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Tite-Live et les premiers siècles de Rome, Société d'édition « Les belles lettres » by R. Bloch Review by: Bruna Veneroni Aevum, Anno 41, Fasc. 3/4 (MAGGIO-AGOSTO 1967), pp. 396-398 Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore Stable URL: http://www.jstor.org/stable/20859986 . Accessed: 14/06/2014 20:18 Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at . http://www.jstor.org/page/info/about/policies/terms.jsp . JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range of content in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new forms of scholarship. For more information about JSTOR, please contact [email protected]. . Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore is collaborating with JSTOR to digitize, preserve and extend access to Aevum. http://www.jstor.org This content downloaded from 91.229.229.162 on Sat, 14 Jun 2014 20:18:44 PM All use subject to JSTOR Terms and Conditions

Tite-Live et les premiers siècles de Rome, Société d'édition « Les belles lettres »by R. Bloch

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Tite-Live et les premiers siècles de Rome, Société d'édition « Les belles lettres » by R. BlochReview by: Bruna VeneroniAevum, Anno 41, Fasc. 3/4 (MAGGIO-AGOSTO 1967), pp. 396-398Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro CuoreStable URL: http://www.jstor.org/stable/20859986 .

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R EC E N SI 0 NI

R. Bloch, Tite-Live et les premiers siecles de Ro me, Societe d'edition ? Les belles lettres ?, Paris 1965. Un volume di pp. 121.

Raymond Bloch, gia autore di due interessanti opere (Le mystere etrusque, Paris 1956; Les origines de Rome, Paris 1959), in cui dimostra Tinflusso sulla formazione e lo sviluppo di Roma di Etru schi, Greci, Falisci e Sabini, torna in questo vo lume ad occuparsi dei problemi connessi con

Torigine di Roma attraverso un esame dei libri I e II di Livio, alia luce delle nuove conoscenze nel campo dell'archeologia, della linguistica, del

l'epigrafia, della storia delle religioni, che ci per mettono di considerare in una nuova prospettiva il testo liviano. II presente studio deriva, come I'autore stesso ci avverte nelFintroduzione, dai suoi commenti aggiunti all'edizione dei 11. I e II di Livio di Y. Bayet e rappresenta il risultato di lunghe ricerche personali.

L'opera si articola in due parti: la prima, di visa in quattro capitoli, abbraccia il periodo sto rico dalla fondazione di Roma al 509 a.C, la se

conda, in cinque capitoli, il periodo dal 509 alia fine della dominazione etrusca, per la quale verra fissata una data piu bassa di quella tradizionale, rispettivamente in corrispondenza dei libri I e II di Livio.

Nel primo capitolo, PA. affronta il problema del metodo, ponendo anzitutto Taccento sul con tributo fondamentale delle discipline sussidiarie

(archeologia, storia della religione, linguistica, geografia, geologia, etnologia) allo studio dei primi due libri di Livio e delle origini di Roma; quindi, ribadito il principio base che solo il metodo com

parative, usato dagli storici moderni, puo aprire nuovi orizzonti e portare a conclusioni originali, fa alcune interessanti osservazioni sulle fonti di Livio (soffermandosi particolarmente sulFapporto di fonti etrusche e celtiche) e sulle tendenze del l'annalistica romana.

II secondo capitolo e una sintesi rapida, ma sufficientemente completa, di alcuni dati fonda

mentali, indispensabili per lo studio delle origini di Roma: condizioni geografiche, carattere del popolo latino, della lingua, di cui sono messi in evidenza il carattere arcaico ed i tratti rurali, nonche gli imprestiti greci ed etruschi. Interes

santi le pagine dedicate alia religione, di cui sono delineati i caratteri essenziali dell'epoca arcaica sulla base di documenti archeologici, epigrafici, letterari.

Nel terzo capitolo FA., dopo aver passato in

rassegna con diligenza i dati archeologici relativi alia fondazione di Roma, fornendo ampie indica zioni bibliografiche, sposta la datazione della nascita delFUrbe come citta unificata al primo quarto del VI sec. a.C. e si dichiara vicino alle conclusioni di E. Gjerstad per quanto riguarda la fine del dominio etrusco in Roma, da ascriversi secondo lo studioso svedese intorno al 450 a.C.

A questa sistemazione cronologica, diversa da

quella tradizionale, il Block dice di essere giunto mediante un esame comparato dei dati archeolo

gici, religiosi, storici e indotto da considerazioni relative alle esigenze psicologiche dei Romani.

Di tutto questo suo lavoro egli ci mette a parte nel capitolo successivo (quarto), molto interessante e originale, in cui dimostra come la tradizione relativa al periodo etrusco di Roma sia stata siste

maticamente orientata in senso nazionalistico e antietrusco dagli annalisti e da Livio. Attraverso un'acuta analisi di due episodi riferiti dalla tra

dizione, uno (prodigio compiuto dalFaugure Atto Navio di fronte alFincredulo Tarquinio il Superbo) narrato da Livio (I, 36), Faltro (introduzione dei libri sibillini in Roma) diffusamente raccontato da Dionigi d'Alicarnasso (IV, 62) e da Lattanzio

(Div. Inst. I, 6), ma passato sotto silenzio da

Livio, dimostra che ? dans la tradition tout est mis en place pour opposer la piete latine e Fincre dulite etrusque et pour oter aux Toscans tout merite dans Fadoption definitive du rituel sacre

qui sera pendant pres d'un millenaire, le garant de la prosperite et dans les heures graves, de la survie mime de Rome ? (p. 50).

Quindi la data del 509 a.C. che, secondo la

tradizione segna la fine del dominio etrusco, deve essere abbassata per motivi archeologici, religiosi, storici. La data tradizionale sarebbe dovuta, secondo FA., alia preoccupazione di rivendicare ai Romani la consacrazione, awenuta in tale

anno, del tempio di Giove Capitolino, il futuro centro morale del mondo romano. Un intento,

dunque, nazionalistico avrebbe indotto gli anna

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RECENSIONI 397

listi ad una cronologia alta per Pallontanamento

degli Etruschi da Roma. A questo punto PA. sottopone la tradizione ad

un'analisi serrata per scoprire ? dans une trame

artificiellement tissee, les fils autentiques de la

realite vecue? (p. 51). Anzitutto il Bloch si propone di fissare Pesten

sione e i limiti delPinfluenza etrusca.

Dopo aver ricordato, richiamandosi all'opera basilare del Thulin (Die etruskische Disziplin, III, Die Ritualbucher, Goteborg 1909), che gli Etruschi avevano apportato alle popolazioni italiche i principi di un'urbanistica fondata su un

concetto sociale e la nozione stessa dell'Urbs, ne deduce che di qui sarebbe nata la leggenda della fondazione della Roma romulea etrusco ritu

perche i Romani di epoca storica avrebbero attri

buito a se stessi Pantico rituale in uso presso gli Etruschi nelle fondazioni di citta di cui PA.

richiama con precisione i canoni: divinazione

preliminare, determinazione dei punti cardinali, delimitazione del pomoerium mediante il solco

impresso dal fondatore, tracciato delle due vie

perpendicolari cardo e decumanus e delle vie

parallele a queste, orientamento sull'acropoli dei

templi nord-sud perche gli dei potessero abbrac

ciare col loro sguardo la citta e proteggerla. Anche presso i Greci si ritrova nella fondazione

di alcune colonie (Mileto, Agrigento) un sistema

ortogonale, pero il Bloch dimostra che si pud tutt'al piu parlare di una concomitanza tra Fap

parizione delle prime citta a pianta perpendi colare nel mondo greco e nel mondo etrusco e non

di ? un emprunt fait a la Grece ?.

Tornando a Roma, PA. precisa che i principi urbanistici etruschi poterono avere una piena

applicazione solo in epoca imperiale nella fonda

zione di nuove citta, perche alPepoca del loro do

minio gli Etruschi si limitarono a dare a Roma

(che si era sviluppata caoticamente sotto forma di villaggi raggruppati su di un suolo acciden

tal) un aspetto di citta, ma Roma anche in

seguito fu sempre ribelle a un piano regolatore. Segue un attento esame delle fonti riguardanti

il personaggio di Servio Tullio, uno dei piu com

plessi della storia romana arcaica. Dal confronto di tali fonti e basandosi soprat

tutto sulla versione trasmessa dalFimperatore Claudio, che identificava Servio con un capo etru sco Mastarna, compagno di Celio Vibenna (ver sione suffragata anche dalle pitture della tomba

Francois di Vulci), PA. crede di poter dedurre

che Pannalistica romana si b servita ancora una

volta di un procedimento ingegnoso ?pour s'ap

proprier la figure d'un roi etrusque de Rome et

pour concentrer sur elle Pessentiel des bienfaits

que la royaute etrusque avait apportes a la ville ?

(p. 58). Insomma, secondo PA., la tradizione romana

avrebbe costantemente cercato di togliere agli Etruschi il merito del progresso che avevano

impresso a Roma.

Queste ipotesi del Bloch, anche se un poco

ardite per le conclusioni a cui portano e molto severe nei riguardi delTannalistica romana, pog giano su indubbi dati scientifici pazientemente raccolti e diligentemente vagliati. D'altra parte il Bloch, appassionato e benemerito studioso del problema etrusco (v. opere sopra citate), non

si lascia trasportare da un eccessivo entusiasmo in questa rivalutazione deirinfluenza etrusca su

Roma, ma riconosce che Roma fu particolarmente ribelle a un influsso in profondita dei dominatori etruschi ed anzi dimostra l'indipendenza della civilta romana rispetto a quella etrusca nel campo

linguistico, religioso, culturale, mettendo bene in

evidenza le opposte caratteristiche che contras

segnarono i due popoli. I Romani, quindi, dopo piu di un secolo di dominazione etrusca, nono

stante i mutamenti esteriori della loro citta, continuarono la loro storia, con una fisionomia

propria e ben distinta. Nella seconda parte e preso in esame, come si

e detto, il periodo dal 509 alia fine del primo quarto del sec. V. Nel primo capitolo, corredato di una chiara e utile tavola sinottica ove sono

indicati cronologicamente e comparativamente i

fatti avvenuti a Roma, nel Lazio e in Etruria in

tale epoca, FA., fondandosi su dati storici, archeo

logici e religiosi, crede di poter fissare la data della fine del dominio etrusco in Roma intorno al 475

al piu presto. II Bloch insiste soprattutto sulla consacrazione

di numerosi templi (509: tempio di Giove Capi tolino; 496: tempio di Saturno; 495: tempio di

Mercurio; 493: consacrazione di un santuario di tipo etrusco dedicato a tre divinita della fecon dita vegetale e animale, Cerere, Libero e Libera; 484: tempio dei Dioscuri) per concludere che una simile febbre di costruzione religiosa non

sarebbe concepibile in una Roma in periodo di

transizione politica e che necessariamente essa

deve avere preceduto la partenza degli Etruschi.

Dopo una amichevole polemica con M. Pallot

tino, che aveva criticato queste conclusioni (Fatti e leggende (moderne) sulle origini di Roma, in ? Stu di Etruschi ?, XXXII, 1963, pp. 3-77), dimostra che la sua ipotesi quadra perfettamente con

Fevoluzione generale della storia etrusca: la per dita del Lazio e di Roma dovrebbe accompagnare gli irreparabili rovesci della talassocrazia etrusca

(480: Siracusa sconfigge a Imera Cartagine, Fal leata tradizionale degli Etruschi; 474: la flotta etrusca e annientata a Cuma da Gerone).

Secondo FA. ?Fannalistica avrebbe unito due avvenimenti in realta distinti, gli inizi del regime

repubblicano e la fine del dominio etrusco mentre ? en verite le changement de regime a du preceder de plus de trente ans Felimination de Rome des

dirigeants Toscans ? (p. 73). Nel secondo capitolo sono indagati i motivi

per cui Fannalistica avrebbe fissato il 509 come

data per la partenza degli Etruschi.

Dopo aver rilevato la tendenza di Livio a con

trapporre nel racconto dei fatti del 509 le violenze dei capi etruschi allo spirito civico dei Romani,

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398 recensiohi

FA. si ferma a considerare ravvenimento piu im

portante di questa annata e cioe la consacrazione del tempio di Giove Gapitolino; dimostra con

citazione di fonti e dati archeologici che il tempio e un'opera della fine del VI sec. e insiste sul carat tere etrusco della costruzione.

L'annalistica, dunque, secondo il Bloch, oppo nendo Etruria e Roma e anticipando la futura ostilita fra i due popoli, avrebbe avuto per una

necessita di coscienza nazionale la preoccupazione di affermare la romanita del tempio e poiche era impossibile variare Fepoca di edificazione, non restava altro che anticipare la partenza degli Etruschi a qualche mese prima della consacra zione del tempio e a una trentina d'anni prima della data reale.

Questa conclusione, che parte sostanzialmente

dalFipotesi di un fenomeno di psicologia collet

tiva, ha pero come fondamento anche dati archeo

logici, ma, a mio parere, non e forse sufnciente mente motivata per essere completamente con

vincente. Bisogna, pero, riconoscere che il Bloch ha messo effettivamente a frutto tutti gli de menti di cui poteva disporre in un campo cosi

opinabile e difficile come e quello di una crono

logia incerta che puo disporre di un solo dato sicuro (la consacrazione del tempio di Giove

Capitolino). II terzo capitolo e dedicato allo studio della

religione in Roma nel periodo etrusco e cioe, secondo la tesi del Bloch, fino al 475 circa. Sono

presi in particolare considerazione i culti di alcune divinita (la triade Cerere, Libero e Libera, Satur

no, Mercurio, Castore e Polluce, Eracle, ecc), vengono illustrate alcune iscrizioni arcaiche recen temente ritrovate, con particolare riguardo alle due iscrizioni etrusche e aU'iscrizione semitica di

significato affine dei due templi venuti alia luce

negli scavi di Pyrgi (odierna S. Severa). Dopo alcune interessanti considerazioni sul

Porigine del culto di Ercole a Roma, PA. conclude richiamando Pattenzione sul problema della pene trazione precoce sulle coste d'ltalia dei culti pro pagati dai navigatori fenici di Cipro e di Cartagine.

Nel quarto capitolo sono passate in rassegna le varie insegne del potere sia consolare che della classe patrizia di evidente origine etrusca, men tre per la bulla d'oro o di cuoio portata al collo dai fanciulli romani fino alia vestizione della toga virile viene dimostrata Porigine pre-etrusca. La bulla, infatti, gia appare nella civilta villano

viana, in bronzo, in bronzo dorato, in oro. Gli Etruschi si sarebbero limitati a estenderne

Puso, che fu poi costante presso i Romani. Nel quinto capitolo, riaffermando la sua con

vinzione che il periodo di dominio etrusco dovette durare fino al 475 circa, PA. cerca di chiarire, pur rendendosi conto della difficolta della dimostra

zione, come nel racconto annalistico la verita storica sia stata deformata per motivi naziona listici.

Riconosce, pero, che Livio nel 1. II ci ha la

sciato, pure in modo artefatto, profondi ricordi

della realta religiosa e tracce della realta storica, come ci hanno dimostrato gli scavi e la critica di questi ultimi anni.

Anche nella conclusione delFopera FA. rende un omaggio alia ricchezza e profondita delle infor mazioni che scaturiscono dall'esegesi del testo liviano. Non si tratta di una resipiscenza in extre

mis; in realta il Bloch, pur insistendo ancora sulle deformazioni a cui Fannalistica per i suoi fini

sottopose la realta, afferma Fimportanza storica dei primi due libri di Livio in cui ? Rome naissante

apparait avec des traits qu'elle partage souvent avec les peuples italiques apparentes a elle et

qui resteront ensuite les caracteristiques de son

visage ? (p. 117). A riprova di cio porta un ultimo

esempio, lo ius fetiale (descritto con estrema

precisione da Livio in I, 24 e 31); procedura anti chissima risalente alia protostoria italica e con cui Roma cerco di dare, mediante i rid dei Fe

ciali, ? justice et fondement moral a la lutte entre

peuples on la violence, la brutalite et Foubli de tous freins ont ete jusqu'a nos jours la regie ?

(p. 121). Quest'affermazione con cui il Bloch chiude il

suo libro lascia intendere piu di quanto non dica: la storia primi tiva di Roma e vista e giudicata alia luce di una problematica attuale. Roma, dunque, gia si pose il problema della legittimita o meno della guerra, dandogli una soluzione indice di una mentalita gia evoluta per i tempi in cui venne

concepita, anche se non sempre, poi, tenne fede ai suoi principi.

Per concludere, Fopera del Bloch, corredata di belle illustrazioni, si impone alFattenzione, come i suoi precedenti lavori, per il rigore metodologico, la ricchezza della documentazione storica, ar

cheologica, epigrafica, ma soprattutto perche in essa FA. prospetta una nuova visione della storia dei primi secoli di Roma giungendo a con clusioni che appaiono senz'altro geniali anche se

possono ingenerare qualche perplessita.

Bruna Veneroni

J.-M. Andre, Uotium dans la vie morale et intellectuelle romaine des origines a Vepoque augusteenne (Publications de la Faculte des Lettres et Sciences Humaines de Paris: Serie

?Recherches?, tome XXX), Presses Univer sitaires de France, Paris 1966. Un volume di

pp. 576.

La piu recente attivita di ricerca nel campo della civilta romana appare caratterizzata da una interessante tendenza ad ampie indagini, o revi sioni critiche, sia degl'istituti politici e giuridici ?

specialmente ad opera della nuova scuola tede sca, come per esempio nel recente studio del

Deininger (Die Provinziallandtage der rbmi schen Kaiserzeit, Miinchen 1966) ?, sia delle

categorie sociali e morali, che alia scuola fran

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