Faraonis?, nei pressi di quella

motta presso la via Traiana, detta nel dialetto an driese monte 'Guaraugnaune', e che (come ricorda Violante nella Prefazione all'opera di Petrarolo, 10) costituisce un toponimo di chiara derivazione ger manica; abbastanza singolare risulta la precoce cor rezione del termine nell'improbabile ?Faraone? che tuttora da il nome alPaltura, mentre quella piu an tica di ?Guaragnone? ricompare in un documento del 1307 in una definizione di confini (Codice Di

ploma tico Barlettano, a cura di S. Santeramo, I, Barletta 1924, n. 132, 321). L'altura era anche sito di una fortificazione di un certo rilievo risalente al meno alia meta del XII secolo, come attesta una lettera di Innocenzo IV del 1252, nella quale si ri corda un castello ?Guaranionis? tenuto in prece denza da Ruggero di Andria e poi ceduto nel 1197 da Costanza d'Altavilla agli Ospitalieri (D. Vendo

la, Documenti tratti dai Registri Vaticani relativi alia Puglia, I, Trani 1940, 211, n. 261).

10 La data 'post quern' del 1120 era stata fissata in base alia errata lettura fatta dallo Chalandon del documento dell'archivio capitolare di Troia (cfr. su

pra), per cui non ha piu valore determinante. Non vi e d'altra parte motivo di sostenere che questo Goffredo fosse figlio di Goffredo IV di Conversa no, come fa il Petrarolo, sempre sulla scorta del

Barbangelo (Andria nel Medioevo, 93), mentre ci pare molto piu realistica l'ipotesi di Cuozzo (Rug giero, conte d'Andria, 160) che egli fosse figlio del suo predecessore diretto.

11 Cfr. Annales Casinenses, MGH, SS, XIX, 309; Chalandon, Histoire de la domination, II, 14-29.

12 Guillaume de Pouille, La geste, 184.

This content downloaded from 188.72.126.88 on Sun, 15 Jun 2014 23:15:28 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 6: Andria dalle origini ai tempi nostriby Pietro Petrarolo

RECENSIONI 427

Pierre requist la amistie de Robert et Robert par priere d'autres seignors li concedi son

amistie? 13. Non era un caso se i discendenti

di Amico stabilitisi in Andria restarono sino al 1133 una minaccia costante per l'afferma

zione del predominio degli Altavilla; tra il 1040 e il 1079 essi rappresentarono ?die ma

chtigsten Herren? nel Ducato e ambirono a

sostituire gli stessi Altavilla nel ruolo di 'lea

der' del gruppo normanno 14. Ruggero II, li

beratosi definitivamente di Goffredo, pote non solo affermare per la prima volta il do

minio degli Altavilla sulla citta, ma anche

procedere ad una risistemazione del territorio

della contea, seguendo gli stessi criteri di ra

zionalizzazione ed unificazione dei distretti

amministratitivi del Regno appena costituito, dei quali il Catalogus baronum ci off re un'immagine abbastanza precisa, anche se di

qualche decennio posteriore. In coincidenza con questo processo di rior

dinamento, le prime attestazioni dell'esistenza

di un vescovo in Andria risalgono al periodo del regno di Ruggero II. Non e possibile sta

bilire con precisione quando Andria venne

elevata a sede vescovile, anche se e da presu mere che cio avvenisse prima della fine del

l'XI secolo, pur tenendo presente che di una

diocesi di Andria suffraganea di Trani si par la esplicitamente solo nel 1120 15. Nel caso di

Andria abbiamo comunque un perfetto paral lelismo tra l'evoluzione delle strutture politi che e quelle civili, per cui alia sede del conte si affianco ben presto anche quella di un ve

scovo proprio, sia pur sottomesso come suf

fraganeo alParcivescovo di Trani. La coinci

denza tra le due sedi era comunissima nel Re

gno, e non e da escludere un interessamento diretto da parte di Ruggero II, una volta ri

preso il controllo della citta e della contea, e

che Andria si adeguasse al modello piu cor

rente 16.

Purtroppo non solo le origini della sede ve

scovile di Andria sono incerte, ma anche per il periodo immediatamente successivo le noti zie sono particolarmente scarne e permettono a malapena una ricostruzione della serie epi scopale. L'unica eccezione e costituita dal ve

scovo Riccardo, di origine inglese, attestato tra il 1158 e il 1196, il quale pero fu per al

meno un decennio sicuramente lontano dalla sua sede, poiche la sua presenza e documen tata in Palestina tra il 1158 e il 1164, mentre risulta in Italia solo a partire dal 1179, quan do viene segnalato tra i partecipanti al Conci lio Lateranense III. E possibile che la lunga permanenza in Palestina non sia stata volon taria e che il vescovo Riccardo fosse rimasto coinvolto nella rivolta del 1155 ? che costo

la vita proprio al conte di Andria ? e quindi inviato in esilio da Guglielmo I; il suo ritor

no, avvenuto sicuramente dopo il 1164 si po trebbe ancora spiegare con la politica di paci ficazione voluta dalla reggente Margherita 17.

E possibile che sia stata proprio la memo

ria di questo vescovo Riccardo, di origine nordica, esiliato per almeno un decennio in

Oriente, ad aver alimentato la fantasia degli andriesi e arricchito di altri particolari la leg

genda di san Riccardo, presunto vescovo in

glese di Andria nel V secolo, le cui reliquie furono rinvenute pero solo nel 1438 ad opera del duca Francesco II del Balzo (Petrarolo, Andria, p. 59). Se ormai la storiografia non da piu alcun credito alia narrazione della vita di san Riccardo protovescovo di Andria, fat ta comporre dallo stesso duca Francesco, non

altrettanto pacifica e Pidentificazione col Ric cardo vescovo nel XII secolo. E possibile

?

abbiamo detto ? una intersezione tra le vi

cende dei due personaggi, ma non paiono es

13 Amato, Storia de' Normanni, 188. 14 La tesi di una originaria autonomia e di un

reciproco rispetto tra i primi dodici capi normanni, in conseguenza dell'accordo del 1042, e stata riba dita da Wolfgang Jahn (Untersuchungen, 91-130), assegnando un ruolo particolare ai conti di Andria, che con i due Pietro ambirono alia successione a

Drogone e Umfredo di Altavilla. 15 Italia Pontificia, IX: Samnium-Apulia-Luca

nia, ed. W. Holtzmann, Berolini 1962, 292, 307; Andria si trova menzionata pure in alcuni dei privi legi pontifici per gli arcivescovi di Bari e di Trani nell'XI secolo, quando da parte delle due sedi si ri corse spesso alia creazione di falsi o all'utilizzazio ne di documenti rifiutati e non perfezionati dalla

cancelleria pontificia, pur di veder riconosciuta una

sfera d'influenza sempre piu ampia e a danno della sede concorrente. Sulla intricata rete dei rapporti tra le arcidiocesi di Bari e Trani si rimanda ad A.

Pratesi, Alcune diocesi di Puglia nell'eta di Rober to il Guiscardo: Trani, Bari e Canosa tra greci e

normanni, in Roberto il Guiscardo e il suo tempo. Atti delle prime giornate normanno sveve, Roma

1975, 225-242.

16 Cfr. CD. Fonseca, Particolarismo istituzio nale e organizzazione ecclesiastica del Mezzogiorno medievale, Galatina, Congedo, 1987, 93-95.

17 Cfr. N. Kamp, Kirche und Monarchic im

staufischen Konigreich Sizilien, II, Munchen 1975, 563. Da ricordare che Holtzmann (Italia Pontificia, IX, 307) propone per il 1137 e per il 1144 il nome del vescovo andriese Leone, traendolo dal Chroni con monasterii S. Stephani ad rivum maris, sulla cui autenticita esistOno pero molti dubbi.

This content downloaded from 188.72.126.88 on Sun, 15 Jun 2014 23:15:28 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 7: Andria dalle origini ai tempi nostriby Pietro Petrarolo

428 RECENSIONI

serci elementi per affermare che una qualche forma di culto nei confronti del Riccardo del

XII secolo fosse tributata dagli andriesi pri ma deWinventio operata dai Del Balzo 18.

Anche la situazione degli insediamenti mo

nastici non off re argomenti che lascino sup

porre un particolare sviluppo della presenza

religiosa nel territorio della nascente diocesi.

Lasciando da parte i presunti stanziamenti

cassinesi, l'unico monastero fondato con ve

rosimiglianza tra il 1090 e il 1120 e quello maschile di S. Maria del Monte, che conobbe una certa prosperity nel corso del XII secolo, ma era comunque extraurbano ed inserito al

Tinterno del territorio della ?civitatis tranen

sis? 19; mentre dipendente da un monastero

tranese, quello di S. Maria di Colonna, era la

chiesa suburbana di SS. Filippo e Giacomo 20.

Pure Pestensione territoriale della contea, nonostante Papparente anomalia, presenta delle affinita con quella di importanti contee vicine; era infatti di estremo interesse per il

duca di Puglia prima e per i re di Sicilia do po, mantenere uno stretto controllo sulle vie di comunicazione tra la Calabria e la costa

pugliese, e costituire allo stesso tempo delle

cerniere di sbarramento contro un eventuale attacco dal versante adriatico. Di qui la strut

tura allungata e sfilacciata della nostra con

tea, che risulta infatti divisa in due nuclei

principali, Puno intorno ad Andria, compren dente anche il vicino centro di Minervino, Paltro situato molto piu a sud, al confine tra Lucania e Calabria, sui versante jonico. Qui infatti erano sottoposte al conte di Andria i

centri di Sant'Arcangelo (PZ), Policoro (MT), Roccanova (PZ) e Colobraro (MT), di dove si controllava Paccesso alle due vallate

del Sinni e dell'Angri21. L'importanza strate

gica della contea dovette spingere gli stessi sovrani a mantenere per lunghi periodi di

tempo un controllo diretto su di essa, affi

dandone Pamministrazione a loro funzionari; cosi successe infatti dopo il 1133, quando per quasi quindici anni la contea resto con ogni probability vacante. Solo nel 1147 Ruggero II si decise a concederla ad un cavaliere di pro vata fedelta, Riccardo di Lingevres, quale ri

compensa per il valore dimostrato durante la

spedizione contro Tripoli dell'anno preceden te. La scelta non si rivelo errata, visto che Riccardo (II) perdette la vita, pare per mano

di un prete di Trani, nel 1155 proprio com

18 Sulla identificazione tra i due Riccardo cfr.

Kamp, Kirche und Monarchic, II, 563. Una visione d'insieme del problema si trova nella voce di G. Ruotolo in Bibliotheca Sanctorum, XI, Roma

1968, coll. 162-165, che pero non solo concorda nel l'identificare i due Riccardo, ma pare sostenere una

certa continuita nel culto per il vescovo Riccardo anche nel XIII e XIV secolo, fino a quando i Dal Balzo se ne sarebbero appropriati, retrodatandone

semplicemente l'esistenza di oltre sette secoli. Ma, a nostro parere, un culto vissuto e praticato per oltre due secoli avrebbe lasciato qualche

? sia pur mini ma ? traccia ed avrebbe comunque influenzato piu direttamente la formazione del dossier agiografico. In realta la creazione del culto di san Riccardo sembra conciliarsi perfettamente sia con Paspirazio ne cittadina ad avere un santo patrono proprio

?

come i piu importanti centri vicini avevano gia da secoli ? sia con la politica religiosa dei Del Balzo che (come ha ricordato Cosimo Damiano Fonseca nella relazione di presentazione del volume di Pe

trarolo, ora edita in ?La Voce di Andria?, n. 50, marzo-aprile 1991, 25) si resero artefici in quegli anni del ritrovamento a Galatina delle relique di santa Caterina di Alessandria. Lo stesso duca Fran cesco II mori in fama di santita e fu l'autore della lettera ? che ebbe notevolissima diffusione in Eu

ropa ? nella quale si descrive la visita che Nicolo

V avrebbe fatto alle reliquie di san Francesco in Assisi (cfr. F. Petrucci, Francesco II del Balzo, in

Dizionario Biografico degli Italiani, 36, Roma

1988, 312-313), rendendoci ancora piu scettici sulla

genuinita del contenuto del dossier su san Riccardo fatto da lui redigere (Ada Sanctorum, iunii II, Pa

rigi 18673, 242-248). 19 Si tratta del monastero sul cui sito venne poi

edificato il piu famoso Castel del Monte; anche di esso non si conservano fondi documentari. Dato il

toponimo e l'assenza completa di tracce degli anti chi edifici, concordiamo con le osservazioni esposte dal Petrarolo sull'ubicazione del monastero, che ve rosimilmente si trovava sulla cima del colle su cui si

erge ora il castello federiciano, piuttosto che in bas

so, presso un'attuale masseria (Andria dalle origini, 183-192). Sulle vicende del monastero cfr. anche

Monasticon Italiae III: Puglia e Basilicata, a cura di G. Lunardi-H. Houben-G. Spinelli, Cesena 1986, 29, n. 8.

20 Cfr. Prologo, Le piu antiche carte del Capi tolo di Trani, n. LXVI, p. 141, anno 1175.

21 Cfr. Catalogus Baronum, a cura di E. Jami son, Roma 1972 (FSI 101), nn. 72-88; E. Cuozzo, Catalogus Baronum. Commentario, Roma 1984

(FSI 101**), n. 72, 24; struttura simile avevano an che le contee di Gravina e di Conversano. Lo stes so Cuozzo (Ruggiero conte d'Andria, 160) ritiene

comunque che la struttura della contea fosse stata ideata gia ai tempi del Guiscardo, dopo il 1080, an che se la documentazione in proposito e pratica mente inesistente; piu scettico a questo riguardo e

Jahn, Untersuchungen, 209.

This content downloaded from 188.72.126.88 on Sun, 15 Jun 2014 23:15:28 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 8: Andria dalle origini ai tempi nostriby Pietro Petrarolo

RECENSIONI 429

battendo contro i ribelli agli Altavilla, sotto le mura della stessa Andria 22.

Anche il nuovo sovrano, Guglielmo I, pre fer! lasciare vacante la contea sino alia sua

morte, affidandone la gestione ad un funzio

nario, Guglielmo di Rapolla, che svolse la

funzione di camerario in Andria dal 1155 al 1166, secondo la prassi comune per le contee

sospese, e contemporaneamente deteneva una terra in Bitonto con servizio di un milite. Al

momento della nomina del nuovo conte di

Andria, nel 1166, Guglielmo lascio la terra in

Bitonto e ne ricevette una nella citta che ave va amministrato sino a quel momento 23.

La contea torno ad avere un titolare solo

durante la reggenza della regina Margherita, che la voile assegnare a Berteraymo, figlio del suo cugino Gilberto conte di Gravina, fi

dando anche lei sulla fedelta dettata dai rap

porti di parentela, ma senza ottenere gli ef

fetti sperati. Infatti nella tar da primavera del 1168 fu costretta a cacciarlo dal Regno, insie

me al padre 24. Questa volta pero la parentesi di vacanza del titolare fu molto breve, perche nel volgere dello stesso anno la contea venne

concessa al piu famoso tra i conti di Andria,

Ruggero, che era a sua volta estraneo sia alia

famiglia di Amico e sia a quella di Riccardo di Lingevres. Apparteneva infatti alia fami

glia normanna dei ?de 011ia? ed era figlio di un ?Riccardus filius Riccardi?, gia barone di

Trevico, Contra e Flumeri, e sub-connestabile

per la regione di Troia, Bovino ed Ascoli, il quale viene erroneamente identificato dal Pe trarolo col precedente conte di Andria 25.

II nuovo conte Ruggero e personaggio ben noto sia dalle fonti documentarie sia da quel le narrative; infatti ? pur essendo stato im

plicato in giovinezza nella congiura del 1155 e nella rivolta di Roberto (III) di Loritello del 1156 e quindi esiliato

? dal 1166 ebbe la possibility di rientrare nel Regno ed ottenere la contea di Albe, mentre due anni dopo eb be parte attiva alia cacciata di Stefano di Perche e, secondo la testimonianza di Falcan

do, fu esplicitamente incaricato di provvedere materialmente alPallontanamento di Berteray mo, conte d'Andria 26. Non desta quindi par ticolare stupore il fatto che pochi mesi dopo egli lasciasse la contea di Albe per ricevere Tinvestitura di quella di Andria, piu presti giosa ed importante strategicamente; questa contea, unita ai possessi baronali ereditati dal

padre di Flumeri, Contra e Trevico, cui ag

giunse quelli di S. Agata e di Ascoli, costitui per oltre venti anni la base della potenza di

Ruggero, che mise comunque i suoi mezzi e

le sue doti di diplomatico sempre e fedelmen te al servizio del monarca siciliano. Non sta remo qui a seguire le tappe della sua presti giosa carriera che lo vide spesso affiancato a

Tancredi di Lecce, come pure le vicende suc

cessive alia morte di Guglielmo II, quando Ruggero divento, in opposizione allo stesso

Tancredi, uno dei pretendenti 'meridionali' alia corona, appoggiato dall'arci vescovo Gualtieri di Palermo, con fortuna ancora mi nore rispetto al suo contendente 27.

Lo stato delle fonti rende dunque possibile

22 II nuovo conte apparteneva, d'altra parte, ad una famiglia di recentissima immigrazione in Italia

meridionale, e proprio per questo doveva offrire

maggiori garanzie di devozione alia corona. Cfr. L.R. Menager, Inventaire des families normandes et franques emigrees en Italie meridionale et en Si

dle, in Roberto il Guiscardo e il suo tempo, 321; Cuozzo, Ruggiero conte d'Andria, 160-163.

23 Cfr. Catalogus Baronum, n. 88; Commenta

rio, n. 73, 88; E. Cuozzo, Quei maledetti norman ni. Cavalieri e organizzazione militare nel Mezzo

giorno normanno, Napoli, Guida Ed., 1989, 124. In seguito Guglielmo divenne senescalco di Roberto

(III) di Loritello. 24 Cfr. Ugo Falcando, Liber de Regno Sicilie,

a cura di G.B. Siragusa, Roma 1897 (FSI 22), 101, 108, 162. Per la fuga in oriente di Gilberto e Berte

raymo cfr. Romualdo Salernitano^ Chronicon, ed. C.A. Garufi, Citta di Castello 1935 (R.I.S. VII, 1), 257. II Catalogus Baronum descrive la si tuazione della contea di Andria durante il suo do

minio. Sotto Ruggero II sempre piu marcata diven ne la tendenza da parte del sovrano a concedere le nuove contee solo a personaggi in qualche modo

imparentati con la famiglia reale (cfr. Cuozzo,

Quei maledetti normanni, 116-122, con ampia esemplificazione) e Margherita prosegui per questa via, ma con meno fortuna, come si evidenzia nelle

pagine dedicate al rapporto tra la regina e suo cugi no Gilberto di Gravina da G.M. Cantarella in La Sicilia e i Normanni. Le fonti del mito, Bologna, Patron, 1989, 68-72.

25 Contro l'identificazione tra i due Riccardo cfr. Cuozzo, Commentario, n. 291; 65; Id., Rug giero Conte d'Andria, 131. Per la famiglia 'de 01 lia' cfr. Menager, Inventaire, 338.

26 Ugo Falcando, Liber de Regno, 108, 162; Cuozzo, Ruggiero conte d'Andria, 140-143. Utile anche la breve trattazione nel Codice Diplomatico Verginiano VIII, a cura di P.M. Tropeano, Monte

vergine 1984, 118-120, n. 2. 27

Dopo la morte di Ruggero, suo figlio Rober to de Calagio perse la contea di Andria ? anche se talora nei documenti mantiene il titolo comitale pa terno ? mentre conservo la baronia paterna di

Trevico, Contra e Flumeri. Per tutte le notizie e la

bibliografia relativa a Ruggero rimandiamo ancora a Cuozzo, Ruggiero conte d'Andria, 145-157.

This content downloaded from 188.72.126.88 on Sun, 15 Jun 2014 23:15:28 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 9: Andria dalle origini ai tempi nostriby Pietro Petrarolo

430 RECENSIONI

seguire con una certa precisione la graduale ascesa di Andria in stretta connessione con le

scelte insediative e militari di una delle piu agguerrite famiglie della prima generazione della conquista normanna, quella di Amico. Nel giro di meno di un secolo i suoi bellicosi signori le assicurarono un ruolo di rilievo tra

le citta pugliesi, tanto che essa mantenne sta bilmente la sede comitale, ma allo stesso tem

po dovette sottomettersi ad un piu stretto

controllo da parte degli Altavilla, ormai inco ronati sovrani; Pimportanza strategica che la citta e la sua contea avevano ormai assunto

giustifica i lunghi periodi nei quali la sede co mitale fu volutamente tenuta vacante o affi data a personaggi di provata

? anche se non

sempre mantenuta ? fedelta. Poche volte si ha la possibility di incontra

re direttamente la popolazione che si era rac colta all'interno delle mura costruite da Pie tro I e che talora vediamo rammentata dai cronisti coevi, ma sempre come massa indi stinta che partecipa insieme al suo conte al

Passedio di qualcuna delle citta vicine. In

questo caso la documentazione ? sia gli atti

privati, sia le fonti cronachistiche ? non aiu tano lo storico; soltanto ricorrendo a studi di

tipo archeologico, dove possibile, o ad una

analisi piu attenta delle ultime testimonianze

superstiti degli insediamenti rupestri nell'at

tuale area cittadina di Andria ? che doveva no essere ben piu cospicui in passato, se e ve ro che il nome della citta deriva proprio da ?ant rum? ?

potrebbe restituirci qualche frammento piu corposo non solo delPAndria

altomedievale, ma anche di quella sveva, che ? al di la della retorica dell'?Andria fidelis? ? non puo dirsi per noi meglio documentata e nota rispetto all'eta precedente 28.

Francesco Panarelli

28 Efficace e la descrizione (con documentazione

fotografica) del degrado del patrimonio artistico-ur banistico della citta fatta da Giuseppe Brescia (Una politico per i beni culturali di Andria, in 'Andria Fidelis'. Quaderni di storia andriese, Andria 1982, 7-31), che rende evidente la necessita di salvaguar dare le poche chiese rupestri rimaste in ambito cit tadino e poco studiate. Problemi differenti presen tano il periodo angioino ed aragonese, dove la do cumentazione, anche edita, offre maggiori possibili ty di azione; solo come esemplificazione ricordiamo una lista del 1270 (/ registri della Cancelleria An

gioina, a cura di R. Filangieri, III, Napoli 1951, 139) che elenca ben 108 nomi di quelle che doveva no essere le famiglie allora piu ricche della citta e

Gviberti Gemblacensis Epistolae, quae in co

dice B.R. Brux. 5527-5534 inueniuntur, Pars I: Epistolae I-XXIV; Pars II: Epistolae

XXV-L VI, cura et studio Alberti Derolez, iuuamen praestantibus Eligio Dekkers et

Rolando Demeulenaere, Turnholti, Bre

pols, 1988-1989 (Corpus Christianorum. Continuatio Mediaevalis, 66-66A). Due voll. di pp. XL -

260, tavole 3, 261-623.

Non per il loro contenuto o per lo stile ?

giudicati defatiganti anche per un lettore ben

disposto ?, ma per il loro valore documenta ry Albert Derolez ha intrapreso il lavoro di edizione della quasi totalita delle lettere di Ghiberto di Gembloux che la tradizione ci ha conservato, e che sino ad ora erano state solo in parte edite. Sin da giovane, infatti, il mo naco e poi abate di Gembloux fu in contatto

epistolare con membri dell'alto clero germa nico e con personaggi quali Ildegarda di Bin

gen, e nelle sue lettere affiorano vicende di

abbazie, sedi vescovili e chiese, non solo della sua regione, che conferiscono importanza a

testi che altrimenti non meriterebbero ? rile va Derolez ? le attenzioni e le fatiche di un nuovo editore, pur essendo esempio di bril lante prosa in latino. NelPintroduzione, De rolez richiama i momenti salienti e documen tati della vita di Ghiberto (1124/5-1213/4): la probabile origine da famiglia nobile, l'entrata nel monastero di Gembloux e le tormentate vicende del monastero che ebbero conseguen ze sulla sua vita; il contatto epistolare con Il

degarda nel 1175, della quale Ghiberto diven ta segretario nel 1177 e si trasferisce nell'ab bazia di Rupertsberg; il ritorno a Gembloux e il pellegrinaggio a Tours nei luoghi di s. Mar

tino; infine, l'elezione ad abate di Gembloux nel 1194 ratificata nel 1199, la rinuncia alia carica e il ritiro a Florennes nel 1204. Gli scritti di Ghiberto, oltre alle lettere, sono di carattere agiografico e sono testimonianza ?

si puo dire ? dei due interessi della sua vita: s. Martino di Tours e Ildegarda. II corpus della corrispondenza di Ghiberto non era si nora stato fatto oggetto di una indagine d'in

sieme, anzi ? rileva l'editore ? forse a mo tivo della prolissita dei testi erano stati pub blicati estratti o parti. Sono relativamente nu

merosi i codici che contengono lettere del monaco di Gembloux, ma, ad eccezione di

alcune, solo nel codice G (Bruxelles, Biblio

theque royale, 5527-5534) sono tramandate

potrebbe costituire un buon punto di partenza per uno studio delle fortune familiari in Andria anche nei secoli immediatamente successivi.

This content downloaded from 188.72.126.88 on Sun, 15 Jun 2014 23:15:28 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions