Frisoni e Franchi a Roma nell'età carolingia

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  • 5/27/2018 Frisoni e Franchi a Roma nell'et carolingia

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    Peter J. Van Kessel

    Frisoni e Franchi a Roma nell'et carolingiaIn: Les fondations nationales dans la Rome pontificale. Actes du colloque de Rome (16-19 mai 1978). Rome : cole

    Franaise de Rome, 1981. pp. 37-46. (Publications de l'cole franaise de Rome, 52)

    Riassunto

    Le colonie germaniche nella Roma carolingia, cio Franchi, Longobardi, Frisoni, e Sassoni, si concentravano nelle vicinanze di

    San Pietro, nella citt Leonina. Questa circostanza e il fatto che questi stranieri furono chiamati peregrini hanno dato origine a

    una interpretazione storiografica in cui i motivi religiosi sono centrali. Non mancano tuttavia argomenti per sostenere che questotipo di pellegrinaggio aveva il carattere di una migrazione vera e propria, da collocare nel quadro di una apposita politica

    economica e sociale del papato e nell'insieme delle migrazioni germaniche dell'epoca. Una tale interpretazione non in contrasto

    con il significato della parola peregrinus a quell'epoca ancora senza la connotazione religiosa del periodo posteriore.

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    Van Kessel Peter J. Frisoni e Franchi a Roma nell'et carolingia. In: Les fondations nationales dans la Rome pontificale. Actes

    du colloque de Rome (16-19 mai 1978). Rome : cole Franaise de Rome, 1981. pp. 37-46. (Publications de l'cole franaise

    de Rome, 52)

    http://www.persee.fr/web/ouvrages/home/prescript/article/efr_0000-0000_1981_act_52_1_1395

    http://www.persee.fr/web/revues/home/prescript/author/auteur_efr_517http://www.persee.fr/web/ouvrages/home/prescript/article/efr_0000-0000_1981_act_52_1_1395http://www.persee.fr/web/ouvrages/home/prescript/article/efr_0000-0000_1981_act_52_1_1395http://www.persee.fr/web/revues/home/prescript/author/auteur_efr_517
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    PETER VAN KESSEL

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    In genere le comunicazioni sono ricerche personali ma in questo casodebbo sottolineare che io non ho fatto nessuna ricerca primord iale e che Vipropongo solamente una tesi ed un avvicinamento al problema della presenza degli stranieri qui a Roma, che sono stati formulati nell'ambitodell'Istituto Olandese a Roma e specialmente da un suo ex-direttore, ilprofessor G. J. Hoogewerff1.Il mio personale campo di interesse in genere rivolto al periodointorno a Napoleone cosicch ora mi trovo leggermente a disagio nell epoc el suo grande predecessore, l'imperatore Carlo Magno dei Franchi. Nelquadro dell'Istituto comunque mi sono spesso occupato della presenza piremota dei nostri avi a Roma e ho potuto formulare delle idee fondamentalicirca gli stranieri a Roma che, a mio avviso, giustificano una presentazione aquesto colloquio. In tal campo, l'istituto Olandese ha gi una lunga tradizioneari suoi direttori si sono spesso occupati di questa parte della storia diRoma. Baster ricordare qui la discussione tra Gisbert Brom e JosephSchmidlin in ricorrenza della pubblicazione nel 1906 dell opera standard diquest'ultimo sulla storia di S. Maria dell'Anima, la fondazione nazionale deiTedeschi a Roma, allorch Brom contest la tesi dello Schmidlin riguardoal carattere nazionale della fondazione2. In effetti un p incredibile che lo

    N.B. Per caso venne sotto le mie mani il libro di Peter Partner. The Land s of St. Peter,University of California Press. 1972, che per, non contiene qualcosa di nuovo.G. J. Hoogewerff, Friezen, Franken en Saksen te Rome, in Mededelingen van het NederlandsHistorisch Institut te Rome, 3 reeks, V, 1947, p. 1-70; M. P. van Buijtenen, De grondslag van deFriese vrijheid, Assen 1953; P. J Plok, De Friezen te Rome, in De Vrije Fries, CC, 1906, 2aflevering, p. 3-33.

    2 Joseph Schmidlin Geschichte der deutschen Nationalkirche in Rom S. Maria dell Anima,Freiburg im Breisgau/Wien, 1906; Gisbert Brom De stichting van S. Maria dell Anima te Roma,conferenza tenuta al Nederlandsch Taal-en Letterkundig Congres te Deventer, 1904; id., DeNederlandsch-Duitsche stichting der Anima te Rome, in De Katholiek, CXXXII, 1907, p. 286-306,358-380, 446-468; id. Der niederlndische Anspruch auf die deutsche Nationalstiftung Santa Maria

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    38 PETER VAN KESSELstorico tedesco non sia stato sfiorato dal pensiero di allargare l'uso delconcetto germanico e nazionale, fosse solamente per il motivo che laS. Maria dell'Anima stata indiscutibilmente fondata da un certo Petrus diDordrecht, situata nella contea Olanda che s apparteneva al Regno Germanico a che difficilmente poteva essere attribuita alla Germania nel sensonazionale pi stretto del XIX secolo, come faceva Schmidlin.La storia delle cosiddette fondazioni nazionali a Roma ci potr daremolti chiarimenti circa la storicit dei concetti nazionale, nazione estraniero in una citt3. Dobbiamo riflettere che anche i Fiorentini, iMilanesi, i Picinesi ed i Maceranesi ebbero le loro fondazioni nazionali aRoma, e secondo me questo un dato da premettere sin dall'inizio diquesto colloquio4.

    La presenza di colonie straniere nella citt di Roma ha le sue origini finnell'antichit. Le prime colonie conosciute gi nell epoca dell'Impero Romanoono quelle dei Greci, dei Sirii e degli Ebrei, le quali tutte indistintamentortano avanti la loro storia fin nel medioevo ed in parte fino ai nostritempi. I Germani formavano indiscutibilmente un elemento nuovo nellacitt e la loro colonia avr un ruolo importante soprattutto dopo il 550. Cisono diverse interpretazioni della motivazione del loro arrivo e della loropresenza. Essi sono per lo pi considerati pellegrini, anche perch sistabilirono intorno al San Pietro, vicino alla tomba di S. Pietro. Qualiesempi pi spettacolari si possono indicare i due Re anglosassoni Caedwallaed Offa, come pure naturalmente Carlomanno, figlio di Carlo Martello, chesi fece consacrare monaco dal papa per poi ritirarsi in convento sul MonteSoratte5. Contrariamente, proprio in base al fatto che si tratta di residenzaprotratta nel tempo, ci si pu domandare come definire tale tipo dipellegrinaggio. Riprenderemo questo argomento pi in l.Per quanto riguarda i germani, si possono definire dei gruppi chiaramente differenti uno dall'altro : gli Anglosassoni, i Franchi, i Longobardi ed iFrisoni. Questi gruppi si concentravano sempre nelle vicinanze del SanPietro, in dei borghi propri e riconoscibili, con una chiesa, un ospizio edell Anima in Rom, Roma, 1909, replica all articolo di Joseph Schmidlin, Der hollndischeAnspruch auf die Anima vor dem Forum ihrer Geschichte, in Der Katholik, Mainz, 1909, p. 184-201.

    3 Vedi la mia dissertazione Duitse Studenten te Padua, Assen 1963.4 Matizia Maroni e Antonio Martini, Le confraternit romane nelle loro chiese, Roma 1963.s Ottorino Bertolini, Roma di fronte a Bisanzio e ai Longobardi, Istituto di Studi Romani,Storia di Roma, voi. IX, Bologna 1941, p. 495.

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    FRISONI E FRANCHI A ROMA NELL ET CAROLINGIA 39spesso un cimitero proprio6. Nelle occasioni speciali, come per esempio lavisita di Carlo Magno a Roma, questi gruppi comparivano come scholaediverse; intrattenevano contatti con i loro paesi d'origine, ricevevano sussidi ntermediavano i contatti tra la curia da una parte ed i loro connazionalie specialmente i loro re, dall'altra. Probabilmente le fondazioni romanefungevano anche da base per le imprese militari di gruppi pi numerosi diconnazionali che arrivavano in Italia per delle spedizioni militari pi vaste.Si ha l'impressione che i Germani tutti insieme ebbero una posizionechiaramente separata dal resto della popolazione romana. Per primo essivivevano concentrati sull'altra sponda del Tevere nella zona tra il CastelSant'Angelo ed il San Pietro; avevano una relazione speciale con i papi iquali, nei loro conflitti con la popolazione romana, cercarono regolarmenteappoggio dalle colonie germaniche; nelle festivit ed anche quando lamilizia cittadina partiva tutta riunita per la battaglia, esse si presentavanoseparate dai veri Romani. In breve, la loro integrazione procedeva a stenticosicch a Roma, gi nel primo Medioevo, si manifestava quella spaccaturatra l Europa Settentrionale e l Europa Meridionale nella quale i papi hannoavuto perfino un ruolo determinante nelle loro mire personali a mantenereed allargare la propria autorit. Anche nella citt di Roma, i Germanifurono un fattore significativo nella politica dei papi.I quattro gruppi dei Germani vivevano concentrati in quella zona chevenne poi chiamata Citt Leonina, in onore al papa Leone IV che ne fececostruire le mura. Nell'846 infatti, il San Pietro ed i borghi dei Germanicircostanti vennero saccheggiati dai Saraceni. Questa storia chiarisce moltobene la posizione dei Germani nell'insieme della citt di Roma7. Gi datempo i Saraceni erano stati ravvisati nel Mare Tirreno prima di sbarcaread Ostia il 23 agosto. Senza doversi impegnare in una battaglia, essiconquistarono Gregoriopolis, la fortezza alla foce del Tevere costruita pocoprima da Gregorio IV; subito dopo presero anche Porto che abbandonaronoin giornata. Nel frattempo la milizia romana aveva preso le armi e si eramessa in marcia lungo il Tevere, in direzione dei Saraceni, dopo aver decisoche i Romani avrebbero seguito la sponda meridionale ed i Saxi et

    6 Bertolini op. cit., n. s. p. 708-709. Per una bibliografia pi completa vedi BaudouinGaiffier, Plerinages et culte des saints, in Convegni del Centro di studi sulla spiritualit medievale,4 Todi, 1963 ristampato negli Etudes critiques d hagiographie et d iconologie, Bruxelles 1967.7 Per questi fatti vedi Paolo Brezzi, Roma e l Impero medievale (774-1252), Storia di Roma,10 Istituto di Studi Romani, Bologna 1947, p. 52-56, e G. J Hoogewerff, op.cil, n. 1 p. 21-25.Ambedue gli autori si riferiscono al Liber Pontificalis.

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    40 PETER VAN KESSELFrisones et schola quae dicitur Francorum la riva settentrionale. Versosera occuparono le diverse posizioni : i Romani davanti ad Ostia, i Germania Porto. L'indomani si ebbe qualche scaramuccia e subito si manifest lasuperiorit numerica dei Saraceni, pertanto i Romani si ritirarono versoRoma la stessa sera per non correre rischi. I Sassoni ed i Frisoni invecerimasero a proteggere Porto dove il giorno dopo vennero sorpresi dalnemico e sconfitti.I Saraceni quindi marciarono verso Roma seguendo la riva settentrionaleopodicch saccheggiarono il San Pietro ed i borghi. Anche il SanPaolo fuori le Mura sub la stessa sorte, ma non toccarono Roma stessa.Infine i Saraceni vennero scacciati da una milizia meglio organizzata dicontadini provenienti dalla campagna e dalle truppe ausiliarie della LegaCampana commandate da Cesario di Napoli.Nell'848, l'imperatore Lotharius sarebbe venuto personalmente a Romacon molte truppe militari, tra le quali anche un grosso contingente diFrisoni (Brezzi giudica una leggenda la venuta di Lotharius). In tale occasioneFrisoni si sarebbero impadroniti delle reliquie di San Magno di Fondi;la testa del Santo sarebbe andata a finire nella chiesa di San Michele deiFrisoni a Roma, mentre un braccio sarebbe stato portato nella Frisia peressere conservato nella chiesa di Almerum presso Harlingen8.Nell'847, i borghi intorno al San Pietro vennero devastati da un grossoincendio. A causa di tutti questi disastri, il nuovo papa, Leone IV, decise difarli circondare da un muro, per il quale sia l'imperatore Lotharius che il Redegli Anglosassoni, il Re Ethelwulf, imposero una tassa supplementare ailoro relativi popoli. interessante vedere dalle iscrizioni che sono tuttorapresenti in tali mura, come parti di esse e qualche torre vennero cedutedalle milizie di due domuscultae papali dell'Agro Romano, cio da Capra-corum e da Saltisene. Con Capracorum probabilmente viene inteso lacittadina Crepacuore, situata lungo la Via Cassia, e con Saltisene forseCampo Salino, vicino a Fiumicino, lungo la via per la chiesetta di S. Rufina eS. Secunda, la chiesa vescovile del vescovato omonimo9.

    La storia dell attacco dei Saraceni e della susseguente costruzione dellemura intorno alla Civitas Leonina motivo di diversi interrogativi. Primo ditutto curioso che la milizia romana la quale era avanzata contro i Saraceni

    s Per la questione delle reliquie di S. Magno vedi Mario Bosi e Piero Becchetti, SS. Michelee Magno, nella serie Le chiese di Roma illustrate, Istituto di Studi Romani, 1973, p. 34-53.9 G. J Hoogewerff, op. cit., p. 26; Giuseppe Tomasetti, La Campagna Romana, voi. I Roma1910, p. 112, 123.

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    FRISONI E FRANCHI A ROMA NELL ET CAROLINGIA 41insieme con i Sassoni, i Frisoni ed i Franchi, si ritir la sera dopo per lasuperiorit saracena, mentre i Germani rimasero a Porto contro la stessasuperiorit. Per quale motivo essi non si ritirarono a difendare i loroborghi? Si pu addurre che a Porto in una cittadina fortificata, credettero dipoter resistere contro il nemico, eppure avrebbero dovuto rendersi contodel fatto che rinchiudersi l ed isolarsi dalla loro base avrebbe significatoche i borghi intorno al S. Pietro sarebbero rimasti indifesi. Queste considerazioni fanno supporre che i Germani avessero un tale interesse personalenella difesa di Porto da correre il rischio di lasciare i borghi senza protezione.Certamente la necessit di proteggere i borghi con delle mura e delletorri stata sentita maggiormente dai pi interessati, in casti le scholaegermaniche. Durante la campagna saracena, i Romani non sembrano averavuto interesse nel dare loro una mano a difendere Porto i borghi. Non pertanto probabile che abbiano dato un cospicuo contributo alla costruzioneelle mura, come invece dettero le milizie di due pi domuscultaesituate nella regione al nord di Roma. Le domuscultae erano state create darecente, sotto il regno di Zaccharia, quali conglomerazioni di popolazionecontadina degli intorni di Roma; avevano lo scopo di affrontare le necessiteconomiche locali con l'aiuto di mulini, forni, granali e piccole officine, avantaggio degli agricoltori assunti dai papi per ripopolare le zone deserte eper coltivare nuovamente i terreni maggesi. Per facilitare il traffico economico ra tali domuscultae erano state coniate delle monete con la raffigurazioneel papa. Come controparte le domuscultae fornivano prodotti agricolial papa e rendevano vari servizi, sia militari che di altro genere, viste leiscrizioni nelle mura della Citt Leonina10. Siccome le domuscultae erano didata recente si pu supporre che tra tali servizi ed i relativi interessi cifosse un legame organico, in quanto i papi chiedevano i loro servizi perdelle imprese che avevano importanza per le domuscultae stesse. fattonoto per esempio che Ostia e Porto, dopo essere stati saccheggiati daiSaraceni nell'846, tramite l'intercessione dei papi furono offerte quali domuscultae a dei gruppi di Corsi i quali, in cambio, dovevano rendere dei servizidi guardia litorale contro i Saraceni11. Una simile coesistenza di interessinella costruzione delle mura intorno ai borghi e nei servizi resi dalle miliziedelle due domuscultae non pertanto da scartare.

    10 Paolo Brezzi, op. cit., p. 25-26.11 Evelyne Patlagean, Les armes et la cite Rome du VIIe au IXe sicle et le modle europendes trois jonctions sociales, in Mlanges de l'Ecole franaise de Rome, Moven Age/Temps Modern

    es 6, 1974, p. 55-62.

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    42 PETER VAN KESSELAnche al Sud del Tevere aveva avuto luogo tale ripopolazione e ricoltivazione per mezzo di domuscultae. Per si ha l'impressione che qui si siatrattato soprattutto di aggiungere alla popolazione originaria dei gruppinuovi provenienti dalle montagne contrariamente a quanto avvenuto per lacolonizzazione al Nord del Tevere e specialmente tra la Via Aurelia e la ViaFlaminia - per le quali sembra siano stati chiamati dei coltivatori da altriluoghi12.I Corsi concentrati nelle domuscultae di Ostia e Porto avevano ancheuna schola nella citt di Roma, ai piedi del Monte Capitolino. Essi abitavanoperci nella citt e pertanto non venivano denominati peregrini come iFranchi ed i Frisoni che risiedevano nella Citt Leonina13. forse possibileche la loro presenza l in scholae rispecchiasse una situazione simile come

    quella dei Corsi? Cha accanto alle concentrazioni cittadine nei borghi, sitrattasse di una colonizzazione rurale da parte dei Franchi e Frisoni permezzo delle domuscultae al Nord di Roma? utile fermarsi un attimo al termine peregrinus, al quale usualmenteviene dato il significato di pellegrino. Nel latino classico manca tale contenuto pecifico e generalmente indica lo straniero, colui che non appartienella comunit propria e con il quale le relazioni si possono regolare condei trattati14. Cos i Germani che si erano stabiliti intorno al San Pietro,vennero chiamati peregrini. Nella storiografia posteriore che partiva dalconcetto medioevale peregrinus, ci port ad una rappresentazione dicose come se questi Germani erano partiti nelle vesti di pellegrini per latomba di San Pietro. Il fatto che essi rimasero ad abitare l, venne spiegatocon il suggerimento di un pellegrinaggio eterno15.

    12 G. J Hoogewerff, op cit., p. 28; Pierre Toubert, Les structure ; du Latium medieval, 1 Roma,1973, p. 315; 0. Bertolini, La ricomparsa della sede episcopale di Trs Tubernae nella secondamet del secolo Vili e l istituzione delle domuscultae, in Archivio della Societ Romana di StoriaPatria, 75 (1952), p. 103.G. J. Hoogewerff, op. cit., p. 28.14 Baudouin Gaiffier, op cit., p. 32-33, sostiene che sarebbe del tutto sbagliato tradurreperegrinus con la parola pellegrino. Secondo Gaiffier difficilissimo stabilire con esattezza ilmomento in cui la parola peregrinus cambia significato. Nell'epoca dei crociati, probabilmentesignificava ancora forestiero, mentre nel tempo di Dante c era ancora una ambiguit nelconcetto della parola, Vedi anche Tomasetti, op. cit. vol. I, p. 49.15 Gaiffier, op. cit., cita vari testi dai quali risulta che nei secoli VII e Vili esisteva ilconcetto della peregrinatio eterna, comunque quasi sempre in relazione con praedicatio. Egli del parere che la questione del significato del concetto stesso sarebbe ancora da approfondire

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    FRISONI E FRANCHI A ROMA NELL ET CAROLINGIA 43L'elemento religioso sar stato certamente una buona motivazione perl'arrivo di questi peregrini a Roma, ma dobbiamo tenere conto dei motivi

    profondamente psicologici che abbiano potuto spingere tali persone adandare verso il centro del mondo, dove risiede il Padre dei Cristiani dove la sede della pi alta autorit di questo mondo e dove, pi che in qualunquealtro luogo, le tantissime tombe dei santi martiri che ci hanno preceduto,danno maggiori garanzie per una predestinazione all'ultimo giorno. Inbreve, la vita a Roma e nei suoi dintorni dava molte garanzie anche se iSaraceni devastavano il paese, ma quali minacce hanno fatto s che iperegrini lasciassero i propri paesi?16Lo stabilirsi a Roma oppure nei dintorni divenne la forma classica diperegrinare e varrebbe la pena esaminare a fondo la misura in cui ci sianostate differenze tra quello che definiamo ai giorni d'oggi il pellegrinare e emigrare, e in quale momento tali differenze si siano manifestate17. Nelpellegrinaggio inflitto come punizione e penitenza per aver commesso undelitto, presente certamente l'elemento di scacciare dalla propria comunit i fare peregrinus nel senso di straniero18. Non voglio assolutamentetirare qui la conclusione che i peregrini a Roma nell'et carolingia fosserodei delinquenti mandati in esilio, per forse, per una grande parte, eranogi dei diversi, degli avventurieri che per una qualsiasi ragione nonerano ben inquadrati nella loro propria societ. Anche in fase posteriore,allorch il pellegrinare venne spesso collegato con il combattere i pagani,sia nei Luoghi Santi che in Spagna, tale carattere di esilio, oppure disottrarsi alla persecuzione, fortemente presente nel senso di prendereservizio nella legione straniera, mentre l'elemento di emigrazione e colonizzazione di terreni incoltivati oppure di zone spopolate da violenza militare,hanno ancora un ruolo importante.Ritorniamo adesso ai borghi della Citt Leonina, alle domuscultaenell'Agro Romano, ai peregrini assunti dai papi per ricoltivare i terreniabbandonati del Patrimonium Petri, che in cambio dovevano rendere variservizi - sia militari che manuali ed agricoli - al loro Signore, il Papa, quali

    16 Sul periodo, spesso esagerato, dei saraceni ed ungheresi vedi Toubert, op. ciu, p. 31 1 e labibliografia relativa.17 Vedi nota 15.18 J van Herwaarden, Opgelegde bedevaarten, een Studie over de praktijk van opleggen vanbedevaarten (met name in de stedelijke rechtspraak), in de Nederlanden gedurende de latemiddeleeuwen (ca. 1300- ca. 1550), Assen/Amsterdam, 1978.

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    44 PETER VAN KESSELhomines S. Ptri, quali i rustici e familires ecclesiae : i Masnadae S. Vetri cheper tutto il Medioevo formavano la milizia papale19.Vediamo come nell'ottavo secolo, alla stessa epoca in cui hanno luogole spedizioni italiane dei Re ed Imperatori carolingi, compaiono dellemasserie nell'Agro Romano intorno alle nuove domuscultae, con una speciedi concentrazione urbana nella zona tra il Castel Sant'Angelo e San Pietro,conforme al modello dell'urbanistica nella zona germanica. E questo nonsoltanto intorno a San Pietro, ma anche sia nei dintorni della vecchiacittadina Porto, caduta in rovina, che intorno all'agglomerazione - chiamatatale in onore di Santa Rufina e Santa Secunda - pi al nord-ovest, la vecchiaSilva Candida. La giurisdizione su tale zona fu esercitata in nome del papa,dal vescovo suburbano di Porto e S. Rufina, il quale fungeva anche davescovo della Citt Leonina20. Cos si spiega perch i peregrini germanicidei borghi abbiano difeso Porto contro i Saraceni e perch le domuscultaeSaltisene e Capracorum fossero interessate nella costruzione delle muraintorno ai borghi.Non necessario spiegare che si dato soltanto una illustrazioneglobale alle origini ed al carattere delle residenze germaniche intorno aRoma e dei loro borghi nella Citt Leonina. Per poter formare un quadropi dettagliato purtroppo ci mancano sinora ulteriori dati e resta il dubbioche la documentazione esistente e/o l'archeologia ce li possano fornire21.Quale tipo di persone erano questi peregrini? Essi mantennero dei contatticon i loro paesi d'origine oppure si assimilarono rapidamente alla popolazione ocale? Quest'ultimo interrogativo sembra avere una risposta negativa isto che abitavano e partecipavano a manifestazioni separatamente daiRomani. certo per che i Sassoni, i Franchi ed i Frisoni, e perfino iLongobardi a Roma si siano uniti facilmente tra di loro, che abbianoformato una sola conglomerazione la quale, malgrado gli elementi tradizionaliuali chiese, santi ed ospizi che rimasero propri ad ogni singoloagglomerato, si adattava in un rapporto pi ampio all egemonia degliImperatori franchi e carolingi. In genere si potrebbe far valere l'ipotesi chela situazione dei Germani a Roma rispecchiasse quella dei Germani nei loropaesi originari. Che in misura in cui - anche tramite la missione dei monacianglosassoni - il Regno dei Franchi s'ingrandiva fino a diventare un Impero

    19 Tomasetti, op. cit., p. 111.20 G. J Hoogewerff, op. cit., p. 29.21 Specialmente per il Lazio settentrionale mancano dati archeologici; vedi Toubert,op. cit., p. 3 1 1

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    FRISONI E FRANCHI A ROMA NELL ET CAROLINGIA 45Germanico, cos i peregrini a Roma e nei suoi dintorni si univano con pifacilit tra di loro.

    Nel corso del nono e del decimo secolo, i confini tra i borghi diventanosempre pi indefinibili e finalmente anche in relazione alla popolazioneromana e quella rurale in genere. I peregrini spariscono infine dalla nostravisuale, integrati come sono nell'ambiente naturale. Solo le loro istituzionicontinuarono a mantenere un indipendenza amministrativa fino nel XVIsecolo22.Una tale visione sulla presenza germanica a Roma pu avere le sueconseguenze riguardo all'invasione dei barbari in Italia. Si dovrebbe tenereconto della spopolazione del paese, ragione per cui le invasioni prendono ilcarattere di migrazioni23. Perfino le imprese militari dei Pipini, dei Carolingie degli Imperatori Germanici potrebbero essere considerate quali ultimeconseguenze della grande migrazione dei popoli che ha interessato l'interaEuropa dal quarto sino al decimo secolo, anche sino al tredicesimo quattordicesimo secolo, se si vogliono includere pure gli insediamentinormanni in tale discorso. anche molto probabile che gli insediamenti diinteri ducati non potessero consistere solo di persone d'lite, cos comepure le conquiste dei Franchi non potessero avere solo conseguenze politiche d istituzionali.Lo stabilirsi di colonizzatori e coltivatori con tutto il loro avere in dellezone completamente parzialmente deserte era prima un motivo di spedizioni militari e, in una seconda fase, un punto di partenza. Dei casiinteressanti in tale contesto sono per esempio i monasteri franchi intorno aRoma come l abbazia di Farfa oppure i conventi di S. Andrea e di S. Silve-stro sul Monte Soratte, che all'occorrenza fungevano anche da base militareper gli imperatori germanici nelle loro imprese italiane24. Non necessariovedere popolati tali conventi solo da monaci giunti l dalla Francia dallaGermania; i monaci provenivano per lo pi dalla popolazione franca deidintorni, eventualmente completati da monaci dalle zone originarie.Concludendo giungo alla formulazione di un paio di ipotesi di ricerca :

    1. Quando si usa il termine peregrinus riguardo ai Sassoni, i Franchi edi Frisoni a Roma, lo si dovrebbe interpretare nel senso originario classico distraniero, certamente in relazione alla popolazione romana; lo stesso vale22 G. J Hoogewerff, op. cit., p. 40-66.2 K. Schmid, Zur Ablsung der Langobardenherrschaft durch die Franken, in Quellen undForschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken, 52 (1972), p. 1-35.24 Ibidem. Vedi anche Tomassetti, op. cit., vol. Ill, p. 340.

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    46 PETER VAN KESSELper il verbo peregrinavi che in prima istanza non ha il significato dipelgrimare.2. La presenza dei peregrini germanici a Roma e nell'Agro Romanotrova le sue ragioni primarie in motivi socio-economici, le quali in retrospe-zione debbono essere messe in relazione con quelli di carattere religioso.3. Sarebbe chiarificante vedere la presenza dei Germani a Roma edintorni durante l epoca carolingia in relazione alle grandi migrazioni delprimo medioevo, ed in correlazione alle spedizioni militari dei re edimperatori carolingi.4. Dal punto di vista della metodica sarebbe una ipotesi fruttuosaquella di porre la presenza effettiva di grandi gruppi di emigranti come labase della formazione istituzionale e formale dei Franchi e Germani a Romae dintorni, come i monasteri, le chiese e le istituzioni pie in genere.Si deve considerare che le istituzioni ed i regolamenti ecclesiastici intutti i campi possibili ed immaginabili erano presenti con le loro regole e leloro norme l dove le varie situazioni richiedevano ordine ed autorit. Leistituzioni pie a Roma hanno indubbiamente avute delle aspirazioni pie, mail carattere pio deve essere spiegato come modo di espressione con il quale,conforme alla gerarchla vigente dei valori, si poteva dare un ordine sanzionato d un complesso di aspirazioni molto pi vasto.In altri periodi, le istituzioni pie a Roma sarebbero state denominatedelle istituzioni culturali, cos come ai giorni d'oggi, saremmo stati propensia chiamarle delle unit socio-economiche.

    Peter Van Kessel