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Collaborazione aeronautica franco-tedesca in Africa? Author(s): ETTORE SABBADINI Source: Africa: Rivista trimestrale di studi e documentazione dell’Istituto italiano per l’Africa e l’Oriente, Anno 10, No. 3 (Marzo 1955), pp. 75-76 Published by: Istituto Italiano per l'Africa e l'Oriente (IsIAO) Stable URL: http://www.jstor.org/stable/40756600 . Accessed: 14/06/2014 06:22 Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at . http://www.jstor.org/page/info/about/policies/terms.jsp . JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range of content in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new forms of scholarship. For more information about JSTOR, please contact [email protected]. . Istituto Italiano per l'Africa e l'Oriente (IsIAO) is collaborating with JSTOR to digitize, preserve and extend access to Africa: Rivista trimestrale di studi e documentazione dell’Istituto italiano per l’Africa e l’Oriente. http://www.jstor.org This content downloaded from 195.78.108.163 on Sat, 14 Jun 2014 06:22:55 AM All use subject to JSTOR Terms and Conditions

Collaborazione aeronautica franco-tedesca in Africa?

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Collaborazione aeronautica franco-tedesca in Africa?Author(s): ETTORE SABBADINISource: Africa: Rivista trimestrale di studi e documentazione dell’Istituto italiano per l’Africae l’Oriente, Anno 10, No. 3 (Marzo 1955), pp. 75-76Published by: Istituto Italiano per l'Africa e l'Oriente (IsIAO)Stable URL: http://www.jstor.org/stable/40756600 .

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AFFRICA 75

Collaborazione aeronautica franco-tedesca in Africa?

di ETTORE SABBADINI

Tra le cause che portarono alla caduta di Mendès-France, yoluta in Parlamento da cedisti ed anti-cedisti, da europeil sti e neutralisti, da estrema sinistra come da estrema de- stra, da quanti insomma per i più contrastanti motivi dissen- tivano dal « dinamismo » personalistico e innovatore del Primo Ministro, taluni hanno voluto vedere, più che l'om- bra rivoluzionaria del movimento artigiano, pseudo-sinda- cale ed anti-fiscale, di Pierre Poujade, l'ennesima reazione dei viticultori ideila Charente e dei magnati dell'industria pesante di St. Etienne, di quanti, cioè, in tutti questi anni hanno sistematicamente sabotato ogni .possibile intesa eco- nomica europea, a partire dall'infelice accordo doganale italo-francese. Comunque sia, il defenestramento del Pre- mier francese ha segnato una battuta d'arresto, forse tran- sitoria, forse assai più durevole di quanto sia dato pensare, nello sviluppo di quelle iniziative d'integrazione economico- industriale che parevano aver ricevuto una sorta di crisma ufficiale e di generale accettazione di massima nel corso del meteorico viaggio di Mendès-France in Italia e nella Germania federale.

Si è parlato, infatti, in quell'epoca assai vicina come data ma remotissima ormai sul piano politico, di un'intesa franco-tedesca nel settore industriale, da estendere all'Italia, sì da costituire una specie di triangolo di mutua collabora- zione economica tra (Parigi, Bonn e Roma (e con quanta generosità e comprensione per le esigenze del nostro Paese è già stato autorevolmente posto in luce su queste colonne nell'editoriale del n. 1-2, gennaio-febbraio del corrente anno), che valesse ad appianare attriti ed incomprensioni secolari e decennali e a spianare la via al rapprochement dei più importanti paesi dell'Europa continentale.

Tra i principali argomenti dibattuti o accennati due ci toccano più da vicino e ci appaiono quindi meritevoli di più approfondito esame da parte nostra: la valorizzazione con capitali misti della regione sahariana e la creazione nell'Africa mediterranea di imprese franco-tedesche di co- struzioni aeronautiche.

Il primo è un vecchio progetto che viene riesumato da parte francese, indubbiamente per pura coincidenza, ogni- qualvolta la situazione politica e, per conseguenza, finan- ziaria della Francia in Africa del Nord rischia di farsi precaria; e che non subisca i contraccolpi dell'endemica cronicità di crisi governative è confermato! dal fatto che in data 26 febbraio sia la «'Deutsche 2kitung» sia « Paris Match » davano notizia di incontri tra industriali francesi, tedeschi, svizzeri ed italiani per la costituzione di imprese di sfruttamento del sud-algerino. Anzi, mentre l'ufficioso organo di stampa tedesco poneva l'accento sul fatto che la compartecipazione tedesca era sollecitata per la valorizza, zione della regione mineraria di Tindouf e che ad una « Société Eurafricaine », sorta ad iniziativa di complessi bancari svizzeri e belgi, aveva aderito la germanica « Fer- rostahl A. £. », il grande periódico parigino specificava che al finanziamento di quelle imprese a carattere interna- zionale avrebbero contribuito le aziende stesse, nella misura di un terzo, e la Banca Mondiale di Ricostruzione per i rimanenti due terzi. Il piano dei lavori - precisava « Paris

Match » - contempla una intensificazione nella produzione di cemento, azoto ed energia elettrica, la costruzione di automobili ed aeroplani, e infine il trasferimento in Africa di industrie belliche, che in Europa sarebbero» ormai trop- po esposte all'offesa nemica. Successivamente, in data 12 marzo, « Paris Match » precisava che cinque società tede- sche sarebbero pronte a partecipare ad un pool europeo per la valorizzazione della zona confinaria algerino-sahariana - e precisamente la Klockner, la Krupp, la Ferro-Stahl, la Stahl-Union e la Otto Wolff - . e che nella prossima riu- nione dei delegati delle ditte europee partecipanti, che do- vrebbe tenersi nel maggio prossimo a Ginevra o a Parigi, si discuterà la questione dei finanziamenti, per i quali sareb- be confermato l'intervento della Banca Mondiale, sempre- chè i Governi interessati diano adeguate garanzie.

Sin dal 17 gennaio, però, l'organo combattentistico « Deutsche Soldaten Zeitung », in una sua nota riportata nel già citato numero di questa Rivista, ammoniva i ceti economici ed industriali tedeschi a non immischiarsi « in veste di banchieri della potenza coloniale francese » nel contrasto politico in atto nei tenitori nordafricani, rischian- do, in tal modo, di far accusare la Germania di tendenze colonialistiche ch'essa disapprova sin dai tempi in cui era potenza coloniale e che, tra l'altro, potrebbero compromette- re le sue ottime relazioni politico-economiche con i Paesi arabi.

Quella notizia di stampa, che dava soddisfazione a vasti strati dell'opinione pubblica tedesca tutt'altro che allettati delle generiche proposte francesi di «trasferimento» indu- striale, giungeva a buon punto, poiché nell'imminenza del- l'arrivo a Bonn di Mendès-Françe e dei suoi esperti (e men- tre a Roma i rappresentanti del « Patronat » francese, con a capo il suo presidente Georges Villiers, e della Confin- dustria, nonché dei maggiori settori produttivi italiani, e alla presenza del delegato industriale italiano presso la NATO, effettuavano una serie di consultazioni interessanti, oltre che il regime degli scambi italo-francesi e la possi- bilità di una partecipazione francese alla messa in valore del Mezzogiorno, anche l'eventualità che l'iniziativa indu- striale privata italiana partecipi « ad ogni iniziativa intesa a creare nuove attività e ad ampliare il mercato nei terri- tori francesi d'oltre mare »), il 9 gennaio, a Düsseldorf, dinanzi ai tecnici e ai dirigenti della «Deutsche Aeronau- tische Gesellschaft », Jules Jarry, presidente dell'AFITA (Association Française des Ingénieurs et Techniciens de F Aéronautique) ed organizzatore del Io Congresso aeronau- tico europeo di Parigi del dicembre precedente, avanzava una circostanziata proposta di collaborazione franco-tedesca in campo aeronautico.

Secondo Jarry, la Francia e la Germania federale dovreb- bero tendere alla realizzazione di una certa unità di imprese al fine di evitare fi più possibile una pregiudiziale fram- mentarietà di investimenti, aumentando in compenso il po- tenziale produttivo, sì da poter meglio* reggere alla decisa e massiccia concorrenza anglo-americana. Come primo pas- so verso questa integrazione delle due industrie aeronau-

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fiche nazionali Jarry suggeriva la costituzione di un istituto di studi franco-tedesco, che tra i suoi compiti preliminari avesse l'esame dei fondamenti tecnici ed economici su cui erigere tale cooperazione; si augurava, inoltre, che le as- sociazioni degli ingegneri aeronautici dei due paesi vales- sero dar vita ad una più stretta intesa con scambi di infor- mazioni tecniche.

Le intenzioni dell'ing Jarry, e degli ambienti industriali francesi di cui egli si è fatto portavoce, saranno state più che lodevoli e disinteressate, come fu sottolineato dal dot- tor Hermann Kastner, direttore della « Deustcher Verband zur Forderung der Luftfahrt », cioè dell'Associazione tede- sca per il Progresso Aeronautico, nella sua allocuzione di risposta, allorché ribadì il profondo interesse delle due parti ad un accordo per l'industria aeronautica; nondimeno, questi tenne ad osservare che l'attuale stato dell'attrezzatura industriale tedesca è troppo debole ed arretrato perché si possa dar immediato seguito a proposte del genere, che mirano ad una vasta ed organizzata produzione di serie e sottintendono una stabilità finanziaria ben lungi dall'essere esistente...

Non pare, adunque, che in un'atmosfera di sì corretto e misurato scetticismo gli esperti tecnici di Mendès-France, al loro giungere a Bonn., abbiano trovato l'ambiente più favorevole per varare le loro ben costrutte proposte di collaborazione franco-tedesca in campo aeronautico me- diante la costituzione di complessi industriali misti in Algeria e nel Marocco. Tale idea, scriveva in proposito il notiziario di informazioni aeronautiche « Settimana Alata » nel suo numero del 13 gennaio corrente anno, «dopo un primo momento di popolarità starebbe ora passando a ben diversa valutazione, dato che non pochi industriali tedeschi preferirebbero rinunciare alla produzione aeronautica mi- litare piuttosto che sottostare a condizioni politiche giudi- cate instabili ».

Mentre, infatti, sino agli ultimi mesi del 19S3 l'iniziativa per intese economico-industriali, e specificatamente in Afri- ca, sembrava dovesse partire dai celi industriali tedeschi, gradualmente, vuoi sotto la spinta degli eventi politici vuoi a causa di imprudenti asserzioni di ambienti politici, economici e soprattutto di stampa d'oltre Reno, è venuto insinuandosi il giustificato sospetto che la Francia intenda mantenere una sorta di controllo permanente, effettivo an- che se non ufficiale, della risorgente industria tedesca, tanto più controllabile in territori d'Oltremare soggetti al do- minio francese.

E', d'altronde, assai significativo che in un organo di manifesta ispirazione governativa quale può essere la «/?é- vue Militare d'Information » fosse dato leggere, a commen- to della proposta fatta dal senatore Pellenc, compilatore del rapporto al Senato francese sul bilancio dell'Aria, circa la creazione di un'industria aeronautica europea in Africa (proposta raccolta dal gen. Gérardot, che suggeriva la Guinea) quale misura protettiva da attacchi nemici, che il trasferimento in Africa del potenziale industriale europeo potrebbe rappresentare il miglior mezzo, volendo controlla- re l'industria germanica, «de canaliser V effort iï expansion aérienne de nos voisins de VEst. Ainsi sera donnée satisfac- tion aux adversaires du réarmement allemand » (Boll, nu- mero 243 del lG-25 dicembre 1954). Con tali premesse e restrizioni mentali sarà più che plausibile chej'intesa fran- co-tedesca, o franco-italo-tedesca, per la creazione di com- plessi industriali aeronautici in Africa resti legata al ricor- do degli ultimi guizzi del Governò Mendès-France.

UN FILM PRODOTTO DA AFRICANI PER GII AFRICANI II film Mouramani, proiettato recentemente a Parigi, è

forse il primo esempio di soggetto cinematografico conce- pito e realizzato intieramente da africani per il pubblico africano, e sotto questo aspetto riveste un particolare in- teresse sia dal punto di vista tecnico, sia da quello arti- stico e psicologico.

Il giovane produttore, che ne è stato anche il realiz- zatore e l'interprete, è uno studente guiñéense, Mamadi Toure, che attingendo ad una vecchia leggenda del suo Paese ha voluto essere fedele allo spirito ingenuo del folklore locale.

Associazione Tecnici Oltremare La mutata posizione dell'Italia nei riguardi dei Paesi

d'oltremare, e particolarmente del vicino Oriente - dove sono in via di attuazione vasti piani di avvaloramento da effettuarsi in collaborazione con le nazioni occidentali - fa sentire sempre più la necessità di dotare la nostra na- zione di una categoria di specialisti, che posseggano una ampia e approfondita conoscenza dei complessi problemi e delle differenti situazioni che ciascuno dei paesi d'oltre- mare presenta.

La Francia, l'Inghilterra, il Belgio, il Portogallo e la stessa Olanda - che praticamente non possiede ormai al- cun territorio di diretto dominio - dispongono oggi di sceltissimo personale specializzato per la tratiazione di tutti i rapporti con Poltremare, mentre l'Italia - che per la sua naturale posizione, per una secolare tradizione e per le sincere correnti di simpatia di cui gode è chiamata a contribuire in misura sempre maggiore all'evoluzione eco- nomica e sociale di detti paesi - manca, come è stato più volte autorevolmente rilevato, di personale adeguata- mente preparato.

In considerazione di quanto sopra, si è ritenuto oppor- tuno dar vita ad una associazione - denominata « Asso- ciazione Tecnici Oltremare » - che riunisca i laureati in Scienze coloniali comparate, in Lingue, Letterature e Isti- tuzioni orientali e in Scienze politiche.

Scopi immediati dell'Associazione sono: a) provvedere alla difesa, tutela e valorizzazione

delle lauree; b) mantenere vivi i legami fra i docenti ed i lau-

reati e favorire amichevoli rapporti fra i soci; . e) attuare l'assistenza morale e materiale tra i soci,

anche in forma mutua; d) curare le relazioni con le similari associazioni

estere; e) indire convegni nazionali e internazionali.

Gli scopi mediati dell'Associazione possono così rias- sumersi :

Nonostante che il laureato in Scienze coloniali compa- rate abbia seguito uni piano di studi già per sé stesso specifico nel campo dell'africanistica e dell'orientalistica in genere, egli non è praticamente in grado di assumere posti di responsabilità nei Paesi d'oltremare, specie per le spie- gabili deficienze nel campo linguistico. Si propone quindi di istituire dei centri di studio per le varie specializza- zioni cui il titolo di laurea da adito, così come avviene per numerose altre lauree, con la differenza però che i corsi organizzati da tali centri, affinchè diano positivi ri- sultati, dovrebbero essere prevalentemente svolti « in lo- co », vale a dire nei singoli Paesi d'oltremare, ove ciascun laureato possa perfezionarsi nella lingua orientale ed ac- quisire tutte le altre conoscenze (etnografìche, politiche, sociali, economiche, giuridiche ecc.) che a tali Paesi si riferiscono.

Solo attraverso questi auspicati corsi di specializzazione i laureati in Scienze coloniali comparate e quelli in Lingue, Letterature e Istituzioni Orientali verrebbero messi in gra- do di poter sostenere dignitosamente il concorso per Com- missari Tecnici per l'Oriente, per il quale il loro titolo di laurea è ritenuto il più idoneo, oppure operare nel campo economico per conto di grandi complessi industriali e com- merciali che hanno interessi nei Paesi d'oltremare e che oggi lamentano la mancanza di tecnici.

Le suddette considerazioni valgono ancor più per quei laureati in Scienze politiche che intendessero svolgere la loro attività in Paesi d'oltremare.

Tutti i punti sopra esposti non sono che proponimenti, ma la loro importanza non può certamente sfuggire, spe- cialmente ai docenti che hanno dedicato e dedicano la loro opera di studio e di ricerca alla sempre maggiore conoscenza dell'Africa e dell'Oriente,

Si spera quindi che all'attuazione di quest'idea non vorrà mancare il necessario appoggio dei competenti mi- nisteri, della Confìndustria e di tutti gli altri enti pubblici e privati interessati ad una intensificazione dei rapporti con l'oltremare.

Gli interessati potranno rivolgersi, per maggiori preci- sazioni, alla Redazione della nostra Rivista.

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