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Arts du Gabon, « Arts d'Afrique Noire » by Louis Perrois Review by: Ezio Bassani Africa: Rivista trimestrale di studi e documentazione dell’Istituto italiano per l’Africa e l’Oriente, Anno 34, No. 4 (DICEMBRE 1979), pp. 482-483 Published by: Istituto Italiano per l'Africa e l'Oriente (IsIAO) Stable URL: http://www.jstor.org/stable/40759253 . Accessed: 14/06/2014 15:17 Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at . http://www.jstor.org/page/info/about/policies/terms.jsp . JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range of content in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new forms of scholarship. For more information about JSTOR, please contact [email protected]. . Istituto Italiano per l'Africa e l'Oriente (IsIAO) is collaborating with JSTOR to digitize, preserve and extend access to Africa: Rivista trimestrale di studi e documentazione dell’Istituto italiano per l’Africa e l’Oriente. http://www.jstor.org This content downloaded from 185.2.32.110 on Sat, 14 Jun 2014 15:17:53 PM All use subject to JSTOR Terms and Conditions

Arts du Gabon,« Arts d'Afrique Noire »by Louis Perrois

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Arts du Gabon, « Arts d'Afrique Noire » by Louis PerroisReview by: Ezio BassaniAfrica: Rivista trimestrale di studi e documentazione dell’Istituto italiano per l’Africa el’Oriente, Anno 34, No. 4 (DICEMBRE 1979), pp. 482-483Published by: Istituto Italiano per l'Africa e l'Oriente (IsIAO)Stable URL: http://www.jstor.org/stable/40759253 .

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482 RECENSIONI

stesso di chi le ha viste scorrere negli anni. In un certo senso e sotto certi aspetti un libro diverso dal primo del Ballari (« Eritrea 41 », Giovanni Volpe Editore, Roma), ma ehe col primo ha in comune il desiderio di non lasciare dispersi mille ricordi di ambienti africani. La vita dell'autore scorre attraverso le pagine in un awincente susseguirsi di fat ti e immagini, dai mari sui quali egli fu protagonista durante la prima guerra mondiale (non era ancora ventenne, essendo nato nel 1899) al suo sbarco in Eritrea (1919), la nuova pátria. Qui Aldo Ballari trascorse la sua vita, percorrendo la regione in lungo e in largo quale impiegato governativo, sempre dedito a personali esplorazioni, sempre domi- nato dal piacere delTawentura. DalTEritrea si allontanò solo per brevi periodi: fu in Somalia e, successivamente, in Italia per seri motivi di salute. Il «c mal d'Africa » (« Quel maie dolce, struggente, inguaribile una volta ehe Io si è contratto ed è penetrato fin dentro alie ossa », pag. 186) Io aveva veramente contagiato. Le pagine centrali dei libro, stampato con cura particolare dalTEditore sanremese (moite le illustrazioni e le cartine topografiche, queste ultime opera dei Ballari stesso), sono tra le più belle. Aldo Ballari, ehe scriveva nel suo volontario ritiro di Cheren, ritorna - si è già detto - con passione e con serenità agli anni trascorsi; i ricordi s'intrecciano, awincendo il lettore. Si possono citare, per tutti, i capitoli dedicati ai primi giorni dei soggiorno eritreo nel lontano 1919, ai terribile terremoto di Massaua dei 1921, ai período trascorso nel bassopiano occidentale, alla sua esperienza di cercatore d'oro nelTovest eritreo, alla permanenza nel Sahel eritreo. Personaggi diversi e situazioni diverse, sempre con Io sfondo di un'Africa ehe Tautore definisce « maliarda », si susseguono. La lettura è piacevolissima. Viene poi Tora dei ritiro a Cheren e dei rifluto dei rientro in Italia. « Ba'Al Baracà », il signore delia boscaglia, il cacciatore di leoni ed elefanti, si ritira « a raccogliere ricordi e a vivere di essi, tanti dold e amari ricordi» (p. 372). Per Aldo Ballari «era scritto» (questo il significato delia voce araba « mactub ») ehe la sua vita dovesse svolgersi cosi.

Massimo Romandini

Louis Perrois, Arts du Gabon, «Arts d'Afrique Noire», Arnouville, e OH.S.T.O.M., Parigi, 1979, pp. 318, Fr. fr. 500.

L'autore, Directeur de Recherches presso lOffice de la Recherche Scientifique et Technique d'Outre-Mer, ha condensate in questo volume, ehe ha per sottotitolo Les Arts Plastiques du Bassin de l'Ogooué, i risultati dei suoi studi più ehe decennali sulle arti del Gabon di cui è uno degli specialisti più noti.

Dopo aver dedicate alcuni brevi capitoli introduttivi alTambiente fisico e socio- economico, alla storia délie popolazioni gabonesi e ai caratteri generali délia scultura tradizionale, Louis Perrois esamina partitamente i diversi stili tribali: dei Fang, dei Kota, dei Mitsogho, dei Punu, dei Kwele e dei loro vicini.

Le creazioni plastiche dei different! gruppi etnici, ognuna delle quali costituisce un universo distinto con canoni figurativi proprii, sono analizzate a fondo. È chiarita Ia funzione delle seulture nel quadro delia vita comunitária, ma soprattutto sono indi- viduati e descritti gli elementi ehe determinano i differenti stili, elementi ehe, raggrup- pati con criteri statistici, permettono di rivelare le analogie e le difïerenze.

È sorprendente constatare come due popolazioni con rituali simili, corne quello di conservare i crani degli antenati in speciali recipienti-reliquiari (scatole di corteccia e cesti intrecciati) sormontati dalla figura di un antenato danico, abbiano date vita a manifestazioni plastiche diversissime: sculture a tutto tendo, di una rotondità sensuale presso i Fang, sculture bidimensionali, astratte, ricoperte di lamelle di ottone e di rame, specie di ideogrammi dei defunto, presso i Kota. Difïerenze altrettanto marcate si riscontrano anche tra le maschere naturalistiche e orientaleggianti dei Punu e dei Lumbo e quelle astratte dei Kwele.

È opportuno forse ricordare ehe i primi esemplari di sculture Kota sono giunti in

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RECENSIONI 483

Europa a seguito delia « Mission Scientifique dans l'Ouest Africain », tra il 1883 e il 1886, spedizione promossa dalla Francia ma guidata da un italiano, il conte Pietro Savor- gnan di Brazzà e comprendente, con funzioni di geografi e ricercatori altri due friulani: Giacomo Savorgnan di Brazzà, fratello di Pietro e Attilio Pecile. Due figure da reli- quiario Kota, donate dai due esploratori, sono conservate presso il Museo « Pigorini » di Roma.

Secondo le dichiarazioni di Maurice de Vlaminck, Topera d'arte africana ehe per prima ha impressionato gli artisti parigini airinizio del Novecento e « déclenché le mouvement sur l'Art Nègre », è stata próprio una scultura del Gabon, una maschera bianca dei Fang, appartenuta alio stesso Vlaminck ehe la cedette poi a Derain.

Dopo questa prima maschera, moite altre opere d'arte gabonesi raggiunsero gli studi dei pittori e scultori parigini per il tramite, soprattutto, di Paul Guillaume, mer- cante di Modigliani ma anche collezionista e importatore di oggetti africani. È diventata famosa una fotografia del 1911 di Georges Braque nel suo studio, alle cui pared sono appese due maschere, appunto del Gabon.

Ma per tornare al volume, splendidamente illustrato in bianco e nero e a colori, completato da una bibliografia aggiornata, da carte geografiche e da una serie di preziose tavole dove sono poste a confronto opere rappresentative dei difîerenti sottostili, l'opéra di Perrois offre un panorama esauriente e affascinante (anche se manca qualcuno dei capolavori famosi) délia creazione artística del « bacino dell'Ogooué » e costituisce una guida preziosa per chi, studioso, collezionista e semplice amatore, voglia approfondire la conoscenza dell'arte del Gabon.

Ezio Bassani

Elaine Windrich, Britain and the Politics of Rhodesian Independence, London, Croom Helm, 1978, pp. 276.

Lo studio di E. Windrich copre un período di tempo ehe va dal 1959 al 1977: 18 anni di negoziati, di missioni d'indagine, di tentativi d'accordo.

AU'inizio degli anni '60 anche la Rhodesia del Sud, come altri territori anglofoni, chiese agli Inglesi una nuova Costituzione ehe eliminasse i poteri d'intervento délia Corona negli affari interni del paese e ehe fosse fissata una data per l'indipendenza. L'In- ghilterra era però contraria a concedere taie « status » ad un paese ehe negava il voto al 9996 degli Africani e ehe a causa délie lotte razziali sarebbe potuto divenire un pericolo per tutta PAfrica centro-meridionale.

Il partito laburista tornato al governo nel 1963 non riuseï a risolvere la crisi e Γ11 novembre 1965 il leader rhodesiano Smith fece una dichiarazione unilaterale d'indipendenza, contro la volontà dei governo inglese.

I numerosi incontri tra Wilson e Smith non ebbero alcun esito positivo. Cessa- rono perciò gli aiuti economici, molti funzionari furono richiamatí, e lo stesso Governo di Londra propose alle Nazioni Unite l'applicazione delle sanzioni economiche contro la Rhodesia. I conservatori, all'opposizione, critícavano dal canto loro la política laburista e premevano perché si giungesse ad un accordo con il nuovo State africano. La divisione tra il governo e l'opposizione verteva soprattutto sul sistema di applicazione delle san- zioni; i conservatori, anche per i loro legami finanziari coi rhodesiani bianchi, sostenevano infatti ehe un aumento delle sanzioni avrebbe ridotto la possibilita di negoziare.

Nei colloqui iniziati a partire dal 1966, Smith sostenne tra l'altro la tesi della impossibilita di concedere spazio agli Africani, per i quali la chiave del potere era il diritto di voto ehe la legislazione razzista limitava secondo i requisite dell'istruzione e del reddito. Era evidente ehe le due paru parlavano un linguaggio diverso.

In Inghilterra le elezioni del 1970 furono vinte dai conservatori, ma neppure

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